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Bullettino archeologico italiano — 1.1861-1862

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Heft 20 (März 1862)
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Cavedoni, C.: Pittura pompeiana rappresentante la Sēmasia o sia un felice ostento
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https://doi.org/10.11588/diglit.9008#0168

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— 160 —

stra e un cornucopia nella sinistra; ed ha una luna
bicorne in sul capo. A destra di lei scorgesi una fi-
gura giovanile in tunica succinta col capo radiato,
fornita di calzari e di pallio svolazzante all'indietro,
la quale tiene nella s. una bipenne e colla d. stringe
le briglie di un cavallo corrente di tutta foga, in sul
quale ella siede. Alla sinistra della figura di mezzo
stassi in su due piedi un genietto o putto alato ignu-
do in atto di tenere con ambe le mani una lunga fa-
ce posata a terra. Il Panofka vi ravvisò Oro, Iside
ed Espero, ed il eh. Minervini vi ravvisa invece il
dio Luno, o sia Mese, Iside Fortuna e Fosforo.Tson
cade dubbio che la figura principale rappresenti real-
mente la Fortuna identificata con Iside; ma la deno-
minazione della figura a cavallo si raccoglie e com-
prova dal riscontro del seguente tipo di alcune mo-
nete Alessandrine di M. Aurelio e di L. Vero, se-
gnate coiranno VI, Lg, di quei due Augusti fratelli
( Eckhel, t. IV, p, 74).

CHMACIA. Figura iuvenilis veste succinola, et co-
thurnis inslrucla celeri equo vehitur, volitantibus ca-
pillis et pallialo, d. elata offerens palmae ramum, s.
frenum.

Il riscontro del tipo della moneta Egizia col sub-
bietto pur esso Egizio del dipinto pompeiano è sì
calzante, che parmi non possa altrimenti dirsi acci-
dentale. In altra simile moneta di L. Vero la figura
portata dal cavallo corrente parve radiata al Pellerin
(ree.t.Ili,p. 142); onde non passa tra le ridette figure
delle monete e quella del nostro dipinto altra diffe-
renza che dell'attributo della bipenne,che verisimil-
mente avrà una ragione e significazione secondaria.

L'Eckhel lasciò indeciso il significato del tipo e
del nome Emacia nelle ridette monete Alessandri-
ne; ma pure sembra molto ragionevole gl'interpreta-
zione datane dal Zoega che vi ravvisò Alò? Zr^aaiac,
Iovisomina. E forse quella significazione celeste ap-
pella a qualche portento ohe pronunciasse le ultime
grandi vittorie di L. Vero sopra i Parti, e la susse-
guita pace dell'orbe Romano, per la quale M. Aure-
lio fu salutato PACATOR ■ ORRIS (Orelli n. 859;
cf. bull. arch. Nap. n. ser. V, p. 79).

Colui che sciolse il voto alla Fortuna Iside, che
campeggia nel dipinto, forse fu un cittadino dell'an-
tica Pompei, che per ragion di commercio, o per
qual che si fosse altro suo interesse, peregrinar do-
vesse nelle regioni dell'Egitto, e fortunatamente
scampasse da qualche grave pericolo per un respon-
so od ostento avuto dalla dea. Diodoro Siculo (Mst.
II, 54), parlando dei vasti deserti dell'Arabia occi-
dentale, narra come coloro che passar debbono per
quegl'immensi campi arenosi dirigono i loro passi
riguardando al segno dell'orsa celeste, non altrimen-
ti che far sogliano i naviganti: icpò§ xà? àirÒTcov ap-

xtwv (T/j^aoEac t>]v òiétySov itowùviai. Quindi la fra-
se o>]j«x£veo&ai ampoiq usitata presso i Greci par-
lando sì de' naviganti, come di chi viaggia per luo-
ghi deserti, che trovasi dottamente illustrata dal
Wessetingio (ad Diod. Le). Suppongo pertanto, che
l'autore del voto corresse qualche grave pericolo nel-
la sua peregrinazione orientale, sia per mare, o sia
'per le contrade arenose dell'Egitto, e ne attribuisse
lo scampo a qualche ostento celeste, abetaia.; e per-
ciò rappresentasse la S^aoia da lato alla Fortuna.
E posto che ciò accadesse nell'Egitto superiore,chia-
ra si parrebbe la ragione dell'attributo della bipen-
ne posta in mano alla Semasia stessa, poiché, qual
che ne sia il significato, la bipenne sola, o posta in
mano a Pallade, ricorre nelle monete del nomo Oxxj-
rynchite (Eckhel, t. IV, p. 112).

Ora dirò brevemente degli accessori di questo
importante dipinto. Le ale attribuite alla Fortuna
hanno bel riscontro nelle parole di Orazio (III, od.
29, 53): Fortuna celercs quattipennas (cf. I, od. 34,
15, cum stridore acuto), e in quella di Eschilo (ap.
Stob. ecl. phys. I, p. 200): à. te ydpic Xd[ATi£i nspì oàv
Ti-épirfay puosav. Le stelle che splendono attorno a lei,

j la mostrano signora ed arbitra dell'universo, del pa-
ri che il suo manto stellalo in altro esimio dipinto

| pompeiano (Mus. Borb. t. Vili. tav. 34: cf. Muller,
Handbuch §. 398, 3). In questo, dal lato sinistro
della dea, vedesi un genietto ignudo clamidato stan-
te sopra un pilastrino in atto di appoggiarsi insieme
colla dea ad un timone di nave capovolto, e di so-
stenere colla sinistra uno scudo, o specchiò che sia,
per lo che parmi che il genietto somigliante del no-
stro dipinto, anzi che Espero o Fosforo, sia piùpro-
bilmente un famulus della dea.

11 nome, difettivo in parte, di chi sciolse grato e
volenteroso il voto fu letto PHO^wLVS dal Panofka;
ma non pare così di leggieri ammissibile anche per-
chè terrebbe dell'ibrido nella sua forma,sendo dedot-
to dal greco «l'&S con desinenza latina. Inoltre a piè
della prima lettera superstite vedesi una traccia di
punto; onde legger potrebbesi P • HOmùLVS; e co-
sì chi sciolse il voto sarebbe un Publius Homulus,
di cui si tacesse il nome gentilizio troppo ben noto
fra le pareti domestiche agli altri di sua famiglia.
Avrei più volentieri letto P. HOmwfLVS; pure me
ne rimasi dubitando che lo spazio ora vuoto non sia
capace del supplimento delle tre lettere MVL. Ad
ogni modo legger potrebbesi HOJJ//ZXVS, cognome
usato del pari che HOMVLLVS in quelle contrade
(inscr. r. N. n. 3609, 4255).

C. CAVEDONI

GAV. GIULIO MINERVINI - editore

STAMPERIA DELLA R. UNIVERSITÀ
 
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