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Bullettino archeologico italiano — 1.1861-1862

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Heft 23 (Mai 1862)
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Minervini: Bibliografia
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https://doi.org/10.11588/diglit.9008#0191

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— 183 —

puteolani onorano Antonino Pio, Faustina, e M. Au-
relio. L'autore si ferma ad illustrare ciascuna parte
delle dette epigrafi,discute particolarmente che cosa
fossero questi Scabillarii riuniti in corporazione, e
li crede non dissimili dalla unione de' tibicini. Ri-
mandiamo per tutta questa discussione a ciò ch'egli
scrisse nel bullettino archeologico napolitano an. IV,
pag. 1 segg., e pag. 49 e 103, ov'egli pubblicò da
prima quell'importanti monumenti.

8. Sulla epigrafe pompeiana trovala nello scovri-
menlo della Palestra: riflessioni di Salvatore Pisa-
no-Verdino, pag, 283-308.

11 eh. autore di questa memoria si occupa ad il-
lustrare talune parti della celebre iscrizione della
pompeiana palestra, sulla quale io pure lessi all'Ac-
cademia una breve memoria, che fu poi da me pub-
blicata nel bullettino archeologico napolitano an. V.

L'a.prende appunto le mosse da questa mia memo-
ria, della quale esamina alcune opinioni. Sarà dun-
que opportuno andar notando i punti sui quali di-
scordiamo, oltre a quello che costituisce l'argomento
delle ricerche proprie del sig. Pisano-Verdino.

Il eh. autore non crede che la famiglia Vulia pos-
sa corrispondere alla Volia di alcune altre iscrizioni,
siccome aveva io sospettato; e ne allega il motivo
che in epigrafe tanto accuratamente incisa non può
credersi esser corso un errore. Debbo dichiarare che
io non intesi di supporre un errore/ma piuttosto
una particolare pronunzia, per la quale non era dif-
ficile immaginare lo scambio dell'V coll'O.

L'a. ritiene, secondo la mia precedente opinione,
che la lapida era destinata a mettersi al suo posto,
quando le rifazioni fossero compiute: e solo si op-
pone alla mia conclusione che i duumviri in essa ac-
cennati si trovassero in carica, quando successe la
pompeiana catastrofe: non persuadendosi come nel
corso di un solo anno potessero costruirsi il laconicum
ed il cleslriclarium, e rifarsi i portici e la palestra.
Io per verità non credo tanto difficile eseguir queste
opere nel non breve spazio di un anno: tanto più che
già si era al dechinare di quell'anno, e le opere non
erano ancora compiute. Non trattavasi di vasti edi-
fizii da costruire, ma di alcune limitate località: ed

in quanto alle rifazioni, probabilmente non erano
tali da richiedere notevole tempo. Aggiungo che nel-
la iscrizione non parlasi solamente dell'appalto, ma
eziandio della sorveglianza nella esecuzione de' lavo-
ri, riportandosi al loro compimento: facienda coera-
runt eidemque probarunt. Dunque dalla stessa epi-
grafe si ha la dichiarazione che i lavori furono dati
in appallo e terminati sotto i medesimi duumviri.
Per le esposte ragioni, ho motivo di confermarmi
nella mia primitiva opinione; che cioè C. Vulio e
P. Aninio fossero gli ultimi duumviri, che ressero
la pompeiana colonia.

L'a. entra poi in una lunga discussione per dimo-
strare che la pompeiana palestra era da remoti tem-
pi costruita, lo già osservai che da un luogo di Vi-
truvio ricavavasi non essere la palestra d'italica con-
suetudine, e perciò essersi queste introdotte al tem-
po degl'imperatori (Vitruv. lib. V, c. Xll: cf. bull,
arch. nap. an. V, pag. 125). Ora il nostro collegaci
fa sapere che quel luogo di Vitruvio si riferisce alla
origine non al costume: e cerca di dimostrare con
parecchie citazioni l'uso della palestra in Roma sino
da' tempi di Augusto. Applicando poi le sue osser-
vazioni alla pompeiana palestra, opina in conclusio-
ne che essa esisteva a' tempi di Nerone, e che potè
introdursene l'uso dagli Alessandrini, che come è
noto trasmigrarono in gran numero in Pompei. Co-
munque tali idee siano presentate come proprie dal-
l'a., pure mi sia lecito osservare che io determinai
presso a poco della slessa guisa l'epoca della palestra
pompeiana; e solo non diedi al luogo di Vitruvio il
significato che gli viene atlribuito dall'a. Perciò ri-
mandiamo il lettore a ciò che allora ne dicemmo
(loc. cil.). Non seguiremo l'a. sulle varie cose da lui
dette sul laconico, e sul destrictarmm; giacché egli
adotta pure non poche delle nostre conghietture, del
che ci professiamo a lui grati. Quello che non posso
lasciare senza osservazione si è che per equivoco l'a.
suppone che esser possa un laconico il compreso se-
gnato colla lettera v nella tavola di aggiunta da me
riportata nel citato voi. V del mio bullettino. li Laco-
nico era senza dubbio una stufa: e non sombra affatto
probabile che una località circondata da un canale, ed
 
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