Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

Napoli nobilissima — 1.1892

Zitierlink: 
https://digi.ub.uni-heidelberg.de/diglit/napoli_nobilissima1892/0078

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
56

NAPOLI NOBILISSIMA

della Vergine col bambino in seno, di stile rozzo simile
a quello delle statue, che reggono i monumenti. L’altezza
di questi è di metri quattro, la larghezza di due.
Lo Schulz (T) trova grande analogia nello stile di que-
ste due tombe con quella di Maria Duchessa di Durazzo,
che sta vicino l’altare maggiore nella stessa Chiesa di
S. Chiara e suppone che siano tutte dello stesso artista :
il nome di costui però assai difficilmente potrà esser co-
nosciuto, mancando nel nostro Archivio di Stato i Registri
della Cancelleria Angioina, posteriori all’anno 1360. Do-
vette però essere indubbiamente uno di quegli artisti to-
scani, che lavorarono in quell’epoca a Napoli ed in altre
parti del Regno, come lo dimostra specialmente la Chiesa
di S. Pietro in Galatina, fatta fare da Raimondello Del
Balzo Orsini, che fu l’erede del Conte di Solete, nella
quale le pitture portano la firma di artisti toscani.
Nell’antica cappella di Raimondo c’era anche il sepolcro
di Beatrice Del Balzo Contessa di Caserta, che nel 1615
era in assai cattivo stato, jam vetustate collapsum, come
dice l’iscrizione di Geronimo nella ristaurata cappella.
Esso allora fu tolto via : quale peregrinazione dovette
fare e per quante vicende passare, prima di giungere, rotta
in più pezzi sulla collina di Posillipo nella Villa S.te Bri-
gitte del signor D’Ajuot?
È un antico! sarcofago romano,lungo circa due metri,
che da uno dei suoi lati ha conservata l’antica sua scul-
tura : ci sono i soliti baccelli ed alle due estremità due fi-
gure in basso rilievo, una muliebre, l’altra virile. Lo stile
è buono e potrebbe attribuirsi al primo secolo. È uno dei
tanti sepolcri romani, che nel medio evo, vuotati delle
antiche ossa, tornarono alla loro destinazione e raccolsero
nuovi cadaveri.

il busto di un santo o di una santa, salvo quello di mezzo,
in cui è raffigurata la Vergine col Bambino. Sopra gli archi
c’è una iscrizione in caratteri gallo-franchi, che continua
nella parte inferiore dell’urna :
HIC REQUIESCIT CORPUS DOMINE BEATRICIS DE BAUCIO COMITISSE CASERTE
QUI (sic) OBIIT ANNO DNI MCCCXXXVI DIE PRIMO MARCII IIII IND. CUJUS
[ANIMA REQUIESCAT IN PACE.
Sopra ognuno dei due lati più brevi è scolpito uno stem-
ma : da una parte quello dei Del Balzo con le stelle ed i
corni da caccia, e dall’altro lo stesso stemma inquartato
con quello dei Della Ratta, Conti di Caserta, che è il
Leone rampante con sopra un rastrello a tre punte. La scul-
tura è rozza e mostra una quasi totale assenza di arte.
Ora quella tomba si vende. Non è certamente da spe-
rare che possa essere acquistata da uno dei nostri Musei,
perchè i tempi tra noi non corrono propizii alla conser-
vazione delle memorie del medio evo. Ma qui in Napoli
c’è ancora chi porta il nome di quella famiglia : non po-
trebbe esso impedire che vada disperso con quel marmo
l’ultimo ricordo di Beatrice Del Balzo Contessa di Caserta?
Ludovico de la Ville sur-Yllon.

LE CHIESE DI NAPOLI
SANTA MARIA DEL CARMINE MAGGIORE.
IL
La chiesa fin al 1647 — Il campanile.
F u intorno al XIV secolo che la modesta e avven-
turosa cappelletta della Bruna venne incorporata nella no-


(Da fotografia).
Sull’altra faccia sono scolpiti cinque archi, divisi tra loro
da una colonnetta ed ogni arco contiene, in bassorilievo,

velia chiesa del Carmine. Il vanto dell’umile chie-
suola, che dava origine a quest’altra, s’era accresciuto
col tempo, e col vanto eran pur cresciuti i devoti e
le limosine e il desiderio di vederla più ricca e più
capace. Così fu che l’edifizio s’accrebbe e mutò for-
ma e nome : una immagine Assunta fu collocata
sull’altare maggiore, e da quella immagine s’intitolò
il tempio novello. Nella cui architettura — come ap-
punto a mostrare che le mutazioni e gli adattamenti
seguirono a’ tempi angioini e durazzeschi — qualche
accenno rimane, ancora, di linea archiacuta, motivo
di fabbrica la cui caratteristica austerità è particolare
contrassegno del secolo XIV. La nuda e grigia pietra
— non il marmo colorito e liscio, non la rivestitura barocca
del legno dipinto — era, allora, ininterrotta parete del tem-
pio : or l’immaginazione che, penetrando con amoroso
desiderio retrospettivo, in esso, vi cercasse l’aria e la fiso-

(1) Denfynaeler der Kunst des Mittelalters in Unteritalien, III, 73.

nomia e la parola del tempo in cui sorse, s’incontrerebbe
 
Annotationen