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Napoli nobilissima — 1.1892

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NAPOLI NOBILISSIMA

E come si puoi fare mai cosa perfetta da uno che non habbia mai
studiato, da uno che non sappia tirare una linea et da uno che ap-
pena sappia scrivere il suo nome?
E come si può scrivere mai, domanderà più d’uno, in
cotal maniera contro un Domenico Fontana C1), la cui fama
era a suoi tempi tanto saldamente fondata? Me ne mera-
viglio anch’io, perchè veramente gli attacchi contenuti in
questo scritto sono di una violenza estrema. Penso per
altro che la fortuna, la quale accompagnò il Fontana in
tutte le sue opere, superiore forse al merito di lui, e una
certa pompa vanitosa che trasparisce dai suoi atti, do-
vettero suscitargli contro uno stuolo invidioso di emuli,
pronto ad attaccarlo con ogni mezzo.
Le accuse che leggonsi nel presente documento ven-
gono appunto da un emulo, e chi egli si fosse lo vedre-
mo di qui a poco: certo non era uomo volgare; anzi nel-
l’arte sua valoroso. Vuol dire che fra le esagerazioni e,
se si vuole, anche le calunnie, bisogna pure aspettarsi al-
cuna osservazione giusta o degna di nota, di che andremo
ad accertarci. Ma prima voglio ricordare del Fontana, co-
me rapidamente egli salì in fama e onori e ricchezze, e
tutto per opera di papa Sisto V, durante i cinque brevi
anni del costui pontificato. A partire dalla spettacolosa im-
presa, con tanto successo e tanto teatralità menata a ter-
mine, dal 30 aprile ai 13 giugno 1586, del trasporto e col-
locamento dell’obelisco vaticano nella piazza di S. Pietro,
chi potrebbe narrare se non in un volume tutto ciò che
egli venne operando nell’alma città (2 3) ? E in un volume,
in un grosso volume in folio (3) corredato di splendide in-
cisioni, volle egli stesso con molta ostentazione descrivere
le opere da lui compiute in Roma e in Napoli, e accen-
nare a quelle ch’erano in via di esecuzione in quest’ulti-
ma città.
Chi non sa o non ricorda gli edificii eretti dal Fontana
guardi il libro, dia un’occhiata alle stampe onde va ader-

ii) Nacque a Mili sul lago di Como, nel 1543: morì a Napoli nel
1607, e quivi fu sepolto in S. Anna de’ Lombardi, dove nel 1627 gli
fu eretto nel vestibolo un monumento marmoreo. Appartenne a una
famiglia, nella quale si contano non meno di dodici architetti (V. : Ber-
tolotti A., Artisti Lombardi a Roma nei secoli XV, XVI e XVII, Mi-
lano, 1881, I, 72-94.
(2) V.: Bertolotti, op. e l. cit., dove vien dato un cenno sommario
de’ documenti che riguardano il Fontana, esistenti negli archivi romani.
(3) Della trasportatone dell’obelisco vaticano et delle jabriche di Nostro
Signore Papa Sisto V, fatte dal Cavalier Domenico Fontana, architetto di
Sua Santità, Libro primo, con licentia de’ Superiori. In Roma, appresso
Domenico Basa, MDXC. Intagliato da Natal Bonifatio da Sibenicco. La
data e il luogo di stampa, nell’edizione che ho tenuto presente, si ri-
ferisce ai rami soltanto, di cui fa parte anche il frontespizio; perchè
il libro è stampato: In Napoli, appresso Costantino Vitale, 1604. Se ne
conoscono pure altre edizioni. — Segue: Libro secondo in cui si ra-
giona di alcune fabbriche jatte in Roma et in Napoli dal Cavalier Dome-
nico Fontana. Innanzi al detto libro è una lettera dedicatoria, in data
di Napoli, 15 di maggio 1603, aWIllustr.ma et Ecc.ma Signora Donna
Caterina tunica e Sandoval Contessa di Lemos, etc.

noi1), e si formerà una giusta idea dell’artista, del mecca-
nico, e del valore che all’opera sua va attribuita. Ecco
rifatta mezza Roma : obelischi messi a posto, le due co-
lonne, l’Antonina e la Traiana restaurate, costruito il pa-
lazzo di S. Giovanni in Laterano e gran parte del Vati-
cano e del Quirinale, la cui piazza è adornata coi famosi
cavalli antichi trasportati dalle Terme di Costantino; co-
struite la Biblioteca Vaticana, la Scala Santa, la cappella del
Presepe in S.a Maria Maggiore, la fontana di Termini; e
poi strade e piazze aperte per ogni verso, nuove acque
condotte in città, oltre a vari lavori eseguiti fuori di Roma.
Indi il favore del Papa che fruttò al Fontana titoli, lauti
assegni (2), medaglie coniate in suo onore. Che cosa si
deve pensare di tutto ciò? Fu vera gloria? Non si può
certo negarlo; benché nessun paragone sia possibile tra il
Fontana e quei grandi che in tempi anteriori ci diedero i
più perfetti modelli di stile architettonico. Già a tempo
del Fontana, e in parte per opera di lui, cominciavano a
infiltrarsi nel gusto quei germi di corruzione che lo fecero
in appresso depravare affatto. Ma non è qui il luogo da
fermarsi troppo sopra un tale soggetto.
Il Fontana, morto che fu papa Sisto, non durò oltre
nella carica di architetto pontificio. Clemente Vili gliela
tolse, tanto furono le accuse che contro di lui gli giun-
sero all’orecchio. La fortuna, per altro, neppure in un caso
come questo, abbandonò il suo protetto. Fu proprio allora
che il Viceré di Napoli Conte di Miranda lo chiamò qui
per ingegnere maggiore, e innanzi che si pensasse alla reg-
gia, costruì il Fontana in Terra di Lavoro i così detti
lagni o alvei per le acque, a fin d’impedire le inonda-
zioni e bonificare molta parte di quella provincia.
In Napoli, sotto il governo dell’Olivares, cominciò la
strada della marina e la continuò sotto i successori di
quello. Spianò la piazza di Castel Nuovo, sistemò la strada
di S.a Lucia, innalzò per ordine dell’Olivares nell’interno
del Duomo, sulla porta maggiore, il monumento a Carlo I
d’Angiò e gli altri a Carlo Martello e a Clemenza sua
moglie, restaurò il salone dei parlamenti in S. Lorenzo,
cominciò i lavori del nuovo porto.
Tutte queste cose non potevano farsi da un artista ve-
nuto di fuori senza destare i malumori di quelli qui di-
moranti (3); e quando poi venne al Fontana commessa la

(1) Delle opere fatte in Napoli non v’è nel libro citato alcun di-
segno, tranne quello del nuovo porto.
(2) Per la sola impresa dell’obelisco vaticano fu creato patrizio ro-
mano e cavaliere a speron d’oro; ebbe una pensione di 2000 scudi
d’oro trasferibili ai suoi eredi, 5000 scudi d’oro in contante e tutto il
materiale impiegato nell’opera, stimato più di 20,000 scudi.
(3) Un curioso saggio di quel che si osava scrivere contro il Fon-
tana mi è capitato sott’occhio in certe note manoscritte, che sono in
un esemplare della citata edizione del suo libro conservato nella Biblio-
teca Brancacciana. Quest’esemplare di una perfetta conservazione e
 
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