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Napoli nobilissima: rivista d' arte e di topografia napoletana — 1.1892

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RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA

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diremo appresso, era rimasto fedele alle vecchie tradizioni
della scuola toscana e non partecipava al gran movimento,
che precisamente in quell’epoca, portò la pittura all’ultimo
grado di perfezione, per opera di Raffaello Sanzio e dei
suoi contemporanei. I Del Donzello non furono napoletani,
come falsamente assicura il De Dominici, ma fiorentini.
Pietro, del quale si hanno più notizie, venne in Napoli
verso la fine del secolo XV e dipinse, come narra il Va-
sari, le sale del palazzo di Poggioreale, edificato per volere
di Alfonso d’Aragona, duca di Calabria, dal famoso archi-
tetto fiorentino Giuliano da Maiano : di lui non rimane
alcun dipinto certo. Morì nel 1509 (*). L’attribuzione del
De Dominici è perfettamente arbitraria; e, come vedremo,
non è neanche esatto quel ch’egli soggiunge che il quadro
fu commesso ai pittori dai frati di S. Domenico Maggiore.
Questo quadro stava, infatti, nella Chiesa di S. Dome-
nico sopra un altare nella crociera, dalla parte dell’epistola,
dove ora è l’altare di S. Girolamo della famiglia Donnosso,
e là restò fino al 1850, quando la Chiesa fu restaurata:
allora fu trasportato dirimpetto alla porta minore, che cor-
risponde alla Piazza S. Domenico, finché nel 1865, abo-
lito l’Ordine dei PP. Predicatori, fu, per proposta fatta
dalla Commissione per gli oggetti d’arte istituita presso
la Direzione della Cassa Ecclesiastica, trasportato nella pi-
nacoteca del Museo Nazionale il giorno 19 decembre di
detto anno, come risulta dalla ricevuta rilasciata dal Di-
rettore del Museo Comm. Fiorelli, che sta nell’Archivio
della Direzione del detto Museo.
Sul fregio della cornice, è la seguente iscrizione :
Drvsia Brancazia ha facta fare qvesta fivra
Ad te se recomanda Vergine pvra
ET È DOTATA DE PIV D’VNA MESSA IL DI
DEDICATO AD HONORE DE SaNCTO SEBASTIANO.
Chi era Drusia Brancaccio?
Indubitatamente una delle famiglie più nobili e più an-
tiche della Città di Napoli è quella dei Brancaccio e di
essa si trovano documenti certi fin dal secolo X (1 2 3 4).
Apparteneva al Seggio di Nido ed in quella regione avea
le sue case; le chiese di S. Angelo a Nilo e di S. Dome-
nico Maggiore sono piene dei suoi monumenti e delle sue
memorie. Essa si divise in molti rami, tutti ora estinti,
salvo quello detto degli Imbriachi ancora esistente. Ed ap-
punto al ramo degli Imbriachi apparteneva Drusia, figliuola
di Sarro Brancaccio, che avea seguito Alfonso d’Aragona
Duca di Calabria in Toscana nel 1478 e vi avea trovata
la morte combattendo valorosamente : un fratello di Sarro,

(1) Vasari, ediz. Sansoni, II, 89; Crowe e Cavacaselle, History
of painting etc., II, 104, e Giorn. Star, degli Archivi toscani, An. VI,
1862, pp. 13-16.
(2) Capasso, Monum. Neap. Due., II, 119, 442, 623, 675 etc.

Gio. Tommaso, morì nella guerra d’Otranto contro i Turchi
nel 1481. Drusia non prese marito e si dedicò alla vita
spirituale sotto la direzione dei PP. Domenicani e nella
Chiesa di S. Domenico avea seppellito il padre, lo zio e
Giulia sua zia. Su questa sepoltura si leggeva la seguente
iscrizione, che ora più non esiste e che ci è stata conser-
vata dall’Engenio (T) :
Sarro Brancatio patri ac Joanni
Thomasio patruo, hic bello Hydruntino adversus Turcas
Ille Hetrusco, quod Ferdinandus rex gessit
Strenue occubuerunt: nec non Iuliae amitae
Drusia Brancatia gratuito posuit anno 1479.
Questa data è certamente un errore dell’Eugenio perchè
la guerra d’Otranto, in cui fu ucciso Giovan Tommaso,
avvenne nel 1481.
La cappella, dedicata a S. Sebastiano, fu edificata nel
1504, come appare da un documento, che qui riporto;
ed in questo stesso anno fu dipinto il quadro, come si
deve conchiudere dall’iscrizione del fregio, che era nel
tempo stesso l’iscrizione dedicatoria della cappella. Drusia
in questo anno fece donazione di tutti i suoi averi al Priore
ed alla Chiesa di S. Domenico Maggiore di Napoli prò salute
animae suae et inspiratone Dei e per la cappella di S. Se-
bastiano recentemente edificata : però le rendite doveano co-
minciarsi ad esigere dopo la sua morte. Essa possedeva :
un censo di Ducati 100 sopra una casa con giardino in
platea Nidi juxta cappellani S. M.c de Pignatellis, juxta bona
Io. Antonii Carraphae etc. (2), che si pagava da Michele
d’Affiitto. Un censo di Ducati 5, pagato da Giov. Sardo su
di una bottega posta in platea Speciaria (ora via degli Ar-
mieri) juxta bona illorum de Miroballis, juxta Dohanam vete-
rem etc. Una terra di 3 moggia, secondo la misura d’Aversa,
in pertinenza di Casella nel luogo detto alla Via di Napoli,
a lei venduta da Onorato Lazio, detto Topa, di Casolla
valenzana. Un censo di ducati io sopra una casa nella
regione di Nido in platea quae dicitur de S. M.a Majore seu
de Mondezzaro (3), presso le case già di Francesco e Vin-
cenzo de Nola ed allora possedute dall’abate Francesco
Nomicisio. Ed infine una casa composta di molte stanze ed
edifizii, in qua ad praesens habitat Domina Drusia, in platea
Nidi presso le case di Lucrezia Mila, di Paolo Tolosa e
presso la cappella di 5. Galione (4), censita ad essa Drusia
per 300 Ducati annui da Giov. Lopez de Ver gara, marito
(1) Engenio, Nap. Sac., p. 280.
(2) Questa casa, che poi passò ai Capece Galeota, Duchi di Re-
gina, è posta nel Vico Nilo al N. 28, ed ora si possiede dal Cavaker
Benedetto Capomazza.
(3) La casa sta nell’attuale Via Atri e propriamente nel Largo d’A-
rianello.
(4) « S. Galione alias S. Eucalione eia una cappella beneficiale
« sita nei tenimenti di Seggio di Nido sotto il palazzo che era olim
« di Ludovico di Bux, a man sinistra d’una strada, che scende da
« Archo verso S. M. de Pignatelli. Questa cappella nell’anno 1639 è
« stata profanata et il suo beneficio trasferito altrove ». Catalogo di
S. Giorgio ad Forum in Ardi. Stor. Napol., Vili (1883), p. 295.
 
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