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Napoli nobilissima — 1.1892

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RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA

D5

« pezzolama, e pjetre », fu fatta più grande e di
fabbrica. Ma perchè a lato della nuova chiesa
risultò « un vacuo, dove vi stavano alcuni alberi
« ed una pergola », gli ufficiali da buoni am-
ministratori, dal danaro, che ricavavano dal bi-
scotto, « dall’elemosine, che cercano li Scaljeri
« di ciascuna Galera, da quelli che vanno a ven-
« dere ogljo in dette Galere, e donano quattro
« stara d’ogljo l’anno, e similmente in ogni mese
« le elemosine delle taverne, che si fanno in
« dette Galere, e parimente in tempo della Qua-
« dragesima nella Comunione del Precetto, che
« fanno li Forzati di cjascheduna Galera, li me-
« desimi lasciano in detta Chiesa le candele per
« l’Altare maggiore e cappelle sistentino nella
« chiesa suddetta », e dal dono volontario di


(Dalle Vedute del Petrini. — Fotogr. del Marchese G. de Montemayor).

quattro paghe respective » di stipendio che dal
Comite all’ultimo schiavo fecero in beneficio della chiesa,
gli ufficiali amministratori pensarono, utilizzando quel va-
cuo, di edificare alcune casette. Con la rendita di queste
e con le elemosine, che non mancarono, una trentina d’anni
più tardi, potettero allungare di nuovo la chiesa « dalla
« parte della Marina dalla via della Darsena » (T).
La quale lascio alle spalle, accennando solo, per chi ha
vaghezza di ricordarsene, che essa fu fatta edificare nel 1577
dal viceré d. Innico Lopez, « con la guida di fra Vincenzo
« Casale architetto famoso » e che nel 1582 ebbe com-
pimento dal principe di Pietrapersia, viceré d. Giovanni
Zunica, che « vi fece pure quella magnifica porta che
« guarda sul molo » (1 2 3).
La darsena o arsenale, come anche indifferentemente
chiamavasi, prima di essere trasferita in questo sito, per
renderla più atta ai bisogni del tempo, esisteva già dietro
la regia dogana grande, ed aveva la porta d’ingresso dalla
piazza dell’Olmo (strada di Porto) (3).

(1) Nota di jatto e ragione a prò de’ Magnifici Governatori della Regai
Chiesa di Nostra Signora del Remedio al Molo contro Rosalia Frugone
da decidersi nel Regio Collateral Consiglio. Relatore lo Spettabile Reggente
D. Francesco Ventura, Napoli, 1737.
La Frugone in forza di un testamento d’un suo zio, Diego di Nizza
sottocomite della reai galera padrona, pretendeva d’impossessarsi delle
case e del dritto patronato sulla chiesa. Il sottocomite di Nizza pel
solo fatto che per 40 e più anni era stato amministratore delle ren-
dite della chiesa, pensava di esserne divenuto padrone, e a suo libito
ne disponeva.
(2) Parrino, Teatro eroico e politico de’ Governi de’ Viceré, ed. Gra-
vier. I, 210, 223. Sulla porta si leggeva la seguente iscrizione:
Philippo II regum maximo || Hispaniarum, et utriusque Siciliae Rege
|| D. Ioanne Astunica Principe Illustrissimo\\in Regno Prorege An.
Dom. MDLXXXII || Speciosa Regii Navalis janua finem indicat. || Spe-
ciosum totius Christiani nominis nempe\\munimen.
(3) Pandetta antica n. 264. Processi della R. Camera della Summaria
n. 2817, nell’Arch. di Stato.

All’Arsenale, che divenne indi vecchio, erano annessi i
depositi delle monizioni e la fonderia, che era posta a lato
della dogana, vicino al muro del giardino e la casa dei
banchieri Composta (*), con altre case della Corte, spor-
genti sulla via del Miragliato (Dogana del Sale, ora via
Flavio Gioia) (2).
Ma non m’inoltro. Passata la strada del Molo, lunga
presso a poco quanto la metà dell’attuale, s’incontrava ra-
sente la spiaggia una traccia di via impraticabile, sulla
quale nei giorni procellosi invernali, il mare sbatteva con
furia le sue onde raggiungendo le più lontane abitazioni.
Tra le poche cose buone che il conte Olivares fece nel
periodo del suo viceregnato, debbono certamente annove-
rarsi tutte le opere di costruzioni, abbellimenti e bonifiche
ch’egli fece nel lato basso della città verso mare. Egli in-
fatti con la guida dell’architetto Domenico Fontana rese
meno disastroso e difficile l’accesso dal molo grande al
piccolo, che trovavasi allora sbarrato da una vecchia e
rósa muraglia.
La strada parve bella, ed il viceré vi fe’ apporre anche
una fonte d’acqua perenne con una statua in bassorilievo,
rappresentante la Sirena Partenope, che versava dalle mam-
melle limpide acque (3).
E, com’era naturale, la nuova strada, dal nome del conte,
s’intitolò Olivares.

(1) Banchieri antichi — Banco Composta e Corcione, voi. 74, nello
Arch. di Stato.
(2) Pandetta c.
(3) Parrino, O. c., I, 259. Sulla fonte vi era scolpita la seguente
epigrafe :
Philippo II. regnante || Henricus Gusmanus Olivarensium Comes || Et
in hoc Regno Prorex\\Publicae commoditali viam hanc mediis aquis\\Con-
struendam 1| Et aquam prope illius fundamenta repertam 11 Elie ducendam
mandavit || Anno Domini MDLXXXXVI.
 
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