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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 15.1912

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Fasc. 1
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Schmarsow, August: Domenico Veneziano, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.24139#0048

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A UG UST SCEMA RSO W

I 2

del suo grado. Il magnifico piviale di damasco verde intessuto di frutti aurei, col largo bordo
anteriore sontuosamente ornato di ricami e di perle ; gli abiti dispendiosi, come quelli che un
ricamatore veneziano eseguì per san Giovanni su disegno del Pollajolo ; il fermaglio sul petto,
la mitra sul capo sono riproduzioni coscenziose di opere artistiche custodite nel tesoro della
chiesa, riproduzioni che gareggiano con quelle miracolose delle stoffe nella pittura fiamminga.
Chi conosce Benedetto Buonfigli da Perugia, saluterà nel nostro santo uno dei modelli del
pittore umbro, come, osservando san Giovanni a sinistra, correrà con la mente ai tipi d’un
altro discepolo : Piero di Borgo San Sepolcro. Il Battista del Veneziano, vigoroso e bruno,
con i capelli ispidi, gli occhi neri, ma non tanto penetranti come quelli di Piero, il naso largo,
le labbra sporgenti, si chiarisce facilmente come un’ imitazione, in proporzioni più complesse,
della statua gotica di Lorenzo Ghiberti nella facciata di Orsammichele ; proporzioni per cui

10 ravviciniamo più volentieri al Geremia del Donatello sul campanile, o anche al meno espres-
sivo profeta, che gli sta accanto, eseguito da Giovanni di Bartolo il Rosso. Le membra nude
dell’uomo del deserto, provato alle intemperie, le dita e le unghie sporche de’ suoi piedi, la
pelle del camello sopra il suo abito corto sono eseguite minuziosamente e si contrappongono,
con lo stesso inesorabile realismo, ai preziosi ornamenti del principe della Chiesa. Ma ecco

11 mantello rosso vivo, internamente turchino grigio tendente al verde, che appaga novamente,
accanto alla precisione plastica, le preoccupazioni coloristiche del pittore e pone lo scuro
asceta al suo posto nella connessione di colori data dalla fila dei santi. Il suo bastone d’ar-
gento sormontato dalla croce accenna al colore dominante del santo vicino, Francesco d’Assisi.

II quale è l’ultimo a sinistra, ha la tonaca grigio-chiara, il capo chino, immerso com’è nella
lettura del breviario, e le dita d’una mano riunite sul petto per segnarsi. La sua testa ci lascia
scorgere che il pittore s’è servito per lui (e fors’anche per san Giovanni) dello stesso modello
che ha posato per san Niccolò: un tipo d’asceta smunto, quantunque ponderatamente variato.
Nel suo raccoglimento, occupato com’è solo dal suo libro di meditazioni, san Francesco chiude
col tranquillo colore grigio e bruno anche la linea coloristica quasi neutralmente. Solo la rossa
rilegatura del libro lo riunisce col rosso scarlatto del vicino, con lo stesso colore delle scarpe
di santa Lucia e col rosa più delicato del suo manto.

Cosi noi vediamo contrastare i costumi e gli uffici dei santi e corrispondersi chiastica-
mente i loro caratteri e il loro contegno. Come un arcobaleno scintillante splendono i colori
rosso, verde, turchino e giallo nelle nicchie dell'esedra, negli alberi sotto il cielo, nel portico
anteriore e su i gradini del trono. Questo pittore non solo, come i suoi compagni fiorentini
d’allora, pone per suo ideale la scrupolosa riproduzione del vero, ma cerca inoltre ne’ suoi
colori un’armonia che appaghi l’occhio, e non crede trovarla in miglior modello che nella
natura, sua maestra, la quale gli offre il ponte scintillante di colori che la luce del sole fa
piovere dal cielo grigio sopra la terra. Chi pensa a ciò potrà ancora seguir facilmente, su
questa logora pittura, il cammino della luce e vedere che il sole sta a destra sopra il giar-
dino e il portico, e manda i suoi raggi luminosi su le spalle e la testa di Lucia, sul volto e
la tonaca di Francesco, e attraverso le colonne, illuminando pienamente un lato delle nicchie,
mentre un’ombra intera occupa trasversalmente l’altro lato. Le forme, certo originariamente
in un calor d’oro, balzano dappertutto, innanzi e indietro, e le ombre dei corpi, con uno scorcio
che dà nell’occhio, strisciano sul suolo ai piedi delle figure.

Incorniciata da tutto questo scintillìo di luce e di colori, il pittore ci mostra la madre
di Dio col Bambino che sta nudo sul suo grembo e, vólto a lei col corpo di profilo, le cir-
conda il collo con un braccio, mentre con la mano destra afferra il suo corpetto. Con la testa
Gesù si volge verso san Giovanni, la cui destra alzata lo indica, nell’atto di pronunziare le
parole: «Ecce Agnus Dei». Il corpo del fanciullo è ben formato e la modellazione delle ro-
tondità straordinariamente precisa ; così che s’intuiscono ormai le figure infantili del Verrocchio
con il loro ventre alquanto sporgente e le pieghe profonde della pelle nelle forme sode. Maria
sostiene il Bambino con la destra sotta l’anca, mentre con l’altra mano tocca il piedino che
sta sul suo grembo. La madre di Dio è una figura complessa, con la testa alquanto larga,
 
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