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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 15.1912

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Fasc. 3
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Salmi, Mario: Chiese romaniche in Casentino e in Valdarno Superiore
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https://doi.org/10.11588/diglit.24139#0205

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CHIESE ROMANICHE
E IN VALDARNO

IN CASENTINO
SUPERIORE

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E OSSERVAZIONE ormai nota e ripetuta, essere l’Architettura oltre che la più impersonale
, delle Arti, quella che maggiormente subisce l’adattamento al paese, all’aria, alla luce
dove si svolge ; ma tale logica osservazione — sempre vera in qualsiasi manifestazione architetto-
nica — è confortata da una maggiore evidenza di prove nei periodi artistici più arcaici e, in
questi, per quelle regioni meno adatte a rapporti, di qualunque natura essi siano, con altre.
Ad esempio nel Medio Evo, l’Architettura Romanica, pure avendo assunto uno stesso indi-
rizzo sì da essere compresa sotto un medesimo nome, presenta maggiori differenziazioni d’indole
locale che non quella del periodo gotico, in cui più saldi vincoli religiosi e politici, giuridici,
commerciali e di cultura correvano fra le città italiane; perchè nel periodo romanico le energie
popolari, chiuse in sè, lavoravano con nuovo risveglio, per preparare il vivere cittadino. E
così nella stessa Architettura Romanica in Toscana (che è la regione la più caratteristica per
il variare di motivi architettonici e decorativi da paese a paese) i territori che primi si eser-
citarono a traffici e a scambi, oltre che mostrarci precocità di sviluppo nelle forme, accolsero
nelle loro fabbriche elementi importati da fuori, come il territorio pisano ricco di reminiscenze
bizantine, e come il lucchese di motivi lombardi ; mentre altri, ricordiamo l’aretino, geo-
graficamente stretti ad un forzato isolamento, presentano forme semplici più locali, più indigene,
direi, restii a far propri motivi altrui.

Per capire dunque, e studiare con ordine scientifico l’architettura in genere e l’architet-
tura romanica specialmente, crediamo occorra tener conto di quelle differenze volute da ne-
cessità locali che vi influiscono principalmente con quattro fattori: geologico, metereologico,
etnico e storico, i quali della architettura mostrano con chiarezza le origini, lo sviluppo e le
infiltrazioni provenienti da altri luoghi. Di qui la necessità di limitare il campo di studio di
un dato periodo, ad una porzione di territorio nel quale gli elementi cui di sopra accennavo si
mantennero pressoché invariati. Il presente lavoro, informato appunto a questo principio, con-
sidera le chiese del Valdarno Casentinese, limitato dall’Appennino della Falterona e dalle catene
di Pratomagno, di Catenaia e di Modina, che si estende sino a Subbiano (d’onde si passa al
così detto Valdarno Aretino che giunge fino a Laterina, inizio del Valdarno Superiore vero
e propro) ; quelle dell’Altipiano Valdarnese sotto le giogaie di Vallombrosa e di Pratomagno
giungendo alla sinistra dell’Arno fino aGaville; e due badie della valle dell’Ambra, affluente
dell’Arno che nasce dal monte Luco nel Chianti. Perchè il Valdarno e il Casentino presen-
tano condizioni geologiche, climatiche, etniche e storiche di una grande analogia fra loro ed
esse suggeriscono l’opportunità di unirli nel trattare dell’arte che vi si svolse dopo il Mille,
inspirata all’ istintivo sentimento artistico del popolo che si riallacciava alle grandi tradizioni
classiche.

Se si tenga conto infatti degli elementi geologici, l’uno e l’altro territorio sono provveduti
di abbondanti cave di arenaria schistosa nelle varietà note volgarmente coi nomi di pietra serena

L'Arte. XV, 21.
 
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