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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 15.1912

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https://doi.org/10.11588/diglit.24139#0184

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BIBLIOGRAFIA

PIETRO ToESCA, La pittura e la miniatura nella

Lombardia dai piu antichi monumenti alla

meta del Quattrocento. Milano, Ulrico Hoepli,

1912,

Soltanto nel secolo xvi pareva che la Lombardia
avesse raggiunto unità storica in fatto di pittura. Così
che dal libro di Pietro Toesca ognuno che si atten-
deva un acuto esame e una diligente raccolta di fatti
limitati geograficamente, è rimasto sorpreso di vedere
rivelata una scuola formatasi alla fine del secolo xiv,
attuata in un raro accordo fra pittura e miniatura, e
abbastanza originale non solo per non subire predo-
minii esterni, ma anche per diffondersi e dare un'im-
pulso non trascurabile al Rinascimento franco-fiam-
mingo.

Allora la Lombardia diviene un centro d’irradia-
zione, e sono le altre regioni ad assumere un posto
di participanti. Poi, nel Quattrocento, gl’influssi esterni
si fanno risentire: la nuova civiltà del Rinascimento è
sorta in Toscana, e a fatica i pittori lombardi cercano
di rifarsi, d’incivilirsi. L’analisi sistematica delle opere
prima e dopo, mette in rilievo questo improvviso rifio-
rire di attività artistica in Lombardia, ed è la più elo-
quente dimostrazione della differenza tra unità geo-
grafica e Unità storica. La chiarezza del pensiero di
Pietro Toesca ci dà l’idea adeguata del doppio atteg-
giamento ch’egli si è assunto. Prima e dopo il Tre-
cento, egli studia le opere d’arte per incastonarle in
ischemi fissati fuori di Lombardia; nel Trecento, o
meglio nella seconda metà del Trecento, tutte le opere
lombarde vengono raccolte in un centro, attorno al
quale sono opportunamente disposte quelle di altre
regioni.

Nel secolo v era avvenuto un rapido mutamento
nell’arte: il naturalismo antico veniva a mancare, le
formule prevalevano sulla concezione personale del-
l’artista, l’astrazione s’imponeva contemporaneamente
nello spirito e nella realtà delle opere d’arte. Con i
musaici di Sant’Aquilino e di San Vittore in ciel d’oro,
i primi anteriori, i secondi successivi alla rapida tra-
sformazione, Milano dimostra di essere rimasta al

corrente della moda artistica ; e con i musaici del batti-
stero d’Albenga, dimostra la Liguria, in cui la Lom-
bardia era allora compresa, di essere in contatti anche
più Stretti di Ravenna con l’arte siriaca. Con grande
fatica è possibile di trovare in Lombardia, dopo i se-
coli v-vi, tracce di pittura e di miniatura, fino al se-
colo xi, quando con le pitture di Galliano, di Novate
e in Sant’Ambrogio a Milano lo stile, pure ricollegan-
dosi ancora all’arte carolingia, già prepara le formule
bizantine del secolo successivo. Il quale, a Como, a
Oleggio, a Prugiasco, offre saggi di questa assimila-
zione progressiva dell’arte bizantina, assimilazione che
non deriva in Lombardia pel tramite di altre regioni
italiane, come è stato sostenuto, ma direttamente dal-
l’oriente, e che si sviluppa parallelamente alle altre
regioni ; fino a che con i freschi di Civate, produce
un’opera che ha un valore assoluto per la padronanza
della convenzione accettata, per la grandiosità dell’ef-
fetto, per l’intensità coloristica. Per i musaici dell’ab-
side di Sant’Ambrogio, è invece probabile che l’influsso
bizantino giungesse pel tramite di Venezia.

Nè il secolo xm che pure, fuori di Lombardia, fu
tra i secoli più gloriosi per l’arte italiana, produce
nuove correnti, ma elabora lentamente motivi venuti
di Francia, con quelli bizantini, dapprima, con quelli
toscani, di poi, al principio del secolo xiv.

I freschi profani del castello di Angera, quelli del
Broletto di Como, e più tardi ancora quelli di S. Ab-
bondio a Como, sono i più tipici esempii di questa
elaborazione di motivi esterni, francesi, bizantini, to-
scani.

Mentre ciò avveniva per la pittura monumentale,
la miniatura, che dal secolo x al xii, insieme con i
musaici pavimentarli, era un’espressione d’arte rozza
e popolare, nel secolo xm e al principio del xiv ri-
vela le assimilazioni di forme d’oltr’alpe e di forme
bizantine in un modo anche più acuto della pittura,
e porta quindi il suo relativo contributo allo sviluppo
generale dell’arte lombarda con questa tentata indi-
pendenza dall’invasione toscana. Ma è questo un sug-
gerimento che la pittura monumentale tarderà ad
accogliere.
 
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