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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 15.1912

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Fasc. 4
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Salmi, Mario: Ricerche intorno alla Badia di SS. Fiora e Lucilla ad Arezzo
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https://doi.org/10.11588/diglit.24139#0325

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RICERCHE INTORNO ALLA BADIA

DI SS. FIORA E LUCILLA AD AREZZO

I , INO dal secolo X, su di un monte a cinque chilometri da Arezzo, esisteva il monastero
1 benedettino di SS. Fiora e Lucilla, il quale assunse tanta importanza politica e religiosa,
che ostacolando il libero svolgimento del Comune, nel 1196 fu incendiato e distrutto dalle
fondamenta, mentre si costringeva l'abate a costruire entro la cerchia della città un nuovo
monastero.1

Ci conducono dunque a quell’anno le origini della badia, che fu rinnovata ed ampliata
nel secolo xvi forse con disegno del Vasari ; ma, se i monaci neri (così comunemente si chia-
mavano anche dallo stesso Vasari, per l'abito della regola cassinese che vestivano) vennero
ad abitare in Arezzo alla fine del XII secolo, la loro chiesa non fu edificata che nella seconda
metà del seguente.

Nei documenti se ne trova ricordo per la prima volta il 1278, chè un atto di locazione
viene eseguito il 15 luglio «in ecclesia abbatie Sancte Flore in Porta Burgi»,2 la qual cosa
fa pensare che, se non già terminata, doveva esserne già inoltrata la costruzione ; ciò che è
confermato da una memoria 3 dell’anno dopo, ove si ricorda l’altare, cioè l’unico altare mag-

1 Pasqui Ubaldo, Documenti per la storia della
città dì Arezzo nel Medio evo, Firenze, Viesseux, 1899,
voi. I, pag. xxvu, e si vedano le importanti carte ivi
pubblicate, a lumeggiare la potenza di quel mona-
stero. Di esso si scorgono ancora, sul colle dove fu
edificato, a fior di terra, le traccie bruciate delle sue
mura estesissime ; e nella chiesa di SS. Fiora e Lu-
cilla (costruitavi, se non erro, nel 1902 a ricordo del-
l’antica abbazia) si vedono un rozzo ciborio della fine
del '400 e un rovinatissimo quadro di un allievo del

Vasari (commesso dalla famiglia Vivarelli, come rivela
lo stemma che v’è dipinto), firmato: «Alexander For-
zorius arretinus | pingebat MDLXXXV ». Questo ar-
tista, collaboratore del Vasari nel 1564 a Pisa (cfr. G.

Gronau, in Rivista d'Arte, 1906, n. 3-4), dipinse
anche un altro quadro con la Venuta dello Spirito
Santo, allogato dai Bacci, per il vicino convento di
Sargjano, ciò che avverte una cronaca del 1777 ivi
conservata ; e su qualche opera sua, scrisse breve-
mente A. Del Vita, in Rass. Bibliografica dell’Arte
Italiana, 1912, n. 1-3. Del vecchio monastero bene-
dettino sono raggruppati nella canonica (insieme a
pezzi di terrecotte etnische dell’epoca romana) il fram-

mento di un pilastro per ciborio, rozzamente scolpito
a intrecciature irregolari di quel tipo di decorazione
preromanica diffuso nel secolo x, ma—specialmente
in luoghi più attaccati alle tradizioni — usato anche
nei secoli successivi ; e frammenti di capitelli sempli-
cissimi ovolati o a quattro foglie angolari.

2 Archivio Capitolare d’Arezzo. Diplomatico
delmonastero benedettino dì SS. Fiora e Lucilla, n. 1136.
Altri istrumenti anteriori a questo tempo, vengono
eseguiti o nel chiostro o nelle case (n. 1127 e 1128),
mai nella chiesa.

5 Archivio Capitolare d’Arrzzo. Monasteriì SS.
FI'. Florae e Lucillae Sinopsis Monumentorum ex
eiusdem archivio deprompta. Ad usum D. Gabrielis
Mariae Scarmallii Monachi Cassinensi. A pag. 550
riferisce che fra gli oneri di un livello fu stabilito doversi
dare per la festa delle due Sante titolari, presso l’altare
di essa Badia, un cero di due libbre di buona cera, pena
tre libbre pisane. La Sinossi, dalla quale abbiamo tolto
il ricordo, fu compilata nella prima metà del Settecento
dal monaco Scarmagli ; consta di 986 pagine scritte
dalla stessa mano e giunge sino al 1480. Lo Scarmagli
fu studioso di cose locali : la Biblioteca della Frater-

IIArte. XV, 36.
 
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