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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 15.1912

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Fasc. 3
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https://doi.org/10.11588/diglit.24139#0266

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BIBLIOGRAFIA

Siegfried Weber: Die Begriinder der Pìe-
monteser Malerschule in XV und zu Beginn
des XVI Jahrhunderts. Strassburg, J. H.
Ed. Heitz, 1911.

L’opera è rivolta ad esplorare un campo quasi del
tutto nuovo, poiché, se pure qualche buono studio si
ha avuto sino ad ora intorno ad alcuni artisti ed a
singole opere d’arte del Rinascimento piemontese, nes-
suno ancora aveva tentato ricostruirne la storia com-
plessiva ; per modo che il libro del Weber sarà accolto
col più vivo interesse da tutti coloro che sanno quanti
tesori d’arte fresca ed ingènua costodiscano le romite
chiese e gli abbandonati castelli delle terre subalpine.
Senonchè il libro stesso si rivela alla lettura insuffi-
ciente a soddisfare l’avida aspettativa degli studiosi
dell’arte piemontese ; chè, se pure il W. vi dimostra
in generale vasta coltura e dimestichezza con gli studi
storico-artistici, vi dà altres ì a vedere una conoscenza
troppo superficiale della materia presa ad illustrare,
perchè le sue conclusioni possano essere prese in seria
considerazione.

Troppo lungo sarebbe l’accennare a tutti gli ap-
prezzamenti discutibili ed alle opinioni dell’A. basate
evidentemente su uno studio insufficiente delle opere
d’arte (il che d’altronde mi riservo di fare più tardi,
occupandomi in particolare di molte delle opere stu-
diate dal Weber) ; ne accennerò tuttavia alcuna che
basti a dimostrare come il nuovo libro non giunga,
secondo poteva sperarsi, a colmare una lacuna, tanto
sentita, della nostra storia artistica.

Per esempio, l’A. vuol vedere l’influenza di Gio-
vanni Canavesio da Pinerolo, la cui importanza arti-
stica è da lui di molto esagerata, negli affreschi da-
tati 1472 esistenti in San Fiorenzo presso Bastia, mentre
le opere nuove dovute alla mano del maestro stesso
sono tutte posteriori al 1482 ; ed al medesimo Giovanni
Canavesio attribuisce addirittura gli affreschi della sa-
crestia di Sant’Antonio di Ravverso (Val di Susa), di
ben altro valore artistico che non le opere del pittore
pinerolese e di parecchie decine d’anni più antiche.

Curiosa è pure la deficienza di famigliarità con l’arte
piemontese che il Weber dimostra nel ripetere la vec-

chia attribuzione a Boniforte Adorni del S. Martino
esistente nella galleria Gattinara al castello di Albano,
dovuto per contrario con tutta evidenza a Gerolamo
Giovenone ; nonché nel ritenere il Giovenone stesso
e Defendente Ferrari scolari di Eusebio Ferrari, che
nell’unica sua opera nota, esistente nella galleria di
Magonza, si rivela sia nel color to che nelle forme
derivato strettamente dalla scuola milanese e del tutto
estraneo alla tradizione vercellese, di cui quei due ar-
tisti sono i più schietti rappresentanti.

Un’altra novità del W. che stupirà chiunque abbia
qualche conoscenza della pittura subalpina è la crea-
zione di un così detto «maestro di Savigliano», a
cui egli attribuisce il trittico di San Pietro a Savigliano,
dovuto senza dubbio a Gandolfino d’Asti, con le cui
opere presenta strettissime affinità stilistiche, nono-
stante una notevole influenza macriniana, spiegabilis-
sima in un pittore astigiano.

Terminerò ricordando come l’A. riscontri una ma-
ravigliosa e classica bellezza e somiglianza con le figure
di Tiziano e di Palma il vecchio (!!!) nelle donne del
quadro non datato di Gerolamo Giovenone alla Pina-
coteca di Torino, una delle opere più infelici eseguite
dall’artista nel tempo in cui, abbandonata compieta-
mente la freschezza paesana dei suoi primi lavori, si
andava sforzando in una impotente e fiacca imita-
zione dell’arte di Gaudenzio Ferrari.

Se peraltro molto di errato ed inaccettabile v’è nel-
l’opera del W., non vi manca anche qualche cosa di
buono : così appare esatta la sua nuova attribuzione
allo Spanzotti di una Natività esistente in San Dome-
nico a Trino Vercellese.

E d’altra parte, se nel suo complesso il nuovo libro
poco giova alla nostra coltura intorno alla pittura pie-
montese del Rinascimento, esso sortirà, spero, l’effetto
di incitare i numerosi studiosi italiani che di quella
fioritura artistica si sono sin qui occupati a concre-
tare e pubblicare i risultati delle loro ricerche, ancor-
ché imperfette ; affinchè più non accada che scrittori
stranieri, fidando nella nostra completa ignoranza in
proposito, si arrischino a dare in luce altre opere frutto,
come questa, di così insufficiente studio della materia
presa ad illustrare.

Lisetta Motta Ciaccio.
 
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