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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 15.1912

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Fasc. 5
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Biancale, Michele: Evaristo Baschenis Bergamasco dipintore degli antichi liuti italiani
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https://doi.org/10.11588/diglit.24139#0365

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EVARISTO BASCHEN1S BERGAMASCO

DIPINTORE DEGÙ ANTICHI MUTI ITALIANI

COME per Vittore Ghislandi, il grande e bizzarro frate di Galgario, è risorta ai nostri giorni
la fama di forte ed originale pittore di ritratti, che l'aveva reso celebre d’una celebrità
quasi popolare nella sua Bergamo, cosi io penso eh’ è giunto il momento di ridare al non
meno grande Baschenis quella celebrità di pittore d’istrumenti musicali che godeva al suo
tempo in tutta la terra bergamasca sino a Venezia.

Pare un po’ il destino di tutti i pittori bergamaschi quello di non poter rompere la cerchia
della loro terra, per conquistare una più vasta rinomanza, se si eccettua G. B. Moroni, il più
grande rappresentante del ritratto borghese italiano del secolo decimosesto, il quale tuttavia
non ha meritato l’onore di uno studio particolare, vasto e comprensivo, si che sia facile, come
se ne parla da tutti senza che si conosca la sua opera, abbracciare tutta la sua vastissima
produzione dispersa in tutto il mondo in uno sguardo sintetico e fermo.

Nè sono più conosciuti i suoi seguaci, Lolmo, Cavagna, Salmeggia, per non citare che
quelli d’importanza maggiore, nè s’è compreso nel ritrattista Carlo Ceresa il suo reagire alla
tradizione moroniana, il suo concepire il ritratto, fuori della penombra e del raccoglimento
del Moroni, in maniera più viva, più libera, nè, finalmente, si sa come il Ghislandi s’inserisca
nella corrente d’arte della sua regione, nè come ne devii, nè, superato quell’eclettismo che,
dall’orme di Salomone Adler — suo maggiore ispiratore e precursore — e del Bombelli, lo
spingeva verso il Mudilo, il Ribera, i grandi veneti, egli trovi la sua maniera. Tutti problemi
eh’ io mi son posto già da tempo nel mio spirito e che un giorno presenterò all’esame dei
lettori, sicché non sia poi tanto difficile fermare i caratteri dell'arte bergamasca in uno sguardo
storico che più profondamente ne ricerchi lo sviluppo e le varie tendenze.

Per ora ci preme di rievocare subito all’attenzione degli studiosi la figura del prete
Evaristo Baschenis, di questo delicato ed insuperato dipintore degli strumenti di legno, gloria
della scuola di Brescia e di Cremona, dal decimosesto al decimottavo secolo, da Gaspare
Bertolotti da Salò ai Guarnieri, epigoni meravigliosi d’un’arte che si rinnovò più volte e che
s’estinse senza rivelare il segreto della costruzione di quei liuti, i cui rari esemplari sono oggi
la gioia di raccoglitori e d’artisti.

Bisogna notare che la precisione, lo scrupolo del vero, la visione d’esso e l'espressione
artistica che ad esso sempre aderisce con fedeltà, come sono le doti fondamentali del Moroni
e dei seguaci, così costituiscono le qualità essenziali del Baschenis, il quale per tale verso è
della schiera dei pittori bergamaschi, il cui carattere centrale è un realismo forte a volte e gustoso,
più spesso crudo ed inanimato. Ma se pure nei ritrattisti posteriori al Moroni e talora in alcuni
momenti della produzione moroniana esso ci offende e ci sembra impotenza a sollevare la
visione del vero in un ambiente spirituale ricco d’emozione e di sogno, nel Baschenis quel
suo realismo non ci dispiace, o in grazia, forse, del genere intorno a cui adopra la sua arte,
o per quel risoluto correre incontro alla cosa senza reminiscenze letterarie o di tradizione.

L'Arte XV, 4%
 
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