Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 15.1912

DOI Heft:
Fasc. 2
DOI Artikel:
Bollettino bibliografico
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.24139#0187

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO

Storia dell'arte in generale

40. Ceci (Giuseppe), Saggio di una bibliografia
per la Storia delle arti figurative nell’Italia meridio-
nale. Bari, Laterza, 1911, pag. 322.

Il Congresso romano di Scienze storiche del 1903 sciolse,
fra gli altri, un voto, che cioè, riconosciuta la necessità di
una bibliografìa delle arti figurative in Italia condotta con
metodo che ne assicuri la pratica efficacia, si chiamassero
alla cooperazione di essa, da un Comitato provvisorio al-
lora costituitosi, gli studiosi delle varie regioni d’Italia. Ma
l’opera, ch’io sappia, non fu iniziata e torna quindi oggi
gradito questo saggio che pubblica il Ceci dopo un lavoro
lungo, col solo intento di giovare — e di questa riuscita
può essere sicuro — alle ricerche bibliografiche. Il saggio
è ben fatto, diligentissimo nelle indicazioni e breve, ma
completo nell’accennare il contenuto; ed è da augurarsi che
l’A., solerte, lo continui in seguito aggiungendo un’appen-
dice su quanto si pubblicherà sulla stessa materia, com-
pletando il suo libro, eh’è fonte, indispensabile per lo stu-
dioso.

Una tale opera insegna però anche che nella compila-
zione di una bibliografia artistica, non si può adottare unità
di metodo per ogni regione accettando la divisione, che
parve più logica, per argomenti ; occorre invece cambiarlo
e tenere, per ogni regione o per ogni gruppo, quello più
adatto allo svolgersi della letteratura dell’argomento. Nel-
l’Italia meridionale così non si poteva prescindere dalla
questione De Dominiciana e giustamente così il Ceci ha diviso
il suo saggio: i° Scritti anteriori al 1742; 2° Dalla pub-
blicazione della vita del De Dominici ai primi studi critici
(1742-1841); 30 Dalla pubblicazione del discorso del Cata-
lani alla comparsa della Napoli Nobilissima (1842 1891);
40 Dal 1892 al 1910; alla quale divisione corrispondono
poi suddivisioni opportune separando i lavori d’indole ge-
nerale dalle monografie su artisti, e, queste, da descrizioni
e studi storici su monumenti e opere d’arte, che sono con-
tenuti in distinti paragrafi, per regioni. {in. si).

41. Cust (L.), Notes on thè colleetions formed by
Thomas Howard, earl of Arundel and Surrey. ( The
Burlington Magazine, August 1911). — Cox (M. L.),

Inventory of thè Arundel Collection. ( 'The Burlington
Magazine, September 1911).

Il conte di Arundel (f 1645) è persona conosciuta fra
gli amatori dell’arte, specialmente italiana. Si deve alle sue
conoscenze artistiche e ai suoi ripetuti viaggi nella peni-
sola, se tanti capolavori dell’arte nostra andarono ad arric-
chire, se non a formare, lè collezioni inglesi. Egli infatti
è ritenuto il primo fra i collezionisti d’Albione. Il Cust ci
riassume qui la sua biografia, mentre la Cox ci pubblica
l’interessantissimo inventario delle pitture che appartenevano
alla contessa d’Arundel, quando ella morì ad Amsterdam
nel 1654. Sarebbe bene che gli studiosi ci facessero ora
conoscere quanto perì nell’incendio di quella celebre qua-
dreria, avvenuto anteriormente alla data del catalogo.

(a. s.).

42. Matranga (Cesare), Scultura e Pittura a Pa-
lermo dal XII al XIX secolo. Palermo, Virzi, 1911.

È un rapido schizzo della storia delle arti figurative a
Palermo, dove fino dal sec. x si manifesta in tutto il suo
splendore un’arte derivata dal connubio di elementi arabi e
cristiano-bizantini; mentre più tardi influssi nordici, manife-
statisi principalmente pel tramite della Spagna determinano
sulle arti figurative in tutta l’isola un’azione, che viene in-
tegrata, nel Rinascimento, dalle Fiandre e dalla Catalogna,
modificando i caratteri locali venuti dalle diverse scuole
della Penisola, specie da Siena. Il Matranga segue questo
movimento nei vari pittori : Bartolomeo da Camulio, Turino
Vanni, Cera da Pisa, Antonio da Venezia, Nicolò Magino,
Gaspare da Pesaro coi figli Guglielmo e Benedetto, e quindi
negli spagnuoli Jaimo Sanchez di Siviglia (1425), Giovanni
da Valladolid, Andrea Gomez e Giovanni Mata, e più tardi
nei locali Tommaso da Vigilia, Riccardo Quartararo, Anto-
nello Panormita, ecc. La scultura continentale poi, affer-
matasi a Palermo fino dal tempo dei Normanni trionfa nelle
opere di Domenico e Antonello Gagini, l’arte dei quali è
materiata di reminiscenze classiche e lombarde e di motivi
gotici introdotti dalla Spagna, mentre il Laurana con Pietro
di Bontade Lombardo portano a Palermo nuovi elementi
che saranno seguiti. E così ad ogni poco grandi artisti del
continente verranno a dare il contributo all’arte palermitana,
 
Annotationen