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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 15.1912

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Fasc. 4
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Fiocco, Giuseppe: Sebastiano del Piombo e Cima da Conegliano
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https://doi.org/10.11588/diglit.24139#0337

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SEBASTIANO DEL PIOMBO

E CIMA DA CONEGLIANO

Da quando una fortunata ripulitura fece apparire nella Pietà di casa Layard, attribuita a
Cima da Conegliano, oltre alla genuina fisionomia del dipinto il cartellino insospettato,
che la rivelava opera di Sebastiano Luciani, nessuna completa ricerca fu fatta per indovinare
un po’ meglio l’educazione giovanile del pittore veneziano con la preziosa scorta di quel docu-
mento.

È vero che il cartellino ce lo dichiara discepolo di Giovanni Bellini, ma le evidenti affi-
nità di stile lo rivelano seguace del Cima, intento a imitarne le forme, senza saper tradurre
quell'armonia profonda di colorito, quella verace ingenuità di sentimento che vivificano le opere
del maestro da Conegliano (fig. i e 2).

Nè la contraddizione fra la scritta e lo stile sarebbe apparsa una pura bizzarria del pit-
tore, se considerata in colleganza con altri fatti non meno singolari, i quali concorrono a dimo-
strare che in un certo momento della sua attività anche il massimo caposcuola veneziano,
Giovanni Bellini, volse alquanto gli occhi alla devota ispirazione del Cima, a quelle opere tutte
ravvivate dal fervore quattrocentesco, ch’era in fondo la fiamma purissima dell’arte sua stessa.

Certo, intorno al 1505, cioè all’aprirsi del periodo più felice per il maestro da Conegliano,
anche nella bottega di Giambellino si guardò a lui con ammirazione, e lo stesso grandissimo
pittore veneziano, vicino al tramonto, volle ripetere — quasi estremo consentimento — nel Bat
tesimo di Cristo per Santa Corona di Vicenza il motivo ideato parecchi anni avanti dal Cima
per la Madonna dell’ Orto. Era quello il periodo felicissimo dei capolavori che fruttava le due
ancone dell’ Incredulità di San Tomaso, la Pietà della galleria Estense, il San Pietro Martire
di Brera, la Madonna e Santi di Parma, nei quali la luce diffusa sembra destar bagliori da
ogni colore, e avvolgere piamente le figure ardenti di fede, raccolte a susurrar preghiere
accanto al trono della Vergine, entro absidiole adorne di marmi e di mosaici preziosi, o a
struggersi di pietà attorno al corpo esanime del Cristo.

Naturalmente il passeggero consentimento del caposcuola dovette tradursi in ben più
fedele imitazione per i discepoli ; ed ecco Lattanzio da Rimini, pur non dimenticando di chia-
marsi discepolo di Giovanni, accogliere di proposito i più palesi elementi cimeschi in una pala
d’altare dipinta per Mezoldo nel 1505: ecco il Cordelliaghi e Bartolomeo Veneto ingegnarsi
a combinar le nuove forme con le abituali. 1

Ed è ponendo mente a questo che le spiegazioni proposte per giustificare il cartellino
Layard sono un po’ tutte manchevoli, in quanto tutte lo considerano quasi fatto d’eccezione
e quindi secondario. Non sembrerebbe però troppo convincente poterne senz’altro negare l’au-
tenticità, come facilmente fecero i sigg. Crowe e Cavalcaselle ; o dedurre al contrario che il
Cima possa esser mai stato il forentom della bottega di Giambellino, come parve logico al

1 ],. Venturi, Le. origini della pittura veneziana... 1907, pag. 400,
 
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