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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 15.1912

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Fasc. 5
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Piccirilli, Pietro: Gli affreschi della cappella Caldora in Santo Spirito di Sulmona
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https://doi.org/10.11588/diglit.24139#0431

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GLI AFFRESCHI DELLA CAPPELLA CALDORA

IN SANTO SPIRITO DI SULMONA

IACOPO CALDORA, il valoroso condottiero che vinse nel 1424 Braccio da Montone nel-
l’assedio dell’Aquila, nel settembre del 1439 mosse dall’Abruzzo insieme con l’esercito
per soccorrere Re Renato e Napoli, stretta dalle armi aragonesi, ma gli venne impedito
il passo del Volturno da Re Alfonso. Mutato, quindi, disegno e via, pose campo a Colli,
presso Circello, per mettere a sacco la terra e dividere la preda fra le genti d’armi. Aveva
allora settant’anni. Quando, dato l’assalto, rotte le mura, la soldatesca era per entrare, « tutti
cittatini gridavano per Dio misericordia, se voleano rendere che messer lacovo le pigliasse
in grafia ».' Ma Iacopo non volle intendere e alle sue g'enti diceva: « io non ho denari da
darve ad voi sta mo se vi volete pigliare dela rohha... et stando cosi il detto messer Jacovo
allegro et festante iterum ac iterimi, vedendo et dicendo io voglio armare et fare de mia per-
sona che quando era di 23 anni,... per divino miraculo incontinente dicendo queste parole
li scende una gotta (goccia) nel core »,1 2 e sarebbe caduto di sella se il conte d’Altavilla e
Cola Alferio non lo avessero trattenuto.

« Spasa la novella per tutto lo campo corno messer Jacovo era morto ciascuno abandono
la battaglia et corsivo ad videre et così fo salva la terra de lo Collo ».3

Il Caldora era stato trasportato in un pagliaro e di lì al suo padiglione « et questo fo
la domenica sula vespera ali 13 de novembre f ind. 1439 a doe hore de notte, messer
Jacovo non parlo più fando grande groffole forni li giorni di soa vita ... et così nde portavo
lo corpo di messer facovo in uno tavuto ad sutterrare ad santo spirito de Sulmona ».4

* * *

Intorno al 1241 il romito Pietro Angelerio da Isernia, poi papa Celestino V, si partì
dalle aspre rupi dell’Appennino abruzzese e venne a Sulmona in cerca di un luogo di peni-
tenza. Condotto da tal Gentile alle falde del Morrone, un monte brullo e malagevole ad
oriente della città, gli venne indicata una grotta: quivi si fermò, e dopo averla tramutata
in chiesa col nome di Santa Maria del Morrone, incominciò ad accogliervi i primi com-
pagni e vi fondò l’Ordine dei celestini.5

Accanto alla chiesa, intanto, era stato fabbricato un piccolo cenobio, ma lo sviluppo
rapido dell’Ordine rese insufficienti cenobio e chiesa, onde un ampliamento dell’uno e del-

1 N. F. Faraglia, Il sepolcro di Casa Caldora in
Santo Spirito dì Sulmona, Napoli, tip. della R. Uni-
versità, 1891.

2 N. F. Faraglia, Diurnali del duca di Monteleone,

editi per la Società napoletana di storia patria. Napoli,

Giannini e figli, 1895.

3 N. F. Faraglia, Diurn. citati.

4 N. F. Faraglia, Diurn. citati.

5 G. Celidonio, Vita di San Pietro del Morrone
Celestino papa V, Sulmona, tip. Angeletti, 1896.

L'Arte. XV, 49.
 
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