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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 15.1912

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Fasc. 6
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Serafini, Alberto: Ricerche sulla miniatura umbra: secolo XIV-XVI
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https://doi.org/10.11588/diglit.24139#0463

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RICERCHE SULLA MINIATURA UMBRA

SECOLI XIV-XVI

I maestri Urbinati e le influenze Ferraresi nell’Umbria.

NON si può parlare dei maestri Urbinati miniatori, al tempo di Federico di Montefeltro,
senza che il nome di Piero della Francesca venga spontaneamente alle labbra. Già
abbiamo accennato ad una corrente d’arte tra i miniatori umbri che deriva da Piero 1 ed è
precisamente ad Urbino che abbiamo cercato l’esempio più antico ed evidente dell’influsso
esercitato dal maestro di Borgo San Sepolcro ; al quale potè forse ricorrere anche lo stesso
duca Federico per consigli, quando gli aulici miniatori decoravano sia a Gubbio che ad Ur-
bino i volumi della Biblioteca. E Piero continuò ad avere contatto con la corte urbinate
anche quando al morto Federico successe il duca Guidobaldo. Il Cod. Urb. Lat. 632 fu ap-
punto 1 2 presentato dal pittore a Guidobaldo, dopo la morte di Federico, sì da poter dire
nella prefazione : « Cumque opera picturaeque meae a splendidissimo et fulgentissimo sidere et
majore nostri temporis luminare optimi genitoris tui totum quidquid habent claritatem assum-
pserint... ».3 Ma non è improbabile l’ipotesi che il pittore fosse tenuto attaccato ad Urbino anche
dall’affezione dei seguaci che vi aveva formato, e che ancora forse vivevano, come, per esempio,
Fra Carnevale, che morì per certo posteriormente al duca, fra il 1484 ed il 1488. Fra
Carnevale, cioè Bartolomeo Corradini, un monaco domenicano datosi alla pittura, che sino
dal 1456 ritroviamo come pittore ad Urbino,4 seguì nell’arte Piero della Francesca,5 senza
tuttavia più tardi escludere influssi da Giusto di Gand, il pittore fiammengo, che Federico aveva

1 Cfr. Arte, 1912, pag. 112 seg. Prendo questa oc-
casione per notare che con tutta probabilità il Fran-
cesco da Tolentino che sottoscrive il Codice Urb. La-
tino 410 non è il miniatore, ma il Filelfo medesimo ;
almeno ciò lascia supporre il confronto della scrittura
di questo codice con quella dell’ Urb. Lat. 702 che è
autografo dell’umanista, e.che fu terminato di scri-
vere nel 1464 in Modena. Ma la miniatura di questo
codice è scadentissima, e non si può in alcun modo
porre a paragone con quella dell’Urb. Lat. 410.

2 Cod LTrb. Lat. 632. « Petrìpictoris Burgensis de
quinque corporibus regularibus » cfr. la descrizione
in Stornatolo, Codices Urbinates Latini. Voi. II,
pag. 151-

5 Cfr. Cod. Urb. Lat. 632, cart. 1 recto.

4 Nel 1456 per atti di Simone d’Antonio Vanni

contrae obbligazione per la tavola famosa del Corpus
Domini che fu poi eseguita da Giusto di Gand, quando

cioè il duca Federico pensò di venire in aiuto con la
sua borsa alla Confraternita per il pagamento del
pittore. (Cfr. Pungileont, Elogio Star, di Giov. Santi.
Urbino, 1822, pag. 65).

s Cfr. Venturi A., Storia dell’ arte italiana. Voi. VII,
part. I, pag. 478.

Il P. Marchese, (cfr. Memorie dei più insigni pit-
tori, scultori, architetti, ecc. Genova, 1869, pag. 449)
che si riporta, a quanto ne aveva scritto il Pungi-
leoni (cfr. Elogio storico di Giovanni Santi, Urbino,
1822), per la vita di Fra Carnevale ha supposto senza
ragione di stile o di documenti che questi fosse allievo
di uno sconosciuto Fra Jacopo Veneto. Ma il Pungi-
leoni (loc. cit. pag. 55, 56) suppone semplicemente
l’educazione Urbinate di Fra Bartolomeo, del quale
egli ci dà la paternità e la patria : « Fr. Bartolomeum
Johannìs de Urbino .... Bartholomeus Johannis de Co
radinis ».

L’Arte. XV, 53.
 
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