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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 15.1912

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Fasc. 1
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Serafini, Alberto: Ricerche sulla miniatura umbra
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https://doi.org/10.11588/diglit.24139#0094

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58

ALBERTO SERAFINI

hanno una doppia preparazione verdastra e rossiccia; ma nel Corale VI la tecnica delle carni
è semplicemente rossa.

Lo stesso sistema e la stessa maniera di miniare troviamo nelle decorazioni di corali
perugini del principio del Quattrocento. 1 Entro ad una A dell’antifona « aspiciens a longe »
(fig. 3), in un Antifonario della Bibl. Com. di Perugia vediamo con la medesima distribuzione
del Corale III di San Michele di Stroncone, la Vergine col Bambino e due angeli nella parte
superiore della lettera; due profeti nell’inferiore. Di aggiunto non vi" sono che quattro figure
di santi, a mezzo busto, con le solite bandelle in mano, nelle volute della lettera. Queste figli-
rette e i due profeti richiamano la scuola eugubina; ma i due angeli si accostano maggiormente
alla maniera senese, come anche la Vergine, la quale ricorda certe Madonne di forma arcaistica
senese, la quale tuttavia meglio vediamo nel trono cosmatesco di un Redentore in gloria (fig. 4)
di un’altra miniatura di Perugia della stessa epoca e che ha la tecnica delle altre. Nella parte
inferiore di essa i santi del limbo con le mosse esagerate, le fronti eccessivamente rigate di
linee, e le teste riverse con i capelli segnati di bianco, ci ricordano tutti gli antichi maestri
umbri, che cercano appena di fare scuola a sè. Il Redentore ha la solennità della rigidezza
bizantina: appena i due angeli adoranti ci fanno accorti che il miniatore sapeva, volendo, ren-
dere forme migliori. La decorazione è sempre quella: su di un fondo azzurro con ornati fili-
formi bianchi sta la lettera a grosse foglie stilizzate, che si espandono all’estremo per l’am-
piezza della pagina. Animali fantastici e grotteschi vi sono seminati, solo qualche raro uccelletto
ci dimostra che il miniatore poteva anche rendere forme vere dalla natura.

A questo gruppo di codici appartiene anche il corale 66 del Regio Museo di San Marco
in Firenze,1 2 probabilmente scritto e miniato da monaci nella prima metà del secolo XV. Nella
miniatura (fig. 5) della lettera A (fol. 1) abbiamo lo svolgimento del solito tema: Cristo in gloria
nella parte superiore, i profeti Elia ed Eliseo nella parte inferiore ; nelle volute esterne del
fogliame abbiamo alcuni santi. L’ornato esterno ci ricorda quello di Matteo di Ser Cambio,
come è suo il motivo posto in due tondi, espresso però diversamente, nella parte bassa del
fregio, dove sono due monaci (carmelitani ?) che stanno scrivendo e miniando codici. Si tratta
tuttavia sempre di arte povera. Migliori sono le miniature che stanno in alcuni corali, appar-
tenuti già al convento di San Domenico di Perugia, e che rivelano l’opera e l’influsso di
Sano di Pietro.

Sano o Ansano di Pietro,3 nato nel 1405 e sepolto nel i° novembre del 1481, fu pit-
tore e miniatore attivissimo. Nella sua operosità artistica è il rappresentante maggiore della
scuola originata dal Sassetta. Le caratteristiche del suo stile sono facilmente riconoscibili.
Le sue teste, rotondeggianti, deficienti nelle prominenze frontali e troppo pesami per corpi
esili, hanno gli occhi a mandorla, sbarrati, colla pupilla troppo grande, il naso grosso e la
bocca tumida. I panneggiamenti si svolgono in pieghe sinuose segnate di nero, secondo l’uso
calligrafico, di disegno corretto, ma pesante. Come miniatore lavorò in Siena per il Duomo
nel 1445, in compagnia di M° Andrea Battiloro, un Salterio, presentemente mutilo, nell’anti-
fonario n. 15 e nel graduale T. ed I.4

Nel 1459 miniava per 1 monaci di Monte Oliveto di Siena s un Salterio, che secondo la

1 Presentemente alla Biblioteca comunale di Perugia.

2 Corale 66 (membran. 0,56 X 0,39) di fogli 275.
Contiene 38 lettere di pennello in stile florale, e 20 let-
tere di varia grandezza, con figure pure a pennello.
Il codice subì due numerazioni nei fogli : la prima in
inchiostro rosso, la seconda, molto più tarda, in nero.

3 Su Sano di Pietro, Cfr. Hermanin, Un trittico di
Sano di Pietro a Bo/sena (Rassegna d’arte senese, 11,

1906) ; L’Zdekàuer, Sano di Pietro e messer Cione
di Rovi conte di Lattaia (Arte antica senese, aprile-

ottobre 1904, voi. 1); Cavalcaseli^ e Crowf., Storia
della pittura in Italia, voi. IX, Firenze, Le Mounier,
1902; Misciatelli, Una tavola sconosciuta di Sano
di Pietro (Rassegna d’arte senese, li, 1907).

4 Cfr. Documenti Senesi, cit. voi. II, pag. 382, 383,
3«5-

3 Cfr. P. Lugano, Corali e minii di Monte Oliveto
Maggiore a Chiusi (Roma, 19 n); Di Cocco, I corali
miniati di Monte Oliveto Maggiore conservati nella
Cattedrale di Chiusi (Bollettino d'arte, 1910, pag. 458).
 
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