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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 15.1912

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Fasc. 2
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Schmarsow, August: Domenico Veneziano, [2]
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https://doi.org/10.11588/diglit.24139#0124

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A UG UST SCHMAR SO IV

nellesco rappresenta uno strano compromesso con le costruzioni gotiche, che ci maraviglierebbe se
venisse attribuita ai compagni più vicini del grande fondatore della Rinascita, quali Masaccio e
Paolo Uccello, ma che troviamo già, con una forma simile, in Masolino. L’effetto vivace di
queste forme, che salgono insieme concentricamente sotto la luce che piove dall’alto, è un’at
trattiva pittorica che non poteva riuscire se non a un diligente osservatore di tali contrasti e
a un tecnico esperto come Domenico Veneziano, e che manifesta decisamente il maestro di
Piero della Francesca.

Immediatamente congiunta con le figure muliebri della volta è l’altra lunetta con la nascita
di Maria, dove noi scorgiamo figure di età e di condizioni diverse, ma tutte femminili. Anche
qui, data l’elevatezza del luogo, l’azione principale si svolge in primo piano, e il secondo piano
è presentato con un’espediente speciale: rialzando la stanza della puerpera sopra alcuni gradini
e ponendo il luogo del letto per metà all’aperto. La camera da letto infatti è data solo dalla
scena che si apre sul davanti dove la matrona, in vestito e velo, giacente sotto le coperte, sta
in questo momento alzandosi per lavarsi le mani nella catinella, mentre una fantesca le versa
dell’acqua e un’altra s’avvicina affaccendata, alzando un vassoio con cibi e bevande per presen-
tarlo alla padrona. Tutti questi oggetti domestici, la bottiglia, la brocca e i panni di tela rica-
mati ai capi, come pure i motivi della vita borghese tratti dalla realtà e riprodotti con coscien-
ziosa nitidezza son quali possiamo aspettarceli dopo aver osservato la tavola di Santa Lucia.
La stanza, con i muri ricoperti da un panno a triplice ordine di scudetti, suppone la stanza
della puerpera nel desco da parto del Masaccio a Berlino ed è essa stessa un presupposto di
una simile rappresentazione di Domenico Ghirlandaio, quale ci appare nelle pitture della leg-
genda di Santa Fina in San Gemignano e nel cenacolo d’Ognissanti a Firenze, dove egli ci si
mostra fedel successore dell’altro Domenico. La congiunzione tra i due piani del quadro è data dalla
scala a sinistra per cui, con passo prudente e il velo svolazzante su la testa, discende la premurosa
amministratrice della casa, per recare altri doni dalla cucina e dalle cantine. Poiché qua giù seggono
le bonnes della neonata che hanno messo in fasce dopo averle fatto il bagno. La nutrice con la
piccina in braccio siede sul gradino dinanzi al letto ; l’altra fantesca è accoccolata in terra con i gomiti
su le ginocchia, di profilo a destra e fa un gesto verso le visitatrici che arrivano e già entrano
curiosamente. Da destra viene innanzi una giovinetta che porta paste ed ova in un piatto
coperto da un tovagliolo, ed è seguita da tre nobili dame, una più giovane riccamente abbi-
gliata e altre due con il loro manto su la testa, le quali già si rallegrano alla vista della bambina
lungamente desiderata nella casa di Gioacchino, conservando però il dignitoso portamento del-
l’alta società fiorentina d’allora; e sembrano figure reali tratte dall’ambiente frequentato dal-
l’artista, come quei giudici nei loro cappucci di pelliccia e i canonici del duomo di Prato nella
Disputa di S. Stefano. Il confronto più stretto che s’offre spontaneamente guardando le tre teste
in profilo delle aristocratiche parenti, come pure quelle delle fantesche e della nutrice, è con le
figure femminili della tavola di Santa Lucia e con la Madonna di Londra : specialmente con
Santa Lucia stessa e la Madonna col Bambino sotto il portico ogivale preceduto da una gradinata.

Anche qui si riconosce abbastanza chiaramente che l’artista si viene liberando dalla tradi-
zione trecentistica. Specialmente le fantesche ci mostrano il ben conosciuto gruppo trecentesco,
le cui figure però che si avvicinano assai ai rilievi di Lorenzo Ghiberti e alle sculture di Nanni
d’Antonio di Banco ; e la premurosa massaia su la scala tradisce, con tutto il desiderio di
plasmare le forme anche attraverso il vestito, un certo atteggiamento accompagnato da una
diseguale disposizione delle pieghe, come osserviamo negli affreschi verde-grigi di Paolo Uccello
nel chiostro di Santa Maria Novella. Ma tale parentela con la più ideale arte gotica assicura
anche a questa composizione un pregio in confronto con la troppo diligente minuziosità ed
imitazione da stoffe, del Baldovinetti e del Pollaiolo. Le dame con i loro manti a strascico
dalle pieghe fluttuanti, derivano direttamente da Masolino. Ma esse non hanno un’abbigliatura
tanto pretenziosa come quella che Masolino aveva dato all’Erodiade in Castiglion d’Olona. Così
il sentimento di gioia per la venuta della bambina, pur essendo festoso e vivo, si manifesta senza
esuberanza, tanto nelle dame quanto nelle fantesche, mentre il lieto lume del sole rischiara
 
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