Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 15.1912

DOI Heft:
Fasc. 2
DOI Artikel:
Serafini, Alberto: Ricerche sulla miniatura umbra
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.24139#0136

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
IÓO

ALBERTO SERAFINI

poteva, con le sole sue forze, sciogliere le molte difficoltà prodottegli dalla diversità dei
personaggi.

Questo esempio di miniatura nelliana in Perugia è abbastanza tardo e non rappresenta forse
che una tendenza personale del miniatore, mentre pare che tra le varie botteghe di Perugia
qualcuna abbia dovuto far capo a Benedetto Bonfigli (14201496). Ebbe questo pittore tutte le
abitudini del miniatore, sebbene non saprebbesi a lui attribuire alcuna opera determinata
di minio.

Sembra tuttavia abbastanza sicuro che il miniatore del Cod. Vat. Lat. 3421 prenda le
sue inspirazioni dall’opera del Bonfigli, si da doverlo credere un suo seguace. Il fregio mar-
ginale di foglio I (fig. 2) è quello solito di rame bianche partenti da un vaso centrale2 su di
un fondo azzurro in gran parte, e, solo per un po’, verde e rosso scuro. I quattro putti del
lato inferiore5 sono di una grande vivacità di disegno. Nella lettera iniziale il San Girolamo
ha il viso ben disegnato: dal soprabito rosso si intravedono le maniche bianche con risvolti
verdi. Il muro, di un colore non molto gradevole, che chiude la scena a modo di stilobate
lascia scorgere al disopra e da una fenestrella e dalla porta il paese a fini, alti cipressi: il
leggendario leone mostra la sua testa robusta fra il leggio e la porta.

Pare che la miniatura abbia per l’umidità molto sofferto nei colori, che danno l’impres-
sione di uno stemperamento. Allo stato attuale ne abbiamo abbastanza però per pensare che
il nostro miniatore ha potuto inspirarsi nel San Girolamo della tavola della Pietà condotta
nel 1469 per la Chiesa di San Pietro di Perugia.4 Quella tavola che fu già colla tradizione
attribuita dal Passavant al Bonfigli, e, dal Cavalcasene ad un artista più debole del Bonfigli,
è finalmente data ad un seguace di questi: Nicola del Priore.s Peraltro la miniatura ci ricorda
un altro San Girolamo di Matteo di Giovanni6 opera tuttavia piena di dignità e ricca di det-
tagli: e che il nostro miniatore fosse ancora sotto influssi senesi è dimostrato dal San Damaso
del fol. 212, dove si ha proprio l’impressione di una copia da un decadente senese della
seconda metà del secolo XV, con la carne terrea ed i colori buttati a caso. È notabile il con-
trasto, anche in questo foglio, di due angeli nel fregio marginale, forti, ben disegnati, sebbene
in tutto l’insieme la miniatura sia ancor meno finita della precedente. Sembra che chi ebbe
l’incarico di decorare il volume non conoscesse la tecnica della miniatura, così che disegnati
i fregi e dati i colori fondamentali tralasciasse per stanchezza l’opera.

Molto più corretto di questi e migliore seguace del Bonfigli è un anonimo miniatore che
ha lavorato nel corale E di Montemorcino.7 Il San Stefano di carta 62 dimostra nell’artista

dei miniatori uno degli Oddi fino dal principio del 1400
(cfr. Spoglio del Mariotti). E poi assodato che il co-
dice della comunale perugina, appartenuto al convento
di San Francesco al monte, è quello da cui sono de-
rivati gli altri ed il suo autore lo compose verso il 1480
al tempo di Papa Sisto IV. La copia del convento
di Monteluce è del secolo xvi, e le altre del secolo xv
verso la fine. L’Ansidei sostenne altra volta la priorità
del cod. di Norcia su quello di Perugia (cfr. V. Ansidei ,
Le miniature alla Mostra d’antica Arte Umbra, in
Augusta Perusia, an. 1907, pag. 78).

1 Vat. Lat. 342 Cod. Membr. della metà del se-
colo xv (cfr. per la descrizione del codice : Vattasso
e P'ranchi dei Cavalieri, Codices Vaticani Lat.,
an. 1902, tomo I, pag. 245).

2 Motivo, come vedremo, prediletto ai miniatori um-
bri di derivazione Ferrarese.

3 Esiste certamente un’affinità tra questi putti ed
un angelo che fugge sostenendo un festone di foglie

e frutta, attribuito a Pierantonio Mezzastris, e che sta
nello strombo a sinistra dell’intradosso della finestra
nella parete d’ingresso di Santa Maria in Campis
(Foligno).

(Vedine una riproduzione in Boll, d’Arte, anno 1911,
fase. III-IV, pag. 96; cfr. G. Cristofari, Appunti
critici sulla scuola Folignate).

4 La pittura, che sta in cattiva luce tra la Cappella
Vibi ed il Coro, contiene la Vergine che sulle ginoc-
chia sostiene il corpo morto del Divin Figlio, ed amo-
rosamente lo bacia : a destra è rappresentato San Leo:
nardo ed a sinistra San Girolamo che tutto intento
a’suoi studi sembra ignaro della scena di dolore che
a lui si svolge vicino.

s Secondo recenti studi del conte Luigi Manzoni.

6 Cfr. Rassegna d’arte, anno 1904, pag. 151. E di
proprietà dell’avv. Cecconi di Firenze.

7 Libro Corale E «Antifonario». Cod. Membr. di
165 fogli (0.42X0.59) dove sono avvenute aggiunte
 
Annotationen