I I 2
ALBERTO SERAFINI
Nel riquadro inferiore è figurata la Crocifissione: e qui i ricordi dell’Alunno in questo
piccolo maestro sono molto più evidenti, e basta pensare per persuadersene alla tavola di
Niccolò di Liberatore che sta a Bastia, ed alla Crocefissione di Santa Maria in Campis, e ad
un’altra del Duomo di Foligno. Solo il paese è diverso: rimane esso sempre quello stesso,
arido, dei miniatori ritardatari della scuola di Gubbio, e che certamente Benozzo Gozzoli aveva
rimesso in moda, e che anche il Bonfigli aveva conservato.
Negli altri due riquadri intermedi il miniatore rimane ancora inferiore al già fatto, pro-
babilmente perchè gli mancavano modelli da imitare; solo nel San Paolo della lettera iniziale,
tuttoché primitivo, arriva con un disegno abbastanza buono a darci una figura di aspetto
solenne. Primitive sono anche le figure di
alcuni profeti a mezzo busto, posti fra il
fogliame del fregio, e con nelle mani spie-
gata una bandella dove è scritto il loro
nome.
La miniatura di questo piccolo mae-
stro è interessante perchè ci mostra un’altra
estrinsicazione dell’ arte Umbra circa il
1470: diversa, sebbene affine a quella che
si impernia a Perugia in Pierantonio di
Nicolò e nei Caporali. Più importante sa-
rebbe se invece di quelle lievi e dubbie
influenze che abbiamo notate, maggiori
fossero stati gli ammaestramenti appresi
dalle opere di Piero della Francesca.
Ma per fortuna vi è un artista del
Ciclo Urbinate, che se non è inferiore
per la tecnica come miniatore, a quelli già
ricordati, seppe anche essere seguace delle
forme di Piero. A lui appartiene la minia-
tura del Cod. Ut'b. Lat. 410.1
Piero dei Franceschi o della Fran
cesca (1415-1492) il primo vero e grande
maestro della Scuola Umbra, .non potevi
infatti colle sue opere non influenzare an-
che qualche miniatore che lavorasse alla
Corte di Federico di Montefeltro, sia in
Gubbio che ad Urbino. Nel 145 I dipinge
nella Chiesa di San Francesco di Rimini il
Malatesta ginocchioni avanti al suo patrono
San Sigismondo re di Borgogna; e poco prima del 1466 Piero è ad Urbino e vi eseguisce
quell’opera squisita e profonda, che sono i due ritratti dei duchi. Accenno a queste opere,
perchè sono specialmente quelle di-cui è evidentissimo l’influsso nel miniatore dell’Urb. Lat. 410.
Il codice è sottoscritto da un FRANCESCO DA TOLENTINO ;2 ma non si sa se egli sia il sem-
plice amanuense, ovvero anche il miniatore. Anche la data precisa della miniatura non è deter-
Fh
io — Seguace di Piero della Francesca (an. 1466 ?)
Roma, Bibl. Vatic. — Cod. Urb. Lat. 410.
sione, non ostante certe esagerazioni di proporzioni e
di disegno è lavoro indiscutibile della prima maniera
di Nicolò (cfr. Rassegna d’Arte, 1911, gennaio).
1 Cfr. La descrizione del Codice in Stornaiolo : Co-
dices Urbinates Latini. Roma, 1902, tom. I, pag. 423.
2 Cfr. la nota di cart. 207 : « Huic autern Cyri Poe-
diae idem Franciscus Philelfus eques auratus Laurea-
tusque poeta extremam imposuit manum Mediolani
ad XI Kal. Octobr. anno a natali christiano millesimo
quadringentesimo sexagesimo septimo, Franciscus To-
lentinas ».
ALBERTO SERAFINI
Nel riquadro inferiore è figurata la Crocifissione: e qui i ricordi dell’Alunno in questo
piccolo maestro sono molto più evidenti, e basta pensare per persuadersene alla tavola di
Niccolò di Liberatore che sta a Bastia, ed alla Crocefissione di Santa Maria in Campis, e ad
un’altra del Duomo di Foligno. Solo il paese è diverso: rimane esso sempre quello stesso,
arido, dei miniatori ritardatari della scuola di Gubbio, e che certamente Benozzo Gozzoli aveva
rimesso in moda, e che anche il Bonfigli aveva conservato.
Negli altri due riquadri intermedi il miniatore rimane ancora inferiore al già fatto, pro-
babilmente perchè gli mancavano modelli da imitare; solo nel San Paolo della lettera iniziale,
tuttoché primitivo, arriva con un disegno abbastanza buono a darci una figura di aspetto
solenne. Primitive sono anche le figure di
alcuni profeti a mezzo busto, posti fra il
fogliame del fregio, e con nelle mani spie-
gata una bandella dove è scritto il loro
nome.
La miniatura di questo piccolo mae-
stro è interessante perchè ci mostra un’altra
estrinsicazione dell’ arte Umbra circa il
1470: diversa, sebbene affine a quella che
si impernia a Perugia in Pierantonio di
Nicolò e nei Caporali. Più importante sa-
rebbe se invece di quelle lievi e dubbie
influenze che abbiamo notate, maggiori
fossero stati gli ammaestramenti appresi
dalle opere di Piero della Francesca.
Ma per fortuna vi è un artista del
Ciclo Urbinate, che se non è inferiore
per la tecnica come miniatore, a quelli già
ricordati, seppe anche essere seguace delle
forme di Piero. A lui appartiene la minia-
tura del Cod. Ut'b. Lat. 410.1
Piero dei Franceschi o della Fran
cesca (1415-1492) il primo vero e grande
maestro della Scuola Umbra, .non potevi
infatti colle sue opere non influenzare an-
che qualche miniatore che lavorasse alla
Corte di Federico di Montefeltro, sia in
Gubbio che ad Urbino. Nel 145 I dipinge
nella Chiesa di San Francesco di Rimini il
Malatesta ginocchioni avanti al suo patrono
San Sigismondo re di Borgogna; e poco prima del 1466 Piero è ad Urbino e vi eseguisce
quell’opera squisita e profonda, che sono i due ritratti dei duchi. Accenno a queste opere,
perchè sono specialmente quelle di-cui è evidentissimo l’influsso nel miniatore dell’Urb. Lat. 410.
Il codice è sottoscritto da un FRANCESCO DA TOLENTINO ;2 ma non si sa se egli sia il sem-
plice amanuense, ovvero anche il miniatore. Anche la data precisa della miniatura non è deter-
Fh
io — Seguace di Piero della Francesca (an. 1466 ?)
Roma, Bibl. Vatic. — Cod. Urb. Lat. 410.
sione, non ostante certe esagerazioni di proporzioni e
di disegno è lavoro indiscutibile della prima maniera
di Nicolò (cfr. Rassegna d’Arte, 1911, gennaio).
1 Cfr. La descrizione del Codice in Stornaiolo : Co-
dices Urbinates Latini. Roma, 1902, tom. I, pag. 423.
2 Cfr. la nota di cart. 207 : « Huic autern Cyri Poe-
diae idem Franciscus Philelfus eques auratus Laurea-
tusque poeta extremam imposuit manum Mediolani
ad XI Kal. Octobr. anno a natali christiano millesimo
quadringentesimo sexagesimo septimo, Franciscus To-
lentinas ».