Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 15.1912

DOI Heft:
Fasc. 4
DOI Artikel:
Il catalogo Mond: Volume II
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.24139#0308

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
264

C. J. FF.

leonardesca» l’anno 1501; bensì un periodo di tempo più avanzato che va sino al 1513 e
forse più in là ancora. Osserviamo poi che il Richter crede probabile che il quadro del Louvre
sia stato eseguito dal « creato Milanese » ricordato dal De Beatis come compagno di Leonardo
ad Amboise; ma questo «creato» non può essere, ci pare, altri che Francesco Melzi; e nes-
suno finora, ha mai ardito proporre che il Melzi autore tradizionale del Vertumno e Pomona di
Berlino, sia anche autore della Vergine con la Sanf Anna del Louvre. Non vogliamo neppure
attribuire una tale intenzione al Richter, benché le sue parole intorno al « creato » possano
condurre a questa falsa conclusione. È da supporre che egli sospetti in questo misterioso
« creato », un pittore diverso dal Melzi e della cui presenza ad Amboise non abbiamo traccia
o notizia documentata. L’incantevole Madonna del Luini, già ricordata quando parlammo di
Polidoro da Lanciano, si ispira alla leggenda raccolta da Fra Domenico Cavalca sull’incontro
nel deserto di San Giov. Battista con la Vergine e col Bambino. Il Richter lo ritiene un esempio
caratteristico della fase giovanile e puramente milanese dell’arte luinesca, diversa assai dal-
l’arte del suo secondo periodo, cioè dopo il 1510, periodo spiccatamente leonardesco. Per
ragioni stilistiche egli mette questo quadro vicino agli affreschi di San Giorgio in Palazzo a
Milano, e specialmente alla composizione della Lamentatio Christi, dove lo scarlatto brillante
del drappeggiamento di Nicodemo, trova il suo riscontro nel vestito della Vergine del quadro
Mond e la maniera di disegnare i capelli è pure eguale in ambedue le composizioni. Nel
quadro Mond prevale un colorito forte : rosso-succoso e luminoso, con tendenza allo scarlatto ;
azzurro-grigiastro col giallo caldo dell’arancio. L’incarnato ha un tono d’avorio nella Madonna,
d’argento nei due bambini. Una finezza meravigliosa si osserva nel tratteggiamento del primo
piano, dove si potrebbero classificare botanicamente tutti i fiori che crescono nell’erba. Una
caratteristica che si trova tanto negli affreschi di San Giorgio, quanto nella Madonna di Casa
Mond è il panneggio che copre alcune teste a guisa di cappuccio.

Non vi può essere dubbio sul tempo' in cui fu dipinto l’altro quadro del Luini apparte-
nente alla Collezione e rappresentante Santa Caterina che legge, fra due putti alati reggenti
la palma e la ruota, simboli del suo martirio, perchè essa è una delle composizioni più spic-
catamente leonardesche che si conoscano del pittore. Se non erriamo, una simile composi-
zione nell’Eremitaggio di Pietroburgo fu sempre tenuta per originale, finché un eguale dipinto,
apparso in un negozio di Londra, fu riconosciuto opera indubitata del Luini, della quale il quadro
russo si dimostrò essere una copia. La composizione fa pensare, secondo il Richter, alle Sibille
della Sistina, perchè rappresenta anch’essa una figura di donna posta fra due putti. Il para-
gone, alquanto forzato e artificioso, offre all’autore l’opportunità di fare delle riflessioni sulla
diversità degli ideali che ispirarono queste due opere, e di mostrare la grande differenza nella
concezione di Michelangelo e di Leonardo. Noi l’avremmo vista grandissima, immensa, seia
volta della Sistina fosse stata data da decorare a Leonardo invece che a Michelangelo. Nelle
mani « del grande ed infelice solitario » la trattazione della storia morale dell’uomo, divenne
l’epopea della sua caduta; la tragedia si fece sempre più cupa e terribile sino a toccare il
culmine nella catastrofe dello spaventoso Ultimo Giudizio. Il concetto di Leonardo sarebbe stato
assolutamente diverso; « egli avrebbe tratteggiata la storia dello sviluppo progressivo dell’uomo
fino al suo completo e perfetto raggiungimento della natura divina, con uno spirito e con una
concezione più serena e tranquilla».

Poco attraente anzi diremo quasi brutta, è la composizione della Venere che più propria-
mente è da ritenersi, secondo il Richter, il ritratto di una dama d’alta condizione. In essa
non abbiamo nulla di ideale o di poetico ; vi manca assolutamente l’incanto e la grazia squi-
sita delle figure femminili che vediamo nelle composizioni della Villa Pelucca, e che dimo-
strano la perizia del Luini anche nei soggetti che di solito non sono trattati da lui, pittore
più che altro religioso. L’artista nella composizione di Casa Mond, ha riprodotto tutti i difetti,
o almeno le brutture del modello nelle mani, nei piedi e in altri dettagli; la testa invece, è
molto viva e nell’espressione vera e intelligente; rivela le qualità brillanti del Luini come
ritrattista, così evidenti nei ritratti de’ suoi affreschi di Milano e d’altrove, e in quella perla
 
Annotationen