Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 15.1912

DOI Heft:
Fasc. 4
DOI Artikel:
Il catalogo Mond: Volume II
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.24139#0310

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
266

C. /• F P.

invece, a quelli del Savoldo e del Romanino. Gaudenzio Ferrari è come tutti sanno, pittore
schiettamente lombardo, ma ci rincresce che per lui, come anche per il Luini, il critico
tedesco non ci insegni qualche cosa nuova e autorevole sullo sviluppo artistico, o piuttosto
sul tirocinio artistico, di quei due pittori, ancora avvolti nel mistero. Le ricerche archivistiche
schiariranno questi punti e noi speriamo che anche in questo campo gioveranno le indagini
intraprese dal giudice Biscaro negli archivi di Milano.

Lo stesso si può dire delle notizie date dall’autore intorno a Pierfrancesco Sacelli, perchè
tutto ciò che egli ci insegna è, che < le date 1512 e 1527 si trovano sulle sue pitture; fuori
di questo nulla si sa della sua cronologia». Però qui bisogna dire che il Richter non conosce
bene la letteratura artistica, perchè le notizie pubblicate dall’Alizeri molti anni fa, sono ric-
chissime per la vita e le opere del Sacelli. ' L’Alizeri prova che il pittore è nato nel 1485 ; che
aveva due fratelli, pittori atich’essi ; che Pierfrancesco, nel 1501, era nella bottega del pittore
genovese Pietro Berengario ; insomma, con le notizie e i documenti delPAlizeri si potrebbe
far tutta la vita del Sacelli, anno per anno, dal 1501 al 1528, quando morì di peste.

Reca dunque meraviglia di leggere nel Catalogo Mond il seguente passo : « Poco si conosce
di Pierfrancesco Sacchi, nè l'anno della sua nascita, nè quello della morte, e neppure una
circostanza qualunque della sua vita, fuori del fatto che egli appartenne alla scuola di Pavia ».
li tempo che qualcuno si occupi seriamente a divulgare le preziose notizie sepolte nei grossi
volumi delPAlizeri, una fonte stupenda di materia avvolta, pur troppo, in una forma quasi
illegibile.

Il quadro della Collezione Mond rappresentante San Paolo, è un saggio prezioso di questo
buono e raro artista. Ne diamo la riproduzione che ci dispensa dal farne la descrizione. Le
ragioni del Richter per spiegare il soggetto sono assai interessanti. La rappresentazione di un
San Paolo che studia, ispirandosi come un San Girolamo, a un Crocifisso, è quasi unica nell’arte.
Il Santo sta scrivendo in lingua greca le parole riguardanti la carità nella ia Epistola ai
Corinti (XIII, 4), perfettamente leggibili nella pittura, e lo scrittoio è ornato con un rilievo
scolpito, di gusto classico rappresentante amorini che conducono un agnello al sacrificio.

Per il tipo tanto diverso a quello solito di San Paolo, e per tutti i dettagli e gli accessori
della composizione, il Richter crede che esso non sia un quadro di soggetto, ma un ritratto,
forse di un qualche studioso dei classici greci, di nome Paolo, devotissimo al suo patrono
e specialmente attratto dall’insegnamento del Santo. Troviamo buone queste idee, perchè
non vi è dubbio che il quadro è di uno che si fece ritrarre coll’emblema di San Paolo,
una spada immensa appoggiata allo scrittoio, l’unica cosa che potrebbe legare il quadro a
quel santo. Il quadro è un esemplare brillante delle migliori qualità del pittore; di una vitalità
impressionante, di una forza di colore magnifica, di un fervore ed espressioni grandissimi. Le
qualità psicologiche paiono legare questo San Paolo alla bella Pietà, firmata e datata 1527,
nella chiesa di Monte Oliveto a Multedo ; qui però il colorito è molto più sobrio ed armo-
nioso che nel quadro Mond, e a noi pare che il San Paolo non appartenga ad un’epoca tanto
progredita, della sua carriera. A Multedo, Sacchi, oltre che di essere un ritrattista valente,
dimostrava di avere, nel suo ultimo periodo, un’arte molto raffinata ed approfondita.

Lo stato del quadro Mond è conservatissimo; secondo l’autore «la sua bella superficie,
a guisa di smalto, coperta di screpolature sottili, fa testimonianza che è assolutamente immune
da qualunque ritocco. » (Pag. 360).

Molto sagaci e suggestivi sono i capitoli sul Sodoma, di cui la Collezione possiede due
lavori di diverse epoche della sua carriera. A prima vista il nome del Sodoma parrebbe poco
giustamente applicato alla dignitosa Madonna col Bambino, seduta davanti ad una tenda, con
fondo di paesaggio a destra. Ma l’ingegnosa spiegazione del Richter prova pienamente, ci
pare, l’attribuzione. La dignità, la monumentalità tragica, non sono certo le caratteristiche
ordinarie di questo pittore. Ma l’autore spiega queste qualità, che a noi riescono nuove nel- 1

1 Vedi Notizia dei professori di disegno nella Liguria, voi. Ili, pag. 139 e seg.
 
Annotationen