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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 15.1912

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Fasc. 5
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Biancale, Michele: Evaristo Baschenis Bergamasco dipintore degli antichi liuti italiani
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https://doi.org/10.11588/diglit.24139#0389

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EVARI STO BASCHE NIS BERGAMASCO

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Cremona, che nei suoi quadri di fiori', che dipingeva con rara evidenza, inserisse anche stru-
menti musicali. Noi non abbiamo visto nulla di tale discepolo del Baschenis.

Un terzo scolaro del maestro è Alfonso Loschi, di cui non si sa se fosse bergamasco;
ma abbiamo visto di lui un quadro di strumenti nel Castello Camozzi a Costa di Mezzate,
presso Bergamo, e ci pare che il Loschi, più del Bettera, abbia compreso l’arte del Baschenis.
Il quadro porta la firma sul dorso d’un libro, e si corrisponde, nella parte destra d’una parete,
ad un altro magnifico quadro del maestro, firmato, in cui, tra strumenti vari, è inserito un
raro motivo di frutti, rappresentato da grandi grappoli d’uva.

Il Loschi sente la qualità del legno, molto più del Bettera, ma non abbastanza fortemente
le forme degli strumenti, di cui veramente il Baschenis è l’unico evocatore, mai più superato.
Anche lui sparge d’una fine polvere la superfice dei legni e la rompe con ditate; ma le
impronte delle dita strisciate sui dorsi lignei non hanno la disposizione che dà loro il maestro :
si dispongono quei segni come le dita d’una mano, rigide e vicine l’una all’altra. I disegni
dei tappeti sono un po’ stentati, anche se non hanno la maniera grossolana di quelli del Bettera.
Le pieghe dei suoi drappi non s’arrotolano a curve dure di corni, come fa il Bettera; ma si
gonfiano. Il Loschi dà ai suoi strumenti un ordine sparso: non ammucchia, ma allarga ; evita
le cataste del Bettera, ma scioglie le sapienti ordinanze del Baschenis. I bracci dei suoi liuti
sono carto'nacei ; le volute sembrano orecchie meschine, senza nervature e senza risalto sui
margini. La pergamena dei suoi libri è scialba, pesanti i nastri, piatte le cartelle musicali,
largo il pentagramma. Ama le tonalità giallicce, un po’ fredde. Un quadro del Loschi si distingue
da uno del Bettera, perchè non rivela mai un disordine così sgraziato e goffo nella disposi-
zione degli strumenti ; la sua composizione sembrerà non ubbidire ad una legge d’armonia e
di ritmo, ma non ci sarà mai la pretesa di voler combinare un gruppo macchinoso, pieno
anche d’elementi diversi. Il Loschi s’è avvicinato più alla semplicità del maestro : parecchi
quadri che non si possono con sicurezza di giudizio attribuire al Baschenis, ma che differi-
scono dalla maniera così chiara, anche se difettosa, del Bettera, debbono attribuirsi al Loschi.
Nessun dei due ebbe quel particolare senso d’eleganza che d’ogni campione dell’arte liutaria
fa nelle tele del Baschenis non so che cosa preziosa. Mancò dunque loro anche l’amore per
l’oggetto rappresentato, non ebbero la forza del disegno, e, meno ancora, la virtù colori-
stica, ignorarono il modo delicato di deporre un violino su d’un tavolo adorno di tappeti
orientali, non seppero creare intorno a loro quell'atmosfera vibrante e sonora, qualità che
furono uniche nel Baschenis e che valgono a togliere il nome suo dalla dimenticanza trise-
colare, dopo un’effimera rinomanza, di cui i contemporanei dell’artista non seppero compren-
dere i veri motivi, che erano al di fuori della tradizione bergamasca del secolo decimosettimo.

Michele Biancale.

Diamo qui un primo elenco delle opere di Evaristo Baschenis, da noi studiate in Bergamo e nel terri-
torio bergamasco. Necessariamente sarà un elenco incompleto, perchè la mia esplorazione, anche se vigile e
larga, nelle case dei nobili e gentili bergamaschi non potè essere definitiva. Per l’attribuzione delle opere al
maestro noterò solo quelle che o sono firmate dal Baschenis o mi sembrano indubbiamente di lui ; quanto
ai discepoli, non avendo potuto insistere con le mie osservazioni sulle differenze tra il Bettera e il Loschi
indicherò indifferentemente come appartenenti alla scuola del Baschenis quelle opere che non mi sembrano
di lui, salvo a citare come del Bettera o del Loschi quelle che portano le loro firme. Tutta quasi la produ-
zione del Baschenis e discepoli è a Bergamo o nel territorio; nelle gallerie pubbliche d’Italia, salvo Milano
che ne ha una, non ci sono opere del Baschenis. A Bruxelles ci sono due quadri d’istrumenti provenienti
dalla collezione di L. Cardon. Qualche indizio ci fa pensare ad una rimessa in valore delle opere del Baschenis.
Ci auguriamo che le non poche opere del maestro che si trovano nelle famiglie private bergamasche non
 
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