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ROBERTO PAPI NI
aiuti di lui (figg. 7 e 9), sia di una importanza grandissima per la datazione della facciata
specialmente se posta in relazione con l’osservazione fatta dal Venturi e dal Fontana riguardo
alle due colonne fiancheggianti la porta maggiore, in tutto simili a quelle della facciata di
San Martino a Lucca.
Nè questa è la sola osservazione che si possa utilmente fare sulla facciata del Duomo
pisano. E facile infatti notare come le famose epigrafi del sarcofago di Bruschetto per il loro
ordine, per la ripetizione di quella che comincia : quod vix mille, per l’essere il sarcofago
murato molto in alto, come in nessun altro esempio di sepolture di tal genere, per tutta la
struttura insomma della tomba medesima, essa non sia che il frutto di un rimaneggiamento,
di una così detta contaminazione di quello che fu in origine il monumento funebre di Bu-
schetto (fig. io).
Per quale ragione infatti il sarcofago sarebbe stato murato così in alto ? Per qual ragione
se non per render leggibile la piccola epigrafe quod vix mille, contenuta nella cartella centrale
Fig. r2 — Abside principale, particolare della sommità del i" ordine
Pisa, Duomo.
del sarcofago e murata poi col sarcofago troppo in alto, la si ripetè in grande sopra una specie
di architrave? Si confrontino i caratteri paleografici della piccola iscrizione con la sua replica in
grande e la cosa apparirà ancora più chiara; che cioè la tomba di Buschetto esistente un tempo
sulla facciata primitiva, fu risparmiata nella demolizione di questa e fu incorporata nella seconda
alterandone la disposizione delle parti.
Esclusa così la sola ragione che poteva far rimanere dubbiosi la presenza della tomba
di Buschetto, vissuto fra l’XI e il XII secolo, sulla facciata — noi non possiamo esitare ad
attribuire la facciata, e quindi il prolungamento in avanti del Duomo, al periodo delle colonne
simili a quelle del San Martino lucchese, al periodo dei capitelli goticizzanti con la chiara
impronta dell’arte di Nicola, al periodo in cui le forme dell'arte romanica ancora fedeli ai
modelli classici si frastagliano, si contorcono, si complicano negli intagli e nelle tarsie, alla
metà insomma del XIII secolo.
Altre numerose osservazioni di piccoli particolari, che non riferiamo qui per amore di
brevità, ma che ognuno, posto sulla buona via, potr.à trovare da sè, ed altre di diverso ordine
che riferiremo in seguito ci hanno confermati nella persuasione che la datazione approssimata
della facciata è sicuramente da porsi intorno al 1250. A quél tempo risale dunque l’epigrafe
ROBERTO PAPI NI
aiuti di lui (figg. 7 e 9), sia di una importanza grandissima per la datazione della facciata
specialmente se posta in relazione con l’osservazione fatta dal Venturi e dal Fontana riguardo
alle due colonne fiancheggianti la porta maggiore, in tutto simili a quelle della facciata di
San Martino a Lucca.
Nè questa è la sola osservazione che si possa utilmente fare sulla facciata del Duomo
pisano. E facile infatti notare come le famose epigrafi del sarcofago di Bruschetto per il loro
ordine, per la ripetizione di quella che comincia : quod vix mille, per l’essere il sarcofago
murato molto in alto, come in nessun altro esempio di sepolture di tal genere, per tutta la
struttura insomma della tomba medesima, essa non sia che il frutto di un rimaneggiamento,
di una così detta contaminazione di quello che fu in origine il monumento funebre di Bu-
schetto (fig. io).
Per quale ragione infatti il sarcofago sarebbe stato murato così in alto ? Per qual ragione
se non per render leggibile la piccola epigrafe quod vix mille, contenuta nella cartella centrale
Fig. r2 — Abside principale, particolare della sommità del i" ordine
Pisa, Duomo.
del sarcofago e murata poi col sarcofago troppo in alto, la si ripetè in grande sopra una specie
di architrave? Si confrontino i caratteri paleografici della piccola iscrizione con la sua replica in
grande e la cosa apparirà ancora più chiara; che cioè la tomba di Buschetto esistente un tempo
sulla facciata primitiva, fu risparmiata nella demolizione di questa e fu incorporata nella seconda
alterandone la disposizione delle parti.
Esclusa così la sola ragione che poteva far rimanere dubbiosi la presenza della tomba
di Buschetto, vissuto fra l’XI e il XII secolo, sulla facciata — noi non possiamo esitare ad
attribuire la facciata, e quindi il prolungamento in avanti del Duomo, al periodo delle colonne
simili a quelle del San Martino lucchese, al periodo dei capitelli goticizzanti con la chiara
impronta dell’arte di Nicola, al periodo in cui le forme dell'arte romanica ancora fedeli ai
modelli classici si frastagliano, si contorcono, si complicano negli intagli e nelle tarsie, alla
metà insomma del XIII secolo.
Altre numerose osservazioni di piccoli particolari, che non riferiamo qui per amore di
brevità, ma che ognuno, posto sulla buona via, potr.à trovare da sè, ed altre di diverso ordine
che riferiremo in seguito ci hanno confermati nella persuasione che la datazione approssimata
della facciata è sicuramente da porsi intorno al 1250. A quél tempo risale dunque l’epigrafe