LA COSTRUZIONE DEL DUOMO DI PISA
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che ricorda Rainaldo,1 non il continuatore immediato di Buschetto ma l’architetto del nuovo
lavoro compiuto a due secoli di distanza dalla fondazione del tempio.
Giuriti ormai a queste conclusioni, può sembrare strano — come è parso sempre agli
storici pisani che, se Buschetto è ricordato spesso nelle carte dell’Opera, altrettanto non
lo sia Rainaldo il cui nome e la cui opera, pur così importanti da meritare un’altissima lode
scolpita nel marmo, sarebbero ricordati solo in una epigrafe e non avrebbero lasciato alcuna
traccia nelle poche carte dell’Opera superstiti di quell’epoca.
Finora però le notizie di Rainaldo erano state cercate invano nel periodo stesso in cui
Fiso 13 — Abside principale. Capitello della prima galleria
Pisa, Duomo.
viveva Buschetto o nel periodo immediatamente successivo, sempre a cagione del solito ragio-
namento non basato — ricordiamolo bene — che sull’epigrafe Hoc opus.
Era dunque in un altro periodò che si dovevano rivolgere le ricerche e più precisamente
verso la metà del XIII secolo come le nostre osservazioni ci avevano fatto supporre. Nel documento
della elezione dell'operaio Guido di Giovanni ricordato nel 1260 e ’6i è usata per la prima volta
la formula: «et prò Communi Pisano concedimus tibi ut ea omnia que a modo facienda
erunt in constructione et reaptatione ipsius ecclesiae (Sancte Marie) et campanilis et sepultuarii
sive mortuarii construendi et domorum ». Era dunque una nuova costruzione ed un riadatta-
mento che si operava nel Duomo mentre si attendeva alla costruzione del campanile e si
stava per iniziare quella del Camposanto; ed era di tale importanza da parlarne nella formula
di elezione dell’Operaio, diversamente da quanto si era fatto sino allora.
Di più il successore di Guido di Giovanni nella carica d’Operaio è proprio un Rainaldo
1 I caratteri paleografici di questa epigrafe sono sebbene un poco imbastardite, delle altre. Si noti la
veramente assai tardi rispetto alle scritture capitali, forma decisamente goticizzante della M e-della E.
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che ricorda Rainaldo,1 non il continuatore immediato di Buschetto ma l’architetto del nuovo
lavoro compiuto a due secoli di distanza dalla fondazione del tempio.
Giuriti ormai a queste conclusioni, può sembrare strano — come è parso sempre agli
storici pisani che, se Buschetto è ricordato spesso nelle carte dell’Opera, altrettanto non
lo sia Rainaldo il cui nome e la cui opera, pur così importanti da meritare un’altissima lode
scolpita nel marmo, sarebbero ricordati solo in una epigrafe e non avrebbero lasciato alcuna
traccia nelle poche carte dell’Opera superstiti di quell’epoca.
Finora però le notizie di Rainaldo erano state cercate invano nel periodo stesso in cui
Fiso 13 — Abside principale. Capitello della prima galleria
Pisa, Duomo.
viveva Buschetto o nel periodo immediatamente successivo, sempre a cagione del solito ragio-
namento non basato — ricordiamolo bene — che sull’epigrafe Hoc opus.
Era dunque in un altro periodò che si dovevano rivolgere le ricerche e più precisamente
verso la metà del XIII secolo come le nostre osservazioni ci avevano fatto supporre. Nel documento
della elezione dell'operaio Guido di Giovanni ricordato nel 1260 e ’6i è usata per la prima volta
la formula: «et prò Communi Pisano concedimus tibi ut ea omnia que a modo facienda
erunt in constructione et reaptatione ipsius ecclesiae (Sancte Marie) et campanilis et sepultuarii
sive mortuarii construendi et domorum ». Era dunque una nuova costruzione ed un riadatta-
mento che si operava nel Duomo mentre si attendeva alla costruzione del campanile e si
stava per iniziare quella del Camposanto; ed era di tale importanza da parlarne nella formula
di elezione dell’Operaio, diversamente da quanto si era fatto sino allora.
Di più il successore di Guido di Giovanni nella carica d’Operaio è proprio un Rainaldo
1 I caratteri paleografici di questa epigrafe sono sebbene un poco imbastardite, delle altre. Si noti la
veramente assai tardi rispetto alle scritture capitali, forma decisamente goticizzante della M e-della E.