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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 15.1912

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Fasc. 5
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Papini, Roberto: La costruzione del Duome di Pisa
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https://doi.org/10.11588/diglit.24139#0410

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3&4

ROBERTO RAPINI

Intorno al 1280, allorché l’Opera inizia la costruzione del Campo Santo, il Duomo dovè esser
compiuto nell’aspetto attuale.1

A conferma di tutto ciò si può ricordare come al tempo della prima costruzione corri-
sponda il fiorire mirabile della potenza di Pisa, gloriosa di vittorie ed opulenta di commerci ;
e si può anche ricordare che appunto intorno al 1250 dovè compiersi quella espiazione imposta
da Alessandro IV ai Pisani come condizione necessaria a togliere loro la scomunica in cui
erano incorsi per aver catturato in mare i legati pontifici. 2 Non sembrerà quindi strano che
dopo questa riconsacrazione i Pisani ponessero mano, oltre che alla costruzione dello Spedale
di Santa Chiara, aH’abbellimento del loro tempio maggiore, da cui gli avvenimenti civili non
potevano ormai più distoglierli essendosi il patrimonio dell’Opera grandemente accresciuto e
consolidato. Infatti, nonostante le turbolenze di un periodo agitato che preparò la caduta di
Pisa dopo la battaglia della Meloria, la rinnovata attività dell’ Opera non si spense ; passò anzi
dalla costruzione del Campanile, fondato nel 1178, al rifacimento del Duomo (1250-70), del
battistero (1278) ed alla edificazione del Camposanto iniziata intorno al 1278.

Fu un periodo fecondissimo di lavoro durante il quale la magnifica piazza prese l’aspetto
che anche oggi mirabilmente conserva.

:]■• *

L’esame delle forme struttive e decorative della Primaziale pisana non può limitarsi però
a tutto ciò che può strettamente servire per la storia della costruzione, ma, compiuta questa,
conviene risalire a varie considerazioni di non lieve importanza.

Abbiamo già notato come nei particolari decorativi delle cornici si notasse un senso di
molto maggior rispetto ai modelli classici nel primo periodo che non nel secondo ; aggiun-
geremo ora che questo senso di maggiore classicità si vede anche evidente nei capitelli del-
l’interno del tempio i quali sono per la massima parte, tanto nella crocera quanto nel più
antico tratto del braccio lungo, ove l’incendio del 1595 li ha rispettati, copiati o imitati con
grandissima fedeltà dai modelli de’ capitelli corinzi o compositi dell’arte classica. Quando,
talora, a quei motivi s’innestano forme nuove, come quelle delle colombe o degli altri animali,
la scultura appare rude e sommaria, eseguita solo con lo scalpello a grandi piani traversati
solo da fossette diritte o curve come, ad esempio, per segnare il contorno delle penne nelle
ali e nel corpo delle colombe.

Nella parte più recente del tempio, invece, tanto nelle navate quanto nei matronei, sulla
facciata, e nell’abside principale sembra che gli artefici non si stanchino mai di tormentare
ogni contorno col trapano, sforacchiando ogni cosa, dando l’apparenza del ricamo od ogni
foglia che si trovi sui capitelli o sulle cornici.

I modelli classici si fan sempre più lontani o, quando sono imitati, divengono ischeletriti
e come corrosi da una lue: le figure di animali e di mostri alati, le teste umane e ferine si
moltiplicano dovunque fra l’acanto; i caulicoli si contorcono rivestendosi di foglie grasse e
carnose.

Infine le tarsie divengono esse pure complicatissime: non più le combinazioni esclusiva-
mente geometriche dei compassi del primo stile, ma l’aggrovigliarsi di tralci, l’intrecciarsi di
meandri e di motivi ricorrenti, l’avvicendarsi di colori mediante le specie piu varie dei marmi,
dei porfidi e dei serpentini. Questo lusso di vegetazione marmorea che appare specialmente

1 Ne è prova evidente il fatto che le gradole, ossia
tutta la gradinata che contorna il Duomo, furono fatte
soltanto durante l’operaiato di Burgundio di Tado
(1282-1319).

2 Muratori, R. It. Script., Cronica l’aria Pisana,
VI, pag. 209; Troncj, Meni, ist., pag. 209; Da

Morrona, Pisa illustrata. Livorno, Marenigh, 1812,
III, pagg. 343-44; S. Mattei, Ecclesiae pisanae hi-
storia, Lucca, 1768, li, pag. 5; Dal Borgo, Dipi,
pis., pag. 21 ; Grassi, Descrizione si. e art. di Pisa.
Pisa, Prosperi, 1836, I, pag. T07.
 
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