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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 15.1912

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Fasc. 6
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Giovannoni, Gustavo: Chiese della seconda metà del Cinquecento in Roma
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https://doi.org/10.11588/diglit.24139#0451

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CHIESE DELLA SECONDA METÀ DEL CINQUECENTO IN ROMA

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l’architrave, tanto che la parte inferiore delle lettere è
semi nascosta dalla calce che chiude le commessure :

GVIDETO . DE . GVIDETI. ARCHITECTOR

L’altra, a caratteri più grandi, è scritta su quattro
linee nel fondo del timpano, a destra del foro rettango-
lare che ne occupa il mezzo :

BARTOLAMEO . DA
CASALE . DE . MO
NEERA . MASTRO .

MVRATORI .

La prima delle due ci interessa ben più della seconda,
poiché non può mettersi in dubbio che essa si riferisca
al vero autore dell’opera. Non che nella fine del Cinque-
cento la figura professionale dell’architetto fosse ancora
completamente uscita dall’ indeterminatezza che ha re-
gnato in tutto il periodo precedente, in cui il titolo era
indifferentemente dato all’artista od all’esecutore mate-
riale, all’appaltatore 1 In Italia siamo sempre stati larghi
di titoli onorifici cortesemente amplificatori. Ma qui non
si tratta di una generica qualifica oziosa, quale sarebbe
per un nome richiamato in un documento, ma di una
diretta affermazione, di una firma autentica posta sul
monumento stesso ; e nel modo istesso che, ad es., l’iscrizione sulla porta della rocca di Ostia
Baccio Pontello fiorentino architecto, o quella sulla facciata di San Bernardino in Aquila,
Cola Amatricius Architector extruxit, non ci lasciano dubbi nel ritenere il Pontelli e Cola
dell’Amatrice autori dei detti edifici, analoga sicurezza ci dà l’esplicita iscrizione di Guidetto
Guidetti a Santa Caterina de’ Lunari.

Questa viene cosi a prender posto tra i rari esempi che ci restano di firme lasciate da
architetti su opere loro : esempi che è strano osservare essere ancora meno frequenti nel
periodo, pur così individualistico, della Rinascenza che non nel Medio Evo. In Roma e nei
suoi dintorni, oltre a queste ora citate della rocca di Ostia e di Santa Caterina de’Furiar!, non
saprei rammentare che quelle di Bartolomeo Ammanato nella loggia interna della villa Giulia,
di Raffaello, segnato colle sole iniziali R. IL, nel cortile del palazzo Caffarelli (poi Vidoni),
di Domenico Fontana sui piedistalli degli obelischi da lui eretti. Nè su altre facciate di
chiese altre iscrizioni analoghe 111’è riuscito trovare, pur dopo accuratissime ricerche fatte
con la fiduciosa speranza data dal primo travamento felice.

Nome completamente nuovo per noi è questo di Guidetto Guidetti, architetto di Santa
Caterina; nome nuovo come ieri era quello di Pietro Rosselli, illustrato dal Gnoli,2 o quello
di Ascanio Antonietto da me accennato relativamente alla rocca di Respampani nel Viter-
bese,3 come lo saranno innumerevoli altri allorché la storia dell’Architettura nel Rinasci-
mento sarà oggetto di regolari indagini più che di brillanti dissertazioni.

Fig. 3 — Vista dell’angolo
di Santa Caterina de’ Funari.

1 Così, per citare uno dei più interessanti esempi,
dal Gnoli è stato trovato un documento relativo ad
un « Architector palatii card. S. Georgi» che tutto

fa giudicare riferirsi ad un assuntore dei lavori, non
all’autore, o ad uno degli autori, del palazzo della
Cancelleria.

Senza uscire dalla chiesa di Santa Caterina, nel
Reg. d’Amministrazione del Monastero è notata a

« spese della desia a di 23 febr. 1566 » una somma
di « se. trenta pagati a mro nani architeto, sono per
lo amatonato ho sefziato fato fare denante a la ciesia
sino l’anno 1559 quando era ostaria... ».

2 Cfr. Annuario dell’Associazione fra i. cultori di
Architettura, Roma, 1910-11, pag. 70.

5 Id. Id. Anni 1908-09, pag. 85.
 
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