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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 15.1912

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Fasc. 6
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Galassi, Giuseppe: La scoperta di frammenti d'un'opera primitiva di Raffaello
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https://doi.org/10.11588/diglit.24139#0489

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LA SCOPERTA DI FRAMMENTI D'UN'OPERA PRIMITIVA DI RAFFAELLO 443

* * *

I tre frammenti dell’Incoronazione di San Nicola da Tolentino hanno rivelato il miracolo:
uno di quei miracoli che i geni creano a turbare le norme, stabilite per la moltitudine delle
osservazioni, sulla educazione e sullo sviluppo degli artisti: a diciotto anni Raffaello aveva com-
piuto un’op'era in cui tutta già vigoreggia fresca e pura la sua personalità, sorrisa dal più eletto
fiore di beltà e di gentilezza umana.

L’Eterno Padre venerando, in una gloria di alati serafini, china la testa forte sul petto,
e la barba mollemente piegandosi asseconda il lieve movimento; sotto la grandiosa fronte,
nelle occhiaie profonde, s’abbassano alquanto le palpebre sugli occhi, che sogguardano forse
la corona tenuta con ambe le mani con sovrana grazia. La grandezza e la forza dell’Onnipo-
tente, la mitezza e la bontà del Misericorde sono nel Dio.

A lui da presso, innocente come colomba, candida come giglio, Maria stendeva la bianca
mano, con la corona. Il bruno occhio pensoso ancora par che segua una immagine: e l’imma-
gine da quello sguardo par circondata di infinito amore.

E l’amore eterno ha suscitata la celeste alata creatura che, nell’ancona dispersa, stava a
fianco del Beato. IIAngelo 1 fanciullo volge il capo nella bionda cornice delle chiome ricadenti
sugli omeri; come per guardare qualcosa; e ne’suoi occhi miranti sembra effondersi la gentilezza
dell’anima.

Nelle tre alte creature, fatte d’armonia, è la virginità degli anni giovanili : vi si rispecchia
l’età del genio giovanetto.

^ ^ ^

Gli scrittori che han parlato dei tre frammenti,1 2 hanno voluto dall’esame stilistico di essi
derivar luce sulla educazione artistica di Raffaello. Il Fisétìel non vede se non le tracce della
maniera del Perugino e crede di poter senz’altro negare quella ch’egli chiama la leggenda di
Timoteo della Vite. Il Ricci a sua volta non scorge se non Timoteo della Vite e crede di
poter concludere che Raffaello non ancora erasi trovato a contatto col Perugino.

Ed ha ragione il Ricci nel rilevare i caratteri timoteeschi dell’Angelo: quel particolare
disegno dei volti alquanto ristretto in alto, come non fece mai il Perugino, quel modo speciale
di piegar la testina ecc.; ma tali caratteri non si possono riscontrare nella Madonna e nell’Onni-
potente, che ha riscontro invece coi Padri Eterni dipinti a quel tempo dal Perugino. E nel-
l’Angelo stesso è una morbidezza di contorni, una religiosità nella dolce espressione che non
potè ispirare se non Pier della Pieve.

II giovinetto aveva raccolto, dunque, dai due maestri quanto di meglio essi gli potevano
offrire ; ma aveva già fusi tutti gli elementi della sua educazione, tanto che a stento può distin-
guersi quanto egli abbia tratto dal Perugino, quanto da Timoteo e quanto in fine fosse il frutto
spontaneo del suo genio. La sua personalità nel dipingere l’ancona di San Nicola da Tolentino
si manifestò, così, già indipendente, più ancora di quel che fu poi, quando fece dedizione di
sè alle eleganze peruginesche.

Giuseppe Galassi.

1 Sull 'Angelo di Brescia ha lungamente parlato L’Incoronazione di San Nicola da. Tolentino dì Raf-

Giulio Zappa in Bollettino d’Arte, 1912, fase, II. faello in Bollettino d’Arte, 1912, fase. IX.

2 Cfr. Oskar Fischel, art. cit., e Corrado Ricci,
 
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