LA FORMAZIONE DELLA GALLERIA LA YARD A VENEZIA
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direttore della National Gallery, aveva lasciato il suo posto; e credendosi prossimo a mo-
rire, aveva legato al Layard un ritratto di scuola veneziana da lui ascritto a Giovanni Bel-
lini. QueU’insigne pittore, morto poi nel '78 di 82 anni, è una delle belle figure che s’incon-
trano intorno al Layard. Questi lo stimava grandemente, e giudicava un suo ritratto,
dell’ingegner Pena, sorpassante tutto ciò che fu fatto dopo Reynolds. Per il suo tempe-
ramento indeciso, non finì mai i suoi lavori; come direttore della National Gallery, fu
per la grande accortezza e finezza di giudizio tra i principali fondatori, checché dicessero i
giornali de’ suoi importantissimi acquisti. Negli anni di disfacimento delle collezioni inglesi,
il Boxali e poi il Burton, indecisi sempre prima di procedere ad un acquisto, sicuri quando
vi procedevano, fecero della National Gallery la galleria sovrana d’Europa. Il Layard, come
Moretto: Cristo e il Battista. Venezia, Galleria Layard
membro dei Trustees, li coadiuvò, facendo anche conoscer loro i suggerimenti del Morelli,
ma essi guardavano, studiavano, rispettosi dei suggerimenti, e gelosi della solennità della
National Gallery.
Nella fine del '77, sir Layard portò le sue tende a Costantinopoli, ove stette sino ai
primi mesi dell’ ’8o, anno in cui prese dimora a Ca’ Cappello. Non pensò più ad arric-
chire la Collezione, che dava tanta bellezza alla casa veneziana, e solo per lady Layard
nell’’8i acquistò un ritratto di Rosalba e uno di Pietro Longhi; per ornamento dell’atrio
nel 1892 nove quadri di fiori di Francesco Lavagna, uno segnato da questo nome, i quali
furon venduti dal mosaicista romano Podio, che teneva negozio a San Moisè. Molti dei quadri
furono rimessi in istrada, per essere a Milano riparati di nuovo nello studio Bertini, nel
quale il Cavenaghi accudiva a restauri. Morto il Molteni, lo studio Bertini adunò gli ama-
tori dell’arte, e quindi l’altro di Cavenaghi, che riparò il Montagna, il Gentile Bellini ed
altri quadri. Ma il Layard non accolse nè gl’ incitamenti del Morelli per l’acquisto di un
Marco d’Oggiono della Galleria Manfrin, nè le offerte del quadro del Previtali, del Bor-
L’Arte. XV, 58.
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direttore della National Gallery, aveva lasciato il suo posto; e credendosi prossimo a mo-
rire, aveva legato al Layard un ritratto di scuola veneziana da lui ascritto a Giovanni Bel-
lini. QueU’insigne pittore, morto poi nel '78 di 82 anni, è una delle belle figure che s’incon-
trano intorno al Layard. Questi lo stimava grandemente, e giudicava un suo ritratto,
dell’ingegner Pena, sorpassante tutto ciò che fu fatto dopo Reynolds. Per il suo tempe-
ramento indeciso, non finì mai i suoi lavori; come direttore della National Gallery, fu
per la grande accortezza e finezza di giudizio tra i principali fondatori, checché dicessero i
giornali de’ suoi importantissimi acquisti. Negli anni di disfacimento delle collezioni inglesi,
il Boxali e poi il Burton, indecisi sempre prima di procedere ad un acquisto, sicuri quando
vi procedevano, fecero della National Gallery la galleria sovrana d’Europa. Il Layard, come
Moretto: Cristo e il Battista. Venezia, Galleria Layard
membro dei Trustees, li coadiuvò, facendo anche conoscer loro i suggerimenti del Morelli,
ma essi guardavano, studiavano, rispettosi dei suggerimenti, e gelosi della solennità della
National Gallery.
Nella fine del '77, sir Layard portò le sue tende a Costantinopoli, ove stette sino ai
primi mesi dell’ ’8o, anno in cui prese dimora a Ca’ Cappello. Non pensò più ad arric-
chire la Collezione, che dava tanta bellezza alla casa veneziana, e solo per lady Layard
nell’’8i acquistò un ritratto di Rosalba e uno di Pietro Longhi; per ornamento dell’atrio
nel 1892 nove quadri di fiori di Francesco Lavagna, uno segnato da questo nome, i quali
furon venduti dal mosaicista romano Podio, che teneva negozio a San Moisè. Molti dei quadri
furono rimessi in istrada, per essere a Milano riparati di nuovo nello studio Bertini, nel
quale il Cavenaghi accudiva a restauri. Morto il Molteni, lo studio Bertini adunò gli ama-
tori dell’arte, e quindi l’altro di Cavenaghi, che riparò il Montagna, il Gentile Bellini ed
altri quadri. Ma il Layard non accolse nè gl’ incitamenti del Morelli per l’acquisto di un
Marco d’Oggiono della Galleria Manfrin, nè le offerte del quadro del Previtali, del Bor-
L’Arte. XV, 58.