Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

Bullettino archeologico italiano — 1.1861-1862

DOI issue:
Heft 23 (Mai 1862)
DOI article:
Minervini: Notizia di alcune tombe puteolane, con figure di stucco per ornamento
DOI Page / Citation link: 
https://doi.org/10.11588/diglit.9008#0189

DWork-Logo
Overview
loading ...
Facsimile
0.5
1 cm
facsimile
Scroll
OCR fulltext
— 181 —

ov'erano stati sepolti. E l'antichità ci fornisce pecu-
liarmente gli esempli di oracoli in rapporto co' cra-
nii. Il più famoso è l'oracolo di Orfeo in Lesbo, per
lo quale la recisa lesta vaticinava allorché era inter-
rogata. Della (male tradizione esiste un importante
monumento, che fu da me ampiamente illustrato,
insieme con tutte le particolarità del mito e dell'ora-
colo che ad esso si riferiscono (bulica, areh. napol.
an. VII, tav. 1, 2; pag. 33 segg.). Richiamai allora
la mirabile narrazione di Flegonte Tralliano, per la
quale il capo di Publio, che dicesi sacro, vaticinava
a'soldati. Onde fu eretto un tempio ad Apollo, e"
edilicata un'ara, ove giaceva la testa (cap. 3, infine).
Ricordai pure che nelle tradizioni scandinave tro-
vasi qualche cosa di somigliante. 1 Vani recidono il
capo di Mimerò e lo inviano a Odino. Favoleggia-
vasi che il teschio imbalsamato predicesse il futuro
allo stesso guerriero (Trova storia d'Italia t. I, pag.
945, 947). Questi fatti sono da riferire alla necyo-
manlia, che fu pure appellata necromanzia. Si han-
no esempli antichissimi di queste evocazioni di
morti, le quali senza dubbio avevano strettissima
relazione colle tombe. Il sig. Maury in una sua
recente opera ha osservato cha la divinazione per
mezzo de' morti costituiva una vera operazione ma-
gica {la magic et V astrologie dans ianliq. et au
moyen age pag. 59, 60). Sovviene a tutti la celebre
neciomanlia di Ulisse, della quale esistono monu-
menti figurati; e sulla quale rimandiamo a ciò che
altrove dicemmo nell'antica serie del bullett. arch.
napol. an. I, pag. 100 segg. a proposito di un ma-
gnifico vaso di Pisticci.che fu più recentemente pub-
blicato con una novella dichiarazione del dottissimo
cav. Welcker {annali deìl'Ist. 1845). Troviamo non
poche volte notizia di essersi pratticata la necro-
manzia presso i Romani. Ciò si rammenta di Appio
l'amico di Cicerone (Cicer. Tusc. quaesl. I, 16; de
divin. I, 58); di Vatinio (Cicer. contra Votiti. 6), di
Libone Druso (Tacit. annoi. IJ. 28), di Nerone (Sue-
ton. Ner. 34; Plin. hist. nat. XXX, 5), di Caracalla
(Dion. Cass. LXXVII): senza dire che questa super-
stiziosa usanza esisteva presso gli Etruschi (Clem.
Alex, prolr. p. 11: Theodoret. gr. affect. air. X, p.

950, 954 ap. Oper. t. IV); e che i negromanti era-
no consultati come gli annunziatori della buona ven-
tura (Clem. Rom. recognit. I, p. 494 ed. Coleler.).
Vedi su tutte queste citazioni il lodalo eh. Maury
(op. cit. pag. 60 not. 3). Riesce di particolare im-
portanza uno de' citati luoghi di Cicerone, ove par-
lando di Appio che v£Xoo;j.avTiav faciebat, ricorda il
lago di Averno e le ombre che da esso si evocavano,
le quali in un frammento di Ennio richiamato a pro-
posito diconsi imagines morluorum {Tusc. quaesl. I,
16): il che tanto più è da richiamare per la località
di Pozzuoli tanto vicina a que' funebri siti ed a quel-
le celebri acque dell'Averno le quali mettevano i vivi
in relazione colle ombre de' morti. Queste cose di-
ciamo per osservare che le donne intese a ragionar
co' teschi nell'interno di una tomba può credersi ac-
cennino alla negromanzia, alle divinazioni per mezzo
de'mortije quali erano un'altra superstizione dell'an-
tichità analoga a quella delle imprecazioni per mezzo
de' morti, ma pur differente in quanto all'applicazio-
ne che di queste dissimili evocazioni solevano fare.

In questa ipotesi, sarebbe da spiegare che cosa
dinotino i volumi tenuti dalle donne. Ancha questa
circostanza incontra una facile spiegazione, ove si
riporti ad una divinazione, con un oracolo. Sappia-
mo difatti che in varii oracoli la interrogazione scri-
vevasi sopra una tabella affinchè fosse esattamente
espressa, e potesse confrontarsi colla ricevuta rispo-
sta. Avemmo la occasione d'illustrare questo antico
costume, quando dichiarammo il vaso coll'oracolo
della testa di Orfeo; nel quale monumento appare
un giovinetto che consulta l'oracolo scrivendo la in-
terrogazione sopra una tavoletta (bull. cit. an. VI,
pag. 38). Ricordammo allora che nel delfico oracolo
facevansi al dio le domande, segnando sopra una ta-
voletta ciò che veniva in pensiero agl'interrogatori.
Questa tradizione serbataci dallo Scoliaste di Ari-
stofane (Plut. 39, p. 427 Dùbner) è confermala dal
simile racconto di Plutarco il quale narra di un pre-
fetto della Cilicia, che aveva mandalo ad interroga-
re l'oracolo di Mopso con una tavoletta suggellata,
ove segnata aveva la dimanda (de def. oracul. CXLV
pag. 434). Non sarebbe dunque maraviglioso che
 
Annotationen