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Napoli nobilissima — 1.1892

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U4

NAPOLI NOBILISSIMA

marmoreo il cui fine intaglio a rabeschi e a bassorilievi
ricorda lo stile squisito del Malvito da Como. Appiè de-
gli stipiti son due raffigurazioni d’animali: quella a destra
è la scultura d’un bue, l’altra, a manca, rappresenta un
ariete. L’indicazione dell’epoca di fondazione è incisa pur
abbasso : 1509 : sul fregio, a grandi lettere, ricorre la scritta
dedicatoria: Divo Ciriaco Martyri Conlegium Laniorum. Un
buon quadro del Fischetti è sull’altare e rappresenta, con
effetto di luce artificiale, la nascita di Gesù. Non si sa
nulla delle tele centinate le quali si vedono da canto a
quella del Fischetti : son due ed hanno la storia della vita
del protettore della cappella, S. Ciriaco. Una tavola, repu-
tata opera del XIV secolo, rappresenta la Vergine, in mezza
figura, e sta nella cappella seguente, tra immagini di Santi
di cui una, quella a destra, è tenuta per pittura di scuola
fiamminga. I tre santi a’ quali fu, da principio, dedicato il
tempio sono raffigurati in una tela severa e colorita dello
Stanzioni, sull’altare del cappellone della crociera : sull’altar
maggiore è una tribuna che regge l’organo, un grande
istromento che potrebbe essere quello fabbricato nel 1524
da’ de Nicolò e da Nicola de Rosa, più sopra citati. Ac-
canto alla tribuna è sepolto Pietro Summonte. La lapida
che indicava il sepolcro e sulla quale era incisa la iscri-
zione che il Summonte medesimo scrisse è scomparsa :
bella maniera di restauro! In quel marmo era scritto:
PETRUS . SUMMONTIUS . BONARUM . LITTERARUM
CULTOR . OBSERVANTISS . QUI . VIX . AN . LXIII
MENS . IHI . D . Ili . HOC . MONUMENTUM . SIBI
ET . RAINALDO . PATRI . DULCISS . POSTERISQ.
SUIS . OMNIBUS . DE . SUO . PONENDUM . C.

Vergine. Una Madonnina, dalla parte dell’Evangelo, fu sfre-
giata, racconta il Celano, da un disperato giuocatore « e
dallo sfregio ne uscì sangue vivo. » La storia è compen-
diata in uno di quei curiosi dipinti che si vedono in certe
chiese napoletane e della provincia ove si accorre per chie-
der grazie a una speciale immagine, coronata di tabellette
votive. Ricordo d’aver visto qualcosa di simile alla Ma-
donna dell’Arco: anche qui un giocatore offese la Ma-
donna, scorre anche qui il sangue e, come l’altro di S. Eli-
gio, pur questo giocatore finì sul patibolo la sua vita di-
sperata. C’è dunque una giustizia per codesti empii ico-
noclasti, e bene sta. Ma per i restauratori sullo stampo
dell’Angelini non, dunque, v’è pena di sorta? Non forche,
no : basterebbe frustarli.

Salvatore di Giacomo.

DALLA DARSENA
ALL’IMM ACOL ATELLA

Fermandomi sotto l’arco della porta d’ingresso dell’Ar-
senale di marina, come indica la stampa appresso ripro-
dotta, ho a destra il molo e l’antica chiesetta dei forzati,
o di s. Maria del Rimedio, edificata dagli ufficiali e dalle
squadre delle regie galere.
Essa in origine era una piccola chiesuola fatta di tavole,
e manteneva gli esercizi del culto con « l’elemosine che
« davano li forzati delle loro razioni di biscotto ». In sé-

II famoso dipinto di Cornelio Smet sta nel
cappellone della crociera dell’epistola. È una
tavola rappresentante il Giudizio universale,
copia di quel del Buonarroti, di cui si dice
che lo Smett fosse discepolo. Il Celano ag-
giunge pure, avendolo udito narrare da alcuni
intendenti, che la pittura dello Smet fu ritoc-
cata dal Buonarroti medesimo. Lo Smet, alias
Farrara, era fiammingo : di lui non si sa al-
tro, neppur nel Dictionnaire historique des petn-
tres del Siret, che, tuttavia, dà biografie di
ben diciotto artisti tedeschi e fiamminghi dal
o
cognome Smit. Nè so come sia avvenuto
lo scambio dell’ewe con l’z in principio del
cognome Smet : certo è che molti lo chia-
mano Imet, benché la tavola del Giudizio sia


(Dalle Vedute del Petrini, princ. s. XVIII. — Fotogr. del Marchese G. de Montemayor).

chiaramente firmata : Cornelius Smet me pinxit.
Una tela del Solimene è nell’ultima cappella dedicata a guito « coll’agjunto d’Ufficiali, Forzati, e Schiavi, li quali an-
S. Mauro e rappresenta il santo abate in adorazione della « davano colle Sghiffe di dette Galee in Posillipo a pigliare
 
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