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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 15.1912

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Fasc. 3
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Liebaert, Paul: Miniature Spagnuole
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https://doi.org/10.11588/diglit.24139#0230

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186

P. LIEBAF.RT

Col volgere degli anni l’influenza italiana si fa sempre più preponderante, finché essa
rimane sola ed incontrastata nell’opera degli ultimi miniatori cinquecentisti.1

* * *

Questa dunque l’evoluzione generale della miniatura spagnuola. Ora, un codice della Biblio-
teca Ambrosiana di Milano che porta la segnatura A. J. inferiore ~ offre un esempio tipico
della maniera fiamminga usata dal secondo gruppo di miniatori spagnuoli3 cui abbiamo testé
accennato. Contiene un’opera inedita di Fra Alfonso de Oropesa,4 in latino, intitolata : Lumen
ad revelationem gentium.

L'autore fu generale dell’ordine ieronimito, e tenne quel posto dall’anno 1457 fino a^a
sua morte avvenuta il 28 ottobre 1468. In tale qualità risiedeva a Toledo ove, a domanda
dell’arcivescovo Alfonso de Acugna Carillo (1446-82), compose il presente suo libro. Molti
erano in quel momento fra gli ebrei stabiliti in Spagna, quelli che, per non essere espulsi dal
regno di Castiglia, si convertivano alla religione cattolica. Così almeno la pensavano i cattolici
spagnuoli che mal si accomodavano a queste numerose conversioni. Commosso da tali lagnanze

gnuola non può restringersi alla seconda metà del
secolo xv ed all’epoca susseguente come il Durrieu
sembra affermarlo. I miniatori spagnuoli subivano già
nel secolo precedente, forse per il tramite della scuola
avignonese, l’influsso dei maestri italiani. Sarebbe
appunto un’indagine interessante, e per la storia del-
l’arte assai importante, dividere in due gruppi, per
ricercarne poi il preciso luogo d’origine, i codici spa-
glinoli del Trecento. Sono prodotti di due scuole com-
pletamente diverse, tanto per il genere di scrittura
quanto per lo stile dell’ornamentazione. Taluni pre-
sentano infatti — e saranno fors’anche i più nume-
rosi — una scrittura gotica spezzata che deriva imme-
diatamente dalla littera parisiensis ed offrono allo
stesso tempo miniature che sembrano copie di codici
francesi. Citeremo, per esempio, benché possa datare
dal 1280, il Ms. della Biblioteca Vaticana: Urbinate
latino 539 (General estoria di Alfonso X di Castiglia;
cfr. C. Stornajolo, Codices Urbinati Latini, II, Ro-
mae, 1912, pag. 35). — Ma altri codici si trovano pure
che a prima vista potrebbero scambiarsi per mano-
scritti italiani : la scrittura non è che una delle tante
varietà della littera bononìensis ed anche l’ornato si
ispira a modelli italiani. A provare questo fatto cite-
remo un codice della Biblioteca Vaticana : l’Ottobo-
biano latino 3058. Oltre ad un calendario della chiesa
di Barcellona, contiene costituzioni e privilegi di
detta città. L’ultimo dei privilegi in esso registrati di
prima mano è datato dal 1337 (f. CLX) ; in seguito
vi fu aggiunto d’altra mano un decreto dell’anno 1367,
prova questa che il manoscritto fu eseguito a Barcel-
lona fra gli anni 1337 e 1367. Questa data, che forse
si potrebbe restringere e precisare ancora di più, con-
viene pure alla scrittura ed all’ornamentazione del co-
dice. Diamo qui (fig. 4) un esempio (f. XL) delle nu-
merose miniature del volume. Vi si possono facilmente
scorgere l’imitazione italiana nella scrittura e nell’or-

nato marginale, e l’influsso francese nella miniatura
propriamente detta.

Notando che questi due codici Vaticani, tanto di-
versi e pure ambedue tanto caratteristici, provengono
l’uno probabilmente dalla Castiglia e l’altro invece
dalla Catalogna, sorge spontaneo il dubbiose si debba
attribuire la varietà dello stile alla diversità dell’ori-
gine. La separazione politica dei due regni spagnuoli
avrebbe portato ad una diversità radicale nella loro
arte. La Castiglia avrebbe subito l’influsso dell’arte
francese e l’Aragona quello dei maestri italiani? Sa-
rebbe assai azzardato volere oggi rispondere a tali
quesiti. Per noi ci basterà d'averli formulati.

1 P. Durrieu, op. cit., pag. 307.

2 Codice membranaceo di 522 fogli misuranti mil-
limetri 275 X 200. Scrittura gotica cancelleresca (ba-
starda) di 22 linee la pagina, rigate con una punta di
piombo. Legato con assi di legno, coperte di cuoio.

5 Un altro esempio d’imitazione fiamminga in una
opera spagnuola si ha nel codice Vaticano latino 4804
(Guido de Cauliaco, Inventarium seu Collectarium
Chirurgiae, traduzione spagnuola). È questo un vo-
lume cartaceo di 267 fogli (mm. 338 X 224 in scrit-
tura gotica cancelleresca. Oltre al frontispizio (foglio
di pergamena), con miniatura iniziale e fregio margi-
nale, il codice è ricco d’iniziali istoriate. Il miniatore
di questo codice non appartiene alla stessa scuola del-
l’artista che lavorò nel manoscritto ambrosiano : questo
si sforza d’imitare i modelli della scuola di Vrelant;
nel codice Vaticano invece si scorge l’influenza di
Alessandro Benino. Se ne può concludere che il co-
dice Vaticano data dalla fine del xv secolo.

4 Su Fra Alfonso de Oropesa e sulle sue opere si
consulti Nicolaus Antonius, Bìbliotheca Hispana
Vetus, II, Madrid, 1788, pagg. 292-93. Oropesa: paese
in provincia di Toledo.
 
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