MINIATURE SPAGNUOLE
187
il re Enrico IV (1454-74) prescrisse a tutti i vescovi del suo regno che facessero un'inchiesta
intorno alla sincerità o meno degli ebrei convertiti. L’arcivescovo di Toledo delegò per questa
indagine Alfonso de Oropesa. E bisogna credere che questo rimase bene impressionato della
sincerità dei giudei convertiti, poiché volle scrivere un libro per attestarlo e per rimproverare
ai fedeli la loro intolleranza.
Questo lo scopo e la materia dell’opera col titolo Lumen ad revelationem gentium. Ed il
codice dell’Ambrosiana crediamo non essere altro che l’esemplare cosidetto di dedica/ offerto
dall’autore al suo committente, l’arcivescovo Carillo. Ce lo dice infatti la miniatura che adorna
il frontespizio del libro (fig. 1) e che rappresenta Fra Alfonso inginocchiato dinanzi al suo
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Fig. 3 — Miniatore spaglinolo: Testa di vecchio
Milano, Biblioteca Ambrosiana.
vescovo nell’atto di porgergli l’opera che scrisse a sua domanda. Al f. 7 l’opera s’apre con
questa prefazione: «Incipit praefatio ad reverendissimum patrem ac dominum illustrissimum
dominum Alfonsum Cardilo archiepiscopum toletanum ac hyspaniarum primatem nobilissi-
mum...». Il dono dovette riuscire molto gradito al prelato, oltreché per il contenuto anche
per il lusso materiale del volume. Pare infatti che l’arcivescovo Carillo fosse amante di bei
I Quest’uso di rappresentare al frontespizio d’un
volume l’autore del libro offrendo la sua opera al prin-
cipe, laico o chiesastico che sia, cui la destinava e de-
dicava, invalse specialmente alla corte fiamminga del
duca Filippo di Borgogna.
II miniatore spagnuolo, che s’ispirava a modelli di
questa scuola, seguì tale usanza. Non è però da cre-
dersi che questi libri di lusso siano stati ordinati dagli
scrittori stessi ; furono invece eseguiti per incarico dei
signori che ne avevano fatto richiesta agli autori, e
sono da ritenersi come 1 ’editio princeps die veni va poi
dallo scrittore con qualche solennità offerta al suo me-
cenate.
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il re Enrico IV (1454-74) prescrisse a tutti i vescovi del suo regno che facessero un'inchiesta
intorno alla sincerità o meno degli ebrei convertiti. L’arcivescovo di Toledo delegò per questa
indagine Alfonso de Oropesa. E bisogna credere che questo rimase bene impressionato della
sincerità dei giudei convertiti, poiché volle scrivere un libro per attestarlo e per rimproverare
ai fedeli la loro intolleranza.
Questo lo scopo e la materia dell’opera col titolo Lumen ad revelationem gentium. Ed il
codice dell’Ambrosiana crediamo non essere altro che l’esemplare cosidetto di dedica/ offerto
dall’autore al suo committente, l’arcivescovo Carillo. Ce lo dice infatti la miniatura che adorna
il frontespizio del libro (fig. 1) e che rappresenta Fra Alfonso inginocchiato dinanzi al suo
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Fig. 3 — Miniatore spaglinolo: Testa di vecchio
Milano, Biblioteca Ambrosiana.
vescovo nell’atto di porgergli l’opera che scrisse a sua domanda. Al f. 7 l’opera s’apre con
questa prefazione: «Incipit praefatio ad reverendissimum patrem ac dominum illustrissimum
dominum Alfonsum Cardilo archiepiscopum toletanum ac hyspaniarum primatem nobilissi-
mum...». Il dono dovette riuscire molto gradito al prelato, oltreché per il contenuto anche
per il lusso materiale del volume. Pare infatti che l’arcivescovo Carillo fosse amante di bei
I Quest’uso di rappresentare al frontespizio d’un
volume l’autore del libro offrendo la sua opera al prin-
cipe, laico o chiesastico che sia, cui la destinava e de-
dicava, invalse specialmente alla corte fiamminga del
duca Filippo di Borgogna.
II miniatore spagnuolo, che s’ispirava a modelli di
questa scuola, seguì tale usanza. Non è però da cre-
dersi che questi libri di lusso siano stati ordinati dagli
scrittori stessi ; furono invece eseguiti per incarico dei
signori che ne avevano fatto richiesta agli autori, e
sono da ritenersi come 1 ’editio princeps die veni va poi
dallo scrittore con qualche solennità offerta al suo me-
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