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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 15.1912

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Fasc. 4
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Serafini, Alberto: Ricerche sulla miniatura umbra: Secoli XIV-XVI
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https://doi.org/10.11588/diglit.24139#0286

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242

ALBERTO SERAFINI

peruginesco che aveva assunto delle abitudini signorelliane. Il viso scarno espressivo del Davide
pregante (fig. 3) nella lettera A di carta 4, ha qualche riscontro per qualche poco nel San-
t’Onofrio del quadro della Cattedrale di Perugia, e con altre simili figure delle opere di Luca:
si noti la straordinaria tensione dei muscoli e dei nervi, l’attitudine del capo, ed il movimento
del corpo e delle braccia, e si sarà persuasi che non per nulla aveva il Signoreili, neH’Umbria,
fatto alleanza col Perugino. Ma è bene tuttavia ricordare che questa figura ha anche molte
affinità con l’arte peruginesca, e, basta, per convincersene, riscontrarla con la figura centrale
dello studio del Perugino, che doveva servire per la tavola dell’Ascensione di Cristo esistente
nella Cattedrale di San Sepolcro. È esso il disegno 406 esposto alla Galleria degli Uffizi nella
cornice 251.1 Chi possa essere questo maestro ci viene suggerito da un’opera pittorica,—che
ha non poche analogie con questa miniatura, e che è precisamente opera di uno, che mentre
ebbe dapprima appunto comune col Perugino l’educazione nell'arte di Antonio del Poliamolo, e
di Piero della Francesca, assunse quindi in seguito spiccati caratteri signorelliani, — vale a dire
dal San Girolamo nel deserto 2 * di Bartolomeo della Gatta.

Appartiene, infatti, al grande triumvirato artistico che rinnovò l’arte umbra, anche Piero
d’Antonio Dei, chiamato erroneamente Bartolomeo della Gatta. Nato nel 1448 5 due anni
dopo il Perugino, solo nel 1468 cominciò a dipingere figure grandi, come ci narra il Vasari,
che lo credeva in quell’anno già avanzato in età, al contrario del vero. Nel 1479 era ad
Arezzo, ma in quell’anno già da molto tempo doveva aver conosciuto Piero della Francesca
ed esserne stato scolaro e seguace; ed un poco più tardi è a Loreto a lavorare col Signoreili
e col Perugino.4 I vecchi commentatori del Vasari, non conoscendo il vero nome del maestro,
hanno creduto questi un artista creato dalla fantasia vasariana s e quindi hanno trascurato, a
torto, quanto egli ci narrava sul primo periodo della vita artistica di Bartolomeo. Fu egli,
scrive il Vasari, « nella sua giovinezza... miniatore singolare... comedi ciò possono far fede
le miniature lavorate da lui per i monaci di Santa Fiora e Lucilla nella Badia di Arezzo, ed
in particolare un Messale che fu donato a Papa Sisto,6 nel quale era nella prima carta delle
segrete una passione di Cristo bellissima, e quelle parimente sono di sua mano che sono in

1 Cfr. Pasquale Nerino Ferri, Disegni del Pe-
rugino per il Cenacolo di Foligno, in Miscellanea
d’arie, anno 1903. Firenze, pag. 124.

2 II San Girolamo ìlei deserto è ora esistente nella
sagristia del Duomo di Arezzo. (Fotografia Anderson
17340).

J Cfr. Mancini C., Il pittore D. Bartolomeo della
Gatta aveva nome Piero Dei e nacque nel 1448. ( Ri-
vista d’arte, Firenze, anno 1904, pag. 82). Secondo
invece le notizie del Vasari, Bartolomeo sarebbe morto
di 83 anni, e quindi dovrebbe credersi il 1408 come
anno di nascita del maestro. Ma chi conosce il Va-
sari sa che l’esattezza, e specialmente quella crono-
logica, non era il suo forte.

4 Cfr. Ad. Venturi, Luca Signoreili, il Perugino
e Pier d’Antonio Dei a Loreto, (in Arte, 1911, fasci-
colo IV).

s Cfr. Vasari, Le Vite... con le note del Milanesi.
Tom. III. Firenze, 1878, pag. 227 e seg.

6 Per quanto io lo abbia ricercato non mi è stato
possibile di ritrovare questo messale. Appresi invece
dall’Inventario-catalogo (ms. parte II, fogl. 420) che
il Cod. Latino, ottob. 2919, secondo una notizia scritta
nel foglio di guardia del Codice, era stato miniato da
Bartolomeo della Gatta. Non si capisce l’origine di

questa notizia, che ci viene data in una scrittura più
recente del detto Codice. (Membran. in-8° di fogl. 299
del sec. xv). Esso è un Breviarium Romanae Curiae,
ed è ricchissimo di fantasiose miniature ; ma ancorché
l’artista sia un italiano — del che dubito fortemente,
essendovi tutti i caratteri dell’arte nordica - non può
essere certamente Bartolomeo, dell’arte del quale ab-
biamo amplissimo confronto nelle grandi opere pitto-
riche.

Il Cod. Ottoboniano della Biblioteca Vaticana, po-
trebbe invece essere creduta un’opera di miniatore
francese, od almeno una imitazione ben riuscita delle
decorazioni miniate, appartenenti ad un gruppo di
codici abbastanza numeroso, e le cui date certe vanno
dal 1422 al 1450. I codici principali di questo gruppo,
e che sarebbero opera indubitata di bottega parigina
del 20 quarto del sec. xv, sono il ms. Add. 18850 del
Brit. Museum Londra (cfr. Hebert, llluminated
Manuscripts. Londra i9ii,pag. 273, tav. 41); il Bre-
viario Lat. 17294 della Bibl. Nazionale a Parigi (con-
fronta Primitifs Frane., II, n. 106), che tuttavia è di
un’epoca più tarda del precedente ; Le Ore Sobiescki
(cfr. New. Paleog. Society, tav. 94, 95, 96, 194, 195.
Burlington Fin Ar. Club, n. 209, tav. 134) che sono
alla Windsor Castle Library.
 
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