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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 15.1912

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Fasc. 4
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Serafini, Alberto: Ricerche sulla miniatura umbra: Secoli XIV-XVI
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https://doi.org/10.11588/diglit.24139#0305

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RICERCHIi SULLA MINIATURA CAI ERA

26,1

l’identico modo, con gli stessi difetti di disegno, di tenere con una mano il libro delle regole
e con l’altra il pastorale.

L’ ultimo miniatore che si ricordi come appartenente alla generazione peruginesca in Perugia
è Giovanni Battista Caporali. Figlio di Bartolomeo Caporali nacque nel 1476 e fu ascrittto
alla matricola dei pittori nel 1497.1 Fu tra coloro che si adusarono alla scuola di Pietro della
Pieve, ma tra i condiscepoli perugini Mariano di Ser Eusterio, Berto di Giovanni, Lattanzio
di Giovanni, Eusebio di San Giorgio, Giov. Francesco Ciambelli (o Scambella) egli rimane un
artista di ben poco valore, sebbene abbia preteso di essere anche architetto, scrittore d’arte
e poeta.1 Lavorò almeno una volta insieme col Pinturicchio, collaborando nella tavola del-
l’Incoronazione della Vergine, ora alla Pinacoteca Vaticana.3 Nel 1525 dipingeva in una delle
sale del Palazzo Municipale perugino per incarico dei Priori, una scena4 che doveva perpetuare
la memoria della vendetta che la città aveva preso dei rusticani, arditisi ribellare al Comune;
ed il Caporali si valse del medesimo concetto che aveva espresso su tale argomento nel libro
delle Riformanze dello stesso anno, o dell’anno prima.5 La miniatura che ora vi esiste (fig. 17)
è tuttavia dimostrazione di un’arte molto scadente, e della scarsa conoscenza della tecnica
miniaria (di cui si andavano sempre più smarrendo le regole in quel tempo) in chi 1’ ha com-
piuta; e non sapremmo davvero attribuirla a Giov. Battista Caporali, per quanto potesse essere
un artista di scarso valore.

Se non si può negare dunque, come conseguenza dell’esame delle miniature fin qui stu-
diate, l’esistenza di una scuola regionale umbra peruginesca, che ebbe principio nell’ultimo
quarto del sec. XV dal contatto avvenuto, per opera di Pietro Vannucci, coll’arte fiorentina,
si deve tuttavia ammettere che esisterono nell’ Umbria dei miniatori che pur dovendosi com-
prendere nel gruppo umbro-fiorentino si accostarono a forme di maestri diversi da quelli da
cui apprese Piero della Pieve. Così si deve credere di un miniatore umbro-toscano che ha
lavorato nella famosa Bibbia Urbinate, e propriamente nel volume secondo. Anzitutto noto
che l’esame delle miniature di questo volume della Bibbia Urbinate mi ha persuaso che
si tratta dell’opera di miniatori umbri, come già in parte abbiamo visto.6 E probabile che
la ragione di un giudizio diverso, dato fin qui,7 sia stata la persuasione che noi . avessimo
nella Bibbia un prodotto indubitato di artisti fiorentini che lavoravano per conto di Vespa-
siano di Bisticci; ma se vi è cosa poco sicura è questa. Vespasiano medesimo nella città di
Federico di Montefeltro mentre parla di questa Bibbia non accenna in alcun modo a quanto
egli vi avrebbe fatto operare in Firenze: e ciò è tanto più strano dato il carattere del biblio-
pola fiorentino;8 mentre poi gli esplicit dello scriba sono riferibili più naturalmente, in verità,
al testo, solo nel primo volume si parla di Firenze e non nel secondo.9 * il Sappiamo del resto
che nella Corte Urbinate vi era una specie di bottega dove scrittori e miniatori preparavano

1 È segnato per Porta Eburnea, ed il suo nome
trovasi notato dopo quello del padre.

2 Tradusse Vitruvio e lo corredò di commenti ; se
ne vantò, ma non disse di essere stato un plagiario!
(Il libro fu stampato dal Bigazzini a Perugia nel 1535).

5 Secondo i documenti pubb da Ad. Rossi (che li
rinvenne nell’Archivio notarile di Umbertide) ciò av-
venne nel 1504.

4 Ma di cui ancora non restano traccie.

5 Annali decemvirati dal 1522 al 1526. Il fronte-
spizio miniato del 1522 è a carta 213. (Cod. mem-
branaceo dell’epoca 0,48 X 0,33).

Secondo 1’ Allgemeines Lexicon der Bildenden
Kunstler (cfr. voi. 5, pag. 546) del Thieme, il Ca-
porali avrebbe miniato anche nell’annale decemvirale

dell’anno 1553.

6 Cfr. Arte, 1912, pag.

7 Cfr. Her manin F., La Bibbia latina di Federico
di Montefeltro, in Arte, 1898, pag. 256.

8 Ecco il passo in questione : « La Bibbia, libro
eccellentissimo hallo fatto fare in due volumi istoriati,
tanto ricco e degno quanto dire si potesse, coperta di
broccato d’oro, fornito d’ariento ricchissimamente».
(Cfr. Vespasiano da Bisticci, Vita di uomini il-
lustri, Firenze, 1859, pag. 96).

s Lo scriba della Bibbia fu Ugo Comminelli Fran-

cigena, che pone il suo esplicit in ambedue i volumi,

il primo dei quali fu finito in Firenze al 26 di feb-
braio 1476; il secondo fu terminato (senza specifica-
zione di luogo) il 12 giugno 1478,
 
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