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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 15.1912

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Fasc. 6
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Calosso, Achille Bertini: La mostra storico-artistica del Campanile di San Marco nel Palazzo Ducale di Venezia
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https://doi.org/10.11588/diglit.24139#0492

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446

ACHILLE BERLINI CALOSSO

laterali, con cui Pieretto Bianco, esaltando II Risveglio di Venezia nella sala centrale del Palazzo
dell’Esposizione internazionale di Belle Arti, ha voluto memorare il Campanile risorgente dalle
sue rovine.

Se la raccolta di opere d’arte, fra cui è buon numero di stampe che ricordano soprattutto
feste celebrate durante la Repubblica, esalta il vecchio Campanile e quasi lo eleva a simbolo
rappresentativo della vita di Venezia, la mostra dei documenti storici ci permette di seguirne
passo passo la vita e l’iconografia, ed ha il merito di farci sostare dubbiosi su vecchie tra-
dizioni generalmente ammesse, di presentare alla nostra mente ipotesi nuove su taluni pro-
blemi della sua storia, principalmente su quello, ancora così incerto, della prima origine.

Fotografie di documenti e di vecchi racconti di cronache, di antiche figurazioni del mo-
numento nelle sue vicende e nei suoi differenti aspetti, ci mostrano ordinatamente tutto ciò
che la tradizione scritta od il documento grafico hanno al riguardo fatto pervenire fino a noi.

Fig\ 2 — Scuola di Pietro Lombardo : Adorazione dei Pastori.

Dal più antico documento in cui sia fatta menzione del Campanile, un istrumento di svin-
colo d’ipoteca del gennaio 1151 — il così detto documento Basilio, al quale si deve una nuova
arditissima congettura sulla data originaria e sulla forma primitiva del monumento 1 — sino
ai fasti del Campanile durante gli anni del Risorgimento nazionale ed alle sue vicende ancor

1 F. Saccardo, Il primo Campanile di S. Marco
nella sua forma bizantina. Venezia, 1912. L’autore,
basandosi sopratutto sull’interpretazione del documento
Basilio, mostra come sia malfida la tradizione delle
cronache più recenti che assegnano al dogado di Pietro
Tribuno (888-912) le fondazioni del Campanile, e ne
fanno terminare la costruzione sotto il doge Tribuno
Memmo nel 985, e come sia quindi da dar fede alle
cronache del doge Andrea Dandolo e del patriarca
Giovanni Tiepolo che ne fanno cominciare la costru-
zione sotto Domenico Morosini nel 1150, e terminare
sotto il successore Vitale Michiel II. A questa nuova
tradizione che si tenta d’instaurare col conforto di una
critica minuziosa e sagace porge conferma la scritta —-
riproduzione d’altra più antica — che nella Sala del
Maggior Consiglio è attorno al ritratto del doge Dome-
nico Morosini : Sub me admirandi operis Campanile
Sancii Marci construitur. Mentre poi il documento in

parola presenta i fratelli Pietro e Giovanni Basilio
quali costruttori del Campanile, almeno nella parte
superiore, offre ancora all’esame attento del Sac-
cardo indicazioni sufficienti perchè egli possa arguirne
— e, bisogna pur dirlo, con qualche fondatezza —
che il campanile primitivo era di minori proporzioni,
e terminava a cupola. Doveva, insomma, essere una
torre bizantina, poco più alta delle cupole di San
Marco, e della quale nella Basilica il mosaico del xii
secolo che nel braccio destro del transetto, sopra la
porta del Tesoro, raffigura l’invenzione ed il recupero
del corpo di San Marco ci dà una fedele riproduzione
nella torre bruna.

Una precisa documentazione archivistica ed icono-
grafica permette al visitatore della ìdrstra di seguire
passo passo il Saccardo nelle sue indagini e nelle sue
conclusioni.
 
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