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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 15.1912

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Fasc. 6
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Calosso, Achille Bertini: La mostra storico-artistica del Campanile di San Marco nel Palazzo Ducale di Venezia
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https://doi.org/10.11588/diglit.24139#0494

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448

ACHILLE BERLINI CALO SSO

Alcuni frammenti di decorazione architettonica riuniti insieme (fig. i) fanno pensare con
molta verosimiglianza ad una possibile balaustra nella parte superiore del Campanile, avanti
che maestro Bartolomeo Buon nel 1514 vi desse la forma che possiamo chiamare definitiva.
Ben più notevoli però sono i frammenti di due festoni marmorei ch’erano tra gl’intercolunni
nella Loggetta del Sansovino, chè nel rovescio presentano bassorilievi della fine del Quattro-
cento, o dei primissimi anni del Cinquecento.

Nonostante i danni prodotti dal crollo, i due frammenti hanno un’importanza considere-
volissima, e possono senza difficoltà essere ritenuti opera dell’officina di Pietro Lombardo, e
venir con profitto paragonati alle opere di questo scultore e dei suoi seguaci nella Cappella
Giustinian in San Francesco della Vigna di Venezia.1

Uno dei due frammenti raffigura XAdorazione dei Pastori (fig. 2), l’altro VAscendane (fig. 3);
un calco in gesso (fig. 4) che di questo secondo frammento trovasi nella Sopraintendenza ai
monumenti di Venezia (è stato eseguito nel 1881, allorché il rilievo fu messo temporaneamente
in luce per lavori di restauro) ci mostra che buono era lo stato di conservazione di queste
lastre allorché — nuovamente scolpite sull’altra faccia — vennero impiegate come materiale
marmoreo nella decorazione della Loggetta.

La rovina del Campanile e la riedificazione sono illustrate del pari con attenta cura, e
anche qui la documentazione precisa permette — con utile dello studioso — di seguire passo
passo ogni tentativo, ogni discussione, ogni fase dei lavori. Vedute diverse della piazza e pano-
rami della città prima e dòpo il crollo, modelli e rilievi, fotografie delle macerie e dei resti,
dell’ inizio e della successiva condotta dei lavori s’alternano con ricordi del compianto per la
caduta, dell’ inchiesta sulle cause e sulle responsabilità, dei pochi contrari avvisi che tentarono
opporsi al plebiscito generale per la riedificazione, della polemica sui gradoni, delle analisi dei
materiali. Insieme, un ricco campionario di marmi mostra con quanto amore siasi ricercato il
materiale occorrente a far risorgere nella grazia della sua policromia la Loggetta, e un modello
ridotto ammaestra sulla struttura e sulla funzione del ponte mobile ideato dall’ ing. Daniele
Donghi, membro della benemerita Commissione tecnico-artistica: a questo ponte, che può essere
assai utilmente impiegato in restauri o costruzioni di campanili e torri, si deve in non piccola
parte il sollecito compimento dei lavori. Una buona serie di fotografie ancora, e di calchi,
presenta le statue della Loggetta e i mirabili cancelli del Gai avanti e dopo il crollo, e dopo
il restauro ; la bellissima Madonna in terracotta dorata del Sansovino, risuscitata dai suoi mille
e seicento pezzi mercè l’opera attentissima di Pietro Zei è qui nell'originale, ed ogni amatore
di cose belle ha conforto nel vedere questa scultura insigne — per quanto malauguratamente
la testa e in parte le gambe della figura di san Giovanni Battista, siano andate perdute —
restituita a vita novella.

La felice inspirazione di Corrado Ricci è stata degnamente tradotta in atto dalla Commis-
sione ordinatrice della Mostra, cui fu preposto Gaetano Moretti. Ritornate al loro luogo le opere
d’arte prestate per dar lustro alla raccolta, e sfrondata questa di poche cose superflue, aventi
un carattere troppo assoluto e ristretto di attualità, tutti gli oggetti così amorosamente adunati —
frammenti, calchi, riproduzioni, modelli, stampe, copie di documenti — dovranno essere conser-
vati, insieme con la raccolta delle 77o fotografie dei lavori eseguite dall’Ufficio tecnico straor-
dinario e con ricordi della solenne inaugurazione del monumento risorto, in una pubblica
collezione di Venezia, o al Museo Archeologico in Palazzo Ducale, o al Museo Civico nel
Fondaco de’ Turchi.

Raccolte storiche, come questa che è di base alla Mostra del Campanile, hanno un’impor-
tanza che trascende assai la semplice storia esterna del monumento cui si riferiscono : tutt’una
serie di vicende d’arte ne rimane illuminata, e, in questo caso particolare, vi trova la sua
degnissima esaltazione un’impresa di fede e di coraggio che non dev’essere dimenticata.

Achille Bertini Calosso.

1 A. Venturi, Storia dell’Arte italiana, VI, La scultura del Quattrocento. Milano, 1908, pp. 1091-1092.
 
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