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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 15.1912

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Fasc. 3
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Bolletino bibliografico
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https://doi.org/10.11588/diglit.24139#0269

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BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO

225

perciò di uno schematismo e colorito convenzionale. Ma tut-
tavia a differenza del ritratto egiziano, che era essenzial-
mente funeraria, quello pompeiano, eseguito da un modello
vivente era fatto per i vivi e quindi con pose meno solenni
e fisionomie rappresentate anche allo stato attivo. Così nei
primi anni dell’ Era Cristiana la concezione del ritratto si
concretizzava in una sorta di manierismo che durante il
Medioevo doveva poi essere spinto agli ultimi eccessi, to-
gliendo ogni parvenza di realtà alle figure che vorrebbero
essere ritratti. Così almeno vorrebbe dimostrare (per altro
molto brevemente dato il molto materiale disponibile) l’au-
tore nell’ultimo capitolo, dove si tratta del ritratto nei tempi
cristiani partendo dall’iconografia cemeteriale romana arri-
vando fino alle decorazioni musive e miniate dei sec. xn
e xill.

Il Griineisen in questo suo lavoro ha dimostrato buona
conoscenza del materiale e molta diligenza, sebbene la preoc-
cupazione della tesi l’abbia fatto venire a conclusioni che
ellenisti di professione (cfr. Arte, 1912, pag. 152) non sono
disposti ad accettare. (a. j).

107. Studniczka (Franz), Das Bi/dnis Ciceros;
ein Vorschlag zur Deutung der vermeintHchen Buste
des Niccolò da Uzzano. — Lipsia, 1911.

Dal confronto con la medaglia del figlio di Ciceroue, cre-
duta nel Rinascimento immagine del Padre, e con alcune
rappresentazioni da questa derivate nel Rinascimento, lo
Studniczka trae l’ipotesi che il famoso busto, creduto di
Niccolò da lizzano, sia una figura di M. Tullio Cicerone (?).

O- sS

108. Thayer Hoebrook (Richard), Portraits of
Dante.— Londra, 1911, pag. 262, con 43 illustrazioni.

In questa ricca opera vengono studiati i ritratti di Dante
dal tempo di Giotto a quello di Raffaello mettendo a con-
tribuzione tutto il materiale, che a conoscenza dell’A. era
nelle miniature dei codici, negli affreschi, nelle sculture, nelle
incisioni. Premesse alcune osservazioni preliminari sull’auten-
ticità, ed il valore documentario degli antichi ritratti, i li-
miti naturali di queste ricerche, ecc*, ed avere accennato
alle fonti scritte sulle quali possiamo attingere, in tanti di-
stinti capitoli ci parla 1’ Holbrook delle Ossa di Dante, della
Maschera Torrigiani e delle altre simili, della effigie di Dante
per opera di Piero Lombardo nella Tomba di Ravenna, del
busto di Napoli attribuito (senza ragione) a Donatello, delle
miniature dei codici Riccardiano 1040 e Palatino 320, del
Dante (Kirkup) scoperto nel 1840, e di quello della Cap-
pella della Maddalena al Bargello (Giotto?), degli altri ritratti
in Santa Croce, nella Cappella Strozzi (And. Orcagna), nel
Duomo di Firenze (Domenico di Michelino), nella Comedia
del Landino (Botticelli), nel Duomo d’Orvieto (L. Signo-
relli). Nella vasta rassegna ha modo l’autore di aggiungere
e discutere tutte le altre effigi dantesche sparse per V Italia
e nei musei finendo col ritratto che Raffaello fa di Dante
nella Disputa del Sacramento. Al termine del libro immedia-
tamente prima dell’ampia bibliografia, e posto inoltre un ca-
talogo decrittivo degli altri ritratti, più o meno supposti di
Dante, antichi e moderni. (a. s.).

Architettura.

109. Berta (E.), Monumenti storici ed artistici del
Canton Ticino. Fase. I : IIarchitettura Romanica nella
Leveniina. — Lugano, 1912.

Il fatto che anche in recenti pubblicazioni generali sul-
l’architettura romanica e lombarda nessuno studioso si oc-
cupò dei monumenti, di quell’arte, esistenti nel Canton Ti-
cino; il desiderio di richiamare l’attenzione dei giovani sui
caratteri dell’arte tradizionale; e, la volontà di preparare ai
venturi studiosi dell’arte ticinese un vasto materiale, hanno
spinto il Dipartimento della pubblica istruzione del Canton
Ticino a questa bella pubblicazione che verrà diretta dalla
locale Commissione dei monumenti e dal Berta. L’intenzione
è ottima, e non si può che essere'larghi di lode ed’inco -
raggiamento in questo lavoro, che già fin dal primo fascicolo
si presenta con bella veste tipografica e nitide riproduzioni.
Le prime nove tavole sono state dedicate alla chiesa di San
Nicolao di Giornico (sec. xn?), che viene illustrata in tutti
i suoi particolari; nelle rimanenti tavole sono riprodotte le
chiese dei SS. Pietro e Paolo in Quinto, di San Siro in
Mairengo, di Santa Maria di Castello a Giornico, ed i cam-
panili delle primitive chiese romaniche di Prato, Quinto,
Airolo, Chiggiogna. Buona è pure l’idea di aggiungere le
piantine e gli spaccati degli edifici. (a. s.).

no. Cavazzocca Mazzanti (Vittorio), La Pieve
di Cisano di Gardesana. — Verona, 1911.

La Pieve di Cisano è fra i migliori avanzi dell’arte ro-
manica, che ancora si conservano sulla sponda veronese del
lago di Garda. Dell’antica chiesa un restauro del 1851 ha
lasciato intatta la torre campanaria (la cui parte bassa è forse
sincrona alla chiesa primitiva oggi scomparsa), ed ha abba-
stanza conservata la facciata, che è costituita da ciottoloni
posti a spina di pesce alternati ogni tanto da una doppia
fila di mattoni, ed ha sopra la porta principale un pseudo
protiro, e superiormente ed ai lati, delle finestrelle a stretta
strombatura. La chiesa fu ricostruita probabilmente nel se-
colo xir usufruendo dei materiali del sec. X. Del sec. x in-
fatti devono ritenersi le intèressanti frammentarie sculture
che troviamo sia nella facciata che in altre parti della chiesa,
eccetto forse tre pietre scolpite che possono credersi del-
l’vili e ix secolo. Questi più antichi frammenti corrispon-
dono ad altri conservati nel cortile della Canonica e che li
fanno supporre lavori di una maestranza comacina, forse di
ritorno dall’Adriatico, che inspirandosi alle sculture raven-
nati ha lavorato sia a Cisano come a Sirmione e a Villa-
lanova. Tutto questo è detto con molta chiarezza dall’A. che
con diligenza ha raccolto tutte le notizie che gli furono pos-
sibili nella sua descrizione accurata della Pieve di Cisano.

{a. s.).

in. Escher (Konrad), Barock und Klassizismus.
— Lipsia, 1911, pag. 182 e tav. 22.

È un’opera, questa dell’ Escher, che non può essere as-
solutamente trascurata dagli studiosi della storia dell’archi-
tettura in Roma durante il XVII ed il xvm secolo. Premesse
alcune notizie generali sul Barocco, esamina quale fu l’in-

L’Arte. XV, 29.
 
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