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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 15.1912

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Fasc. 4
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Serafini, Alberto: Ricerche sulla miniatura umbra: Secoli XIV-XVI
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https://doi.org/10.11588/diglit.24139#0284

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ALBERTO SERAFINI

opera miniata autentica di Pietro Vannucci! È da ricordarsi che il Vasari fa del suo povero
Pietro miniatore un discepolo di Stefano da Zevio : è dunque un artista che appartiene alla
prima metà del Quattrocento, e che perciò deve avere una tecnica impossibile a confondersi
con quella del Vannucci. Ciò mi preme di constatare, perchè si tratta della notizia su di una
miniatura, che ha una perfetta analogia di composizione, con quella della miniatura Vaticana. 1

Questa crocefissione della Biblioteca Vaticana è senza firma (ma vi fu con tutta probabilità
cancellata); ed intorno ad essa vari sono i pareri. Chi ne è l’autoref II Perugino, o, il Pintu-
riechio, ovvero un seguace abilissimo?

Adolfo Venturi l’attribuisce al Perugino, ed è coerente con la sua teoria sull’evoluzione
artistica del maestro. Oltre di che vediamo in questa miniatura un particolare curioso, speciale
di tecnica, che ha riscontro solamente in alcune tavolette dei miracoli di San Bernardino, ora
alla Pinacoteca di Perugia: le pieghe terminano tutte con un ingrossamento, un nodo siste-
maticamente ; ciò non è stato mai notato nel Pinturicchio. Se le tavolette Sono del Perugino,
ed il Venturi rafferma, anche la miniatura probabilissimamente è sua. Rafforzano questa attri-
buzione: il fatto che anche qui, come nel codice di Londra, abbiamo riprodotta in miniatura
una delle composizioni più ripetute ed amate dal maestro; il pensare che un'altra miniatura
simile esiste, o, esisteva firmata; il disegno schiettamente peruginesco che ha riscontro in
tutte le crocifissioni di Piero, che noi conosciamo; 2 il fatto che la miniatura di Londra è unita
ad un codice, da cui in origine era distaccata, come con tutta probabilità è avvenuto anche
per la miniatura del Codice Vaticano.

Stilisticamente questa crocefissione della Biblioteca Vaticana è difficile non attribuire al
Perugino (fig. 2); — sebbene, data la personalità del maestro, ci sembri che nella miniatura
manchi qualche cosa — poiché a nessun altro pittore umbro può essere attribuita con molta
probabilità, eccetto forse al Pinturicchio,3 * 5 che tuttavia conosciamo sempre difettoso nella pro-

1 Disgraziatamente i commentatori del Vasari non
ci dicono nè dove nè quando fu da loro visto questo
oflìziolo della Madonna. Il chiarissimo signor Donati,
direttore della Bib. Civ. di Siena, da me pregato, ha
voluto gentilmente cercare a questo scopo fra le schede
Milanesi, purtroppo infruttuosamente, quanto era detto
su questo uffiziolo. Non è perciò che a sperare sul
caso per rintracciarlo !

2 Anche il quadretto della Galleria Borghese (n. 377),
rappresentante il San Girolamo che adora il Crocifisso,
e San Cristoforo col Bambino sulle spalle, ha raffi-
natezze di miniatore, ed anche questa sarebbe un’opera
della giovinezza del Perugino, ma anteriore alla minia-
tura Vaticana. È da notarsi anche in esso il sistema-
tico raggruppare dei monti a stalagmiti, su cui cre-

scono erbe ed arbusti, e le riminiscenze poiloiolesche
che si spiegano con l’educazione del Perugino a Fi-

renze.

5 Era già composto questo mio studio, quando è
uscita in luce l’edizione italiana del Pinturicchio di Cor-
rado Ricci (Perugia, 1912), dove è data (cfr. lìg. 13)
senza esitazione la miniatura Vaticana (che nel suddetto
volume per la prima volta è pubblicata) a Bernardino di
Betto detto il Pinturicchio. È forse soverchio il mio ar-
dire nel non accettare l’opinione dell’autorevole critico?
Ho esposto le ragioni per cui io propendo per l’attribu-
zione al Perugino ; non nascondo tuttavia che gravi dif-
coltà si oppongono a che questa determinazione di au-

tore sia accettata senza discussione; ma maggiori a parer
mio sono le obbiezioni per il nome del Pinturicchio.
Il polittico infatti della Pinacoteca di Perugia - l’opera
che più avrebbe affinità con la miniatura — ci mostra
come il Pinturicchio sfuggisse le difficoltà della pro-
spettiva, ed il suo paesaggio è mancante della deter-
minazione dei gradi di distanza e meno elaborato; ed
il Vermiglioli medesimo, che tanto ha fatto per ria-
bilitare la fama del pittore, dice il suo paesaggio un
po’ ineschino. 11 paesaggio invece della miniatura ricco,
intonato, è rigorosamente prospettico e di una grande
finezza. Tra le figure poi, il Cristo morto della ci-
masa del polittico di Santa Maria dei Fossi è condotto
con maggior debolezza, di tratto che non nella minia-
tura, mentre poi in nessun’opera di Bernardino si
troverà una figura che corrisponda alla peruginesca
Madonna della Crocefissione Vaticana. L’unica testa
che veramente possa far restare in sospeso è quella
del San Giovanni che ha molti punti di somiglianza
con quella dell’Angelo reggente il Cristo, nella cimasa
del polittico, e con una figura di Evangelista nella
predella del medesimo. Ma si dovrebbe credere che
Bernardino abbia voluto di proposito imitare nella
miniatura un modello del Perugino fino nelle mi-
nuzie, anche in quel velo (quanto finamente trattato!)
che ricade incrociato sul petto del Santo, e che è
caratteristico nell’ abbigliamento dei San Giovanni
che il Perugino ha dipinto? Del resto mancando do-
 
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