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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 15.1912

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Fasc. 4
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Serafini, Alberto: Ricerche sulla miniatura umbra: Secoli XIV-XVI
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https://doi.org/10.11588/diglit.24139#0300

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2,56

ALBERTO SERAFINI

al Museo comunale. Egli stesso od uno molto simile a lui ha lavorato anche nel corale n. 4.
(Bibl. provinciale). 1

Nell’Antifonario del Museo, sebbene il maestro non sia padronissimo del disegno, si mostra
tuttavia buon conoscitore della tecnica. Per quello che si vede (figg. 9 e io), sembra di avere
dinanzi a sè uno di quei tanti pittori che collaborarono nella decorazione dell'appartamento
Borgia al Pintoricchio. La data probabile di questi minii è il principio del Cinquecento. Del
resto vi è campo aperto anche all’ipotesi che il miniatore aquilano, (forse al seguito del Bran-
conio) abbia semplicemente visto l’appartamento Borgia e che abbia cercato di imitarne la
decorazione.2

Ad ogni modo noi ci troviamo certamente innanzi ad un miniatore peruginesco, che conosce
anche i lavori di Bernardino Pinturicchio, e si vale di questa sua conoscenza.3 Sembra che
sia il medesimo artista che con l'aiuto di un altro ha miniato lo splendido officiolo per
monache, detto della Beata-Cristina, 4 * conservato presentemente al Museo comunale dell’Aquila.
Il codice di 95 carte, rilegato con tavolette coperte di velluto verde, deve la sua salvezza alla
tradizione che lo lega alla vita della Beata Cristina, e perciò non accadde che mani vandaliche
ne strappassero i fogli o ritagliassero le miniature, come avvenne in quelli di San Bernardino. s
Oltre le iniziali eleganti ed i fregi che accompagnano molte pagine e che seguono lo stile
fiorentino, con fiori al naturale su rame di stile, sono vaghissime le miniature che precedono
ciascuna parte del codice, (le miniature paginali sono 11) che risulta così di una rara bellezza.
Nelle figure è ammirabile la finezza e varietà del lavoro: le prospettive ed i paesaggi spic-
cano sovra un fondo oltremare.

Il miniatore non è un grande disegnatore, anzi come tale è piuttosto manchevole ; ma il
suo lavoro è di grande vivacità e somma armonia di colorito. La composizione è sempre
inspirata all’arte peruginesca. 6 Nella Crocefissione (fig. 11) vediamo il solito paesaggio dei
maestri umbri con monti a stalagmiti, cogli esili arbusti e l’erbe spioventi, ed in lontananza
nell’azzurro le rocche dai tetti acuminati. In sei delle miniature paginali, nel fregio inferiore,
abbiamo lo stemma di Jacopo di Notar Nanni : fu egli dunque il commissionario anche di questo
codice? Sembra probabile; così che solo in epoca più tarda dovette esso andare in possesso del

1 Cod. membran. (0,72 X 0,55) non numerato e
mutilo di una iniziale che vi fu ritagliata. Le minia-
ture stanno a cart. 1 ed a metà del volume.

2 Sulla pluralità degli artisti che collaborarono al
Pinturicchio nell’appartamento Borgia cfr. Corrado
Ricci, Pinturicchio. Perugia, 1912, cap. VI.

Le analogie con l’opera pinturicchiesca l’abbiamo
ritrovate: nella lunetta della rettorica; in un vecchio a
destra nella lunetta della geometria ; nella figura cen-
trale inferiore del gruppo di sinistra nella lunetta del-
l’astrologia ; nelle figure di Geremia, David, Salomone
della volta nella sala dei misteri.

Nella sala poi dei Santi, nella scena della disputa
di Santa Caterina ho notato una grande somiglianza
col vecchio che ha a destra il levriero : perfino il mo-
vimento sgraziato della mano è ripetuto nella illustra-
zione del salmo : « Esultate Domino adjutori nostro,
jubilate Deo Jacob » (fig. io).

3 il Serra in un suo lavoro recentissimo (cfr. Aquila
monumentale, 1912, pagg. 75-76) dice questi miniatori

dei codici aquilani ; fiorentini della fine del sec. xv

leggermente influenzati da Attavante. Il carattere

umbro-peruginesco di queste miniature è già abba-
stanza dimostrato dalle riproduzioni che presento. Si

possono vedere inoltre i medesimi caratteri nella mi-
niatura di cart. 34 del corale del Museo (cfr. tav. 55
e 56 dell’opera suddetta) rappresentante Davide che
prega immerso nell’acqua fino ai ginocchi, ad illustra-
zione del Salmo: « Sali’uni me fac Deus quoniam in-
traverunt aquae usque ad animam meam ».

4 La Beata Cristina da Lucoli, monaca agostiniana
(f 1458). Il suo ritratto nella sala del Consiglio è al
n. 63.

5 Sulla busta, che ha contenuto il codice forse dalla
fine del 500, vi è scritto un decreto del 1856 auto-
grafo di Fra Filippo Filippi vescovo di Aquila: « Senza
permesso del Vescovo non si permetta di cavar fuori
il monastero di Santa Lucia, sotto pena di scomu-
nica ». Tuttavia sembra che l’Ufìficiolo corresse qualche
pericolo, almeno secondo la notizia che segue : « Ri-
chiamato al vescovato per miglior conservazione nel
1859 ».

6 Si appose al vero Mario Chini (cfr. Pittori aqui-
lani nel 400, in Rassegna d'arte degli Abruzzi e del
Molise, 1912, n. 1, pag. 13) scrivendo che «Al Peru-
gino deve le forme dell’arte sua, nelle figure e negli
ornati il miniatore ignoto che in Aquila dipinse il
prezioso Officiolo... ».
 
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