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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 15.1912

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Fasc. 4
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Il catalogo Mond: Volume II
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https://doi.org/10.11588/diglit.24139#0313

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IL CATALOGO MOND

269

alla Colombina di Pietroburgo e alla Maddalena del Castello Sforzesco. Però la Colombina
mi pare sia della stessa mano del Vertumno e Pomona di Berlino, che non è certo quella di
Giampietrino ; e quanto alla Maddalena il Richter avrebbe trovato più eloquenti e persuasivi
riscontri nella Galleria Borromeo. Però anche questi non ci possono sicuramente far pronun-
ciare un nome di artista, perchè numerosi allora erano in Milano i pittori che oggi sono total-
mente ignorati. Ci sembra dunque più prudente il ravvisare in questo bellissimo quadro l’opera
di un milanese buono ma tuttora anonimo. Il tipo della Salomè, diverso dai tipi di Giam-
pietrino, colloca, a parer nostro, questo quadro in un posto a parte e distinto, per il quale il
nome di Giampietrino sarebbe forse troppo piccola cosa.

Il Richter poi si indugia a cercare la ragione per cui quadri con un tema sì poco aggra-
devole fossero ricercati per adornare le case dei privati. Egli dice che la composizione della
Salomè, secondo il pensiero del Rinascimento, simboleggiava probabilmente il veleno nascosto
in ogni fortunata intrapresa che si appoggia ad un delitto. La donzella è soddisfatta nel suo
desiderio, ma ha trovato la felicità? Dal viso della Salomè, possiamo arguire la risposta. Il
Richter suppone altresì, che questa composizione abbia la stessa significazione delle rappre-
sentazioni della Vanita. Ma basta la prima soluzione che spiega bene la cosa.

Del diligente, ma monotono Marco d’Oggiono la collezione possiede il quadro, a cui si
è già accennato (v. Parte prima di questo articolo). Rappresenta il Cristo Bambino che abbraccia
San Giovannino ; essi sono seduti sopra una roccia, e il paese è seminato di fiori, curati tanto
da potersi classificare botanicamente con la massima facilità. In mezzo al fondo è un’isola
con un castello sulla collina rocciosa, e all’orizzonte colline e montagne. Con questo quadro si
chiude il capitolo sulle importanti pitture di Scuola Lombarda della Collezione, e dopo una
breve nota su d’un ritratto muliebre del Boccaccino, e d’un ritratto fine di Baldassarre Casti-
glione, molto ridipinto e di pittore ignoto, l’autore si rivolge alla Scuola Toscana.

SCUOLA TOSCANA.

Una piccola tavola, forse frammento di predella, rappresentante la decapitazione di una
santa, è attribuita a Giovanni di Marco, detto Giovanni del Ponte, lo scolaro di Spinello Are-
tino che in alcuni particolari mostra di sentire l’influsso di Masaccio. Giovanni di Marco
morì nel 1437, quasi dieci anni dopo Masaccio. Quadri che si credevano di Jacopo da Casen-
tino (Gali. Nazionale di Londra, Gali, degli Uffizi, ecc.), sono ora ritenuti di Giovanni, dopo
che il conte Carlo Gamba ne ricostituì la personalità artistica, in seguito alla scoperta di un
suo affresco nella chiesa della Trinità a Firenze, l’unico sopravanzato di quelli che Giovanni,
là eseguì negli anni 1429, 1430. 1 A queste opere il dott. Richter collega il frammento di
Casa Mond, il quale, nella Collezione Dudley, anteriormente al suo ingresso in quella Mond,
fu attribuito a Giotto, poi a L. Di Bicci, quindi ad Ambrogio Lorenzetti, e da ultimo ancora
a Giotto. E da sperare che abbia ora trovata la sua attribuzione definitiva.

Di valore grandissimo sono le due tavole del Botticelli, rappresentanti la vita e i mira-
coli di San Xenobio, alle quali il Richter dedica un capitolo di 22 pagine; ma non è riuscito
all’autore di rintracciare il loro scopo originario. Forse dovevano ornare un grande armadio per
paramenti nella sacrestia del Duomo o del palazzo arcivescovile di Firenze. L’autore ascrive
questi dipinti al tempo precedente l’andata di Botticelli a Roma, cioè al decennio tra il 1470

1 Lo studio di Giov. di Marco fu iniziato coi ten-
tativi del dott. Pietro Toesca, in questo periodico 1904
(fase. 1 e 2) ; il soggetto fu sviluppato dal conte Gamba
nella Rassegna d’Arte, 1904 ; e poi nella Rivista d’Arte,
1906, con appendice di documenti da Mr. Home. Ul-

timamente ne ha parlato il prof. Venturi, nel suo set-
timo volume, dando un elenco di tutte le sue opere.
L’illustre scrittore dubita che a questo pittore appar-
tenga il soprannome « del Ponte » (v. Storia dell’Arte,
voi. VII, Parte I, pag. 26, nota 2).
 
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