^ REL A TI ONE» 317
a|c^Ue^e che più agcuolmentc s'incendonOjCV quando le veggono infocatele pigliano con
(jUej e tanaglie di legno 8>C legittanin quell'acqua nella zucca fin che la fanno bollire, con
cocu quelle pietre,cV quando veggono che l'acqua bolle, vi buttano quelloche
l'ajt 0 da cuocere, dC in tutto quello tempo non fanno se non cauare vna pietra dC mettere
a •nfocata^er far che l'acqua bolIa,cV la cosa che vogliono, si cuoca»
fyr A s s a t 1 duoi giorni, che quiui erauamo stati, ci determinamo d'andare d trouare il
qu p >cVnon volemmo seguireil cammino delle vacche,perche è verso Tramontana, 8t*
f)0 0 per noi era troppo gran giro.pcrche sempre tenemmo per fermo,che andando verso
Wente frolleremmo quelle che delìderauamo,cY cosi seguimmo il viaggio nosìro,cV attra
,Tim°tutta 'a ter ra 5 n'ncnc vseimmo al mar del Sur d Ostro,cV non ballò à distorcene,il
j^lj-re che ci haueano porto della gran fame, che haueuamo da panare, come veramente la
ììisg irini0 R tutte le diciass'ette giornate che ci haueano detto.'Per tutte quelle del fiume in
DwCldiedero molte mante di vacca, dC non mangiammo di quei lor frutti, ma il sostenta-
§sta.t0 no^10 era °§ni glrno vn pezo di grasso di ceruo grande quanto vna mano, che per
di >. j^cessitd procurauamo d hauer sempre,cV cosi passammo tutte le i7,giornate,& in fine
fran attrauessan™io il fiume,& camminammone altre diciassette à ponente per alcune
[ ge Ure,cV tra alcune Montagne molto grande che vi si truouano, dC quiui trouammo vna
%e[ec'le Sterza parte dell'anno non mangia se non alcuna poluere di paglia, cY per esser «*e
le ternpo quando noi vi passammo,ci conuenne mangiarne anco à noi,h'nche finite quel- cangiano0
^gl0rnate trouammo case stabili, oue era gran quantità di Maiz,cY di quello cV di farina ci puluerc d»
(jUi ero assai, ex zucche, 8C frigioli cV mante di bambage,cY di tutto caricammo coloro che Pa8lia-
D) .1 ci haueano condotti,& se ne ritornarono i più contenti del mondo. Noi rendemmo
^ tegratieà Dio d'hauerci condotti quiui, oue haueuamo trouato tanto sostentamento»
^ Slueste caie vene hauea alcune che erano di terra,&: tutte l'altre sono di stuore,Sc" di qui-
^tì P*u ^ cento leghe di paese,cY sempre trouammo case è stabiIi,cY molto sosten-
chelento di Maiz,cV frigioli:cV dauanci molti cuoi di Cerui,cV mante di bambagio migliori
Snelle della nuoua Spagna, cV dauanci molte corone, cV di certi coralli che naseono nel
Dir* del Sur,molte Turchine molto bucme,che vengono di verso la Tramontana,c¥ final-
^e !*te ci dieder quiui quàto haueano,cV à Dorante diedero smeraldi concim punte di srez-
t0j** con quelle frezze essi fanno i giuochi cV le feste loro,cV parendomi ch'elle fussero mol
ÌVj uone,gli dimandai onde 1 hauessero hauute,cVmi dissero che le portauano d'alcune
£s Stagne molto alte che sono verso la Tramontana, Se" che le comperauano à baratto dt
^ nacchi cV penne di Pappagalli, ÒC che quiui era popolo di molta gente 6V di case molto
dejj,j '\Tra costoro vedemmo le donne più honeslamente trattate, che inniun'altra parte
^i'o c*le hauessimo veduta. Portano alcune camicie di bombagio insino al ginoc-
lo ciJ^- sopra di quelle, certe mezze maniche d'alcune faldiglie di cuoio di Ceruo senza pe-
tetl le Accano sino in terra, Se" le in saponano con certe radici che nettano molto, &C coli le
*ats °n° mo'ro ben trattate, sono aperte dauanti 8c* allacciate con alcuni nastri. Vanno cai-
tta c°n scarpe. Tutta quella gente veniua da noi cheli toccassimo BC benedicessimo, dC
lean°in ciò tanto importuni che ri dauano molto fàstdio, perche infermi cosani, tutti vo-
tr, n° andariène benedetti:accadeua molte volte, che delle donne che veniuano con'noÌ,al-
Cu nc "e portoriuano,& subito nate le creature,ce le menauono accio che le benedices-
^toccasslmo- Ci accópagnauano finche ci lasciauano con altra gente, QC tra tutti qui
D0Jj'ì« tenea g cosa molto certa,che noi veniuamo dal cielo,perrioche tutte le cose che essi
c0Jj vàno 8c non sanno onde vengano,dicono che sono àikclc dal cielo. Fra tanto che con
%°r° noi andammo,camminammo tutto il giorno senza mangiar fino à notte,cV mangia
D)^0 tanto poco,che si spauentauano di vederlo. Non riconobbero mai stanchi,8c" vera
Di0 te noi erauamo tanto auezzi al trauagh'o, che non ri stancauamo quasi mai» Haueua-
ie c^n eflb loro molta auttorità cVgrauitaA perconseruarcela parlauamo loro poche vol-
^ ,neRro era quello che parlaua sempre, & s'informaua del cammino chevoleuamofa-
\t ^§enti che V1 erano,6V d'ogni altra cosa che voleuamo sapere» PaiTammo per gran nu
»iìte?^diuerfìtàdilinguc,cVcon tutte nostro fìgnore Iddio ci fauoriua,perche sempre ci
ie esso loro molta auttorità cVgrauitaA per conseruarcela parlauamo loro poche voi-
' lei"
cQni e^°>oV noi intendemmo loro, cV gli domandauamo per segni, Se" essi ci rispondeuanc*
k{ ije e e^si parlassero la lingua noslra,cV; noi la loro.Percioche quan unque noi làpessimo
n§«e,non poteuamo valercene con tutte,oche trouammo più di mille differentie di lìti
a|c^Ue^e che più agcuolmentc s'incendonOjCV quando le veggono infocatele pigliano con
(jUej e tanaglie di legno 8>C legittanin quell'acqua nella zucca fin che la fanno bollire, con
cocu quelle pietre,cV quando veggono che l'acqua bolle, vi buttano quelloche
l'ajt 0 da cuocere, dC in tutto quello tempo non fanno se non cauare vna pietra dC mettere
a •nfocata^er far che l'acqua bolIa,cV la cosa che vogliono, si cuoca»
fyr A s s a t 1 duoi giorni, che quiui erauamo stati, ci determinamo d'andare d trouare il
qu p >cVnon volemmo seguireil cammino delle vacche,perche è verso Tramontana, 8t*
f)0 0 per noi era troppo gran giro.pcrche sempre tenemmo per fermo,che andando verso
Wente frolleremmo quelle che delìderauamo,cY cosi seguimmo il viaggio nosìro,cV attra
,Tim°tutta 'a ter ra 5 n'ncnc vseimmo al mar del Sur d Ostro,cV non ballò à distorcene,il
j^lj-re che ci haueano porto della gran fame, che haueuamo da panare, come veramente la
ììisg irini0 R tutte le diciass'ette giornate che ci haueano detto.'Per tutte quelle del fiume in
DwCldiedero molte mante di vacca, dC non mangiammo di quei lor frutti, ma il sostenta-
§sta.t0 no^10 era °§ni glrno vn pezo di grasso di ceruo grande quanto vna mano, che per
di >. j^cessitd procurauamo d hauer sempre,cV cosi passammo tutte le i7,giornate,& in fine
fran attrauessan™io il fiume,& camminammone altre diciassette à ponente per alcune
[ ge Ure,cV tra alcune Montagne molto grande che vi si truouano, dC quiui trouammo vna
%e[ec'le Sterza parte dell'anno non mangia se non alcuna poluere di paglia, cY per esser «*e
le ternpo quando noi vi passammo,ci conuenne mangiarne anco à noi,h'nche finite quel- cangiano0
^gl0rnate trouammo case stabili, oue era gran quantità di Maiz,cY di quello cV di farina ci puluerc d»
(jUi ero assai, ex zucche, 8C frigioli cV mante di bambage,cY di tutto caricammo coloro che Pa8lia-
D) .1 ci haueano condotti,& se ne ritornarono i più contenti del mondo. Noi rendemmo
^ tegratieà Dio d'hauerci condotti quiui, oue haueuamo trouato tanto sostentamento»
^ Slueste caie vene hauea alcune che erano di terra,&: tutte l'altre sono di stuore,Sc" di qui-
^tì P*u ^ cento leghe di paese,cY sempre trouammo case è stabiIi,cY molto sosten-
chelento di Maiz,cV frigioli:cV dauanci molti cuoi di Cerui,cV mante di bambagio migliori
Snelle della nuoua Spagna, cV dauanci molte corone, cV di certi coralli che naseono nel
Dir* del Sur,molte Turchine molto bucme,che vengono di verso la Tramontana,c¥ final-
^e !*te ci dieder quiui quàto haueano,cV à Dorante diedero smeraldi concim punte di srez-
t0j** con quelle frezze essi fanno i giuochi cV le feste loro,cV parendomi ch'elle fussero mol
ÌVj uone,gli dimandai onde 1 hauessero hauute,cVmi dissero che le portauano d'alcune
£s Stagne molto alte che sono verso la Tramontana, Se" che le comperauano à baratto dt
^ nacchi cV penne di Pappagalli, ÒC che quiui era popolo di molta gente 6V di case molto
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^i'o c*le hauessimo veduta. Portano alcune camicie di bombagio insino al ginoc-
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tetl le Accano sino in terra, Se" le in saponano con certe radici che nettano molto, &C coli le
*ats °n° mo'ro ben trattate, sono aperte dauanti 8c* allacciate con alcuni nastri. Vanno cai-
tta c°n scarpe. Tutta quella gente veniua da noi cheli toccassimo BC benedicessimo, dC
lean°in ciò tanto importuni che ri dauano molto fàstdio, perche infermi cosani, tutti vo-
tr, n° andariène benedetti:accadeua molte volte, che delle donne che veniuano con'noÌ,al-
Cu nc "e portoriuano,& subito nate le creature,ce le menauono accio che le benedices-
^toccasslmo- Ci accópagnauano finche ci lasciauano con altra gente, QC tra tutti qui
D0Jj'ì« tenea g cosa molto certa,che noi veniuamo dal cielo,perrioche tutte le cose che essi
c0Jj vàno 8c non sanno onde vengano,dicono che sono àikclc dal cielo. Fra tanto che con
%°r° noi andammo,camminammo tutto il giorno senza mangiar fino à notte,cV mangia
D)^0 tanto poco,che si spauentauano di vederlo. Non riconobbero mai stanchi,8c" vera
Di0 te noi erauamo tanto auezzi al trauagh'o, che non ri stancauamo quasi mai» Haueua-
ie c^n eflb loro molta auttorità cVgrauitaA perconseruarcela parlauamo loro poche vol-
^ ,neRro era quello che parlaua sempre, & s'informaua del cammino chevoleuamofa-
\t ^§enti che V1 erano,6V d'ogni altra cosa che voleuamo sapere» PaiTammo per gran nu
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' lei"
cQni e^°>oV noi intendemmo loro, cV gli domandauamo per segni, Se" essi ci rispondeuanc*
k{ ije e e^si parlassero la lingua noslra,cV; noi la loro.Percioche quan unque noi làpessimo
n§«e,non poteuamo valercene con tutte,oche trouammo più di mille differentie di lìti