DELLA HISTORIA fyf
ino libro si parlerà dell'albero delle saldature,ricordisi il lettore di queste Tune, fro'
glie di quelli cardi hanno gran somiglianzacon quelle dell'arbore,che io dico.Ne *°n^0 nó
ri di opinione,che ouesti slessi cardi in quegli alberi si conuertano. Etanchorchequ^ d
fìa ( perche nel vero quanto al frutto sono molto differenti ) alla visla nondimeno da ^
intendetene hanno qualche asfinità insieme,per la somiglianza,che hanno ÒC delle .fó
&£ delle fpine.Qiiesli cardi,ò Tune fanno certi gratiosi fìchi,che sono il lor frutto, ^un^011iC
verdi, S>C alquanto in parte r ubkòdi di fuori, Io seorzo è come certe coronette in cima? ^
hanno le nespole di Cartiglia : ma dentro sono molto rosse, che pendono alla rote ^
£>C sono piene di granelli, come li veri fichi ♦ Et la seorza di quello frutto, è come c\\ìc ^\
fico, ó poco più grassa» Sono di buon gusìo 5C di buona digeslione,cV se ne vendono' ^
di qui su la piazza di quella città » I cardi,douequesli frutti nascono,hanno le foglie3^ss
to ritonde,cY molto grasse ÒC spinose,8c: per li cantoni,cV per lo piano loro hanno le ?
genti dC acute spme,à tre àtre,à quattro a quattro , cV piuinfìeme» Etéciascunafog"^^
grassa quanto e la meta, ò la terza parte della grossezza di vn dito della mano di vn°ctC\iC
mo,8t" è tanto grande quanto e vna mano aperta con tutti i diti,cV alcuna ne è meno, P ^(C,
vanno crescendo,&: di vna fronde naseono le altre per li cantoni, &C da quesle altre, le $
Et cosi si vanno inalzando in su quesli cardi,ò Tune,fìn che sono tanto alti, che arrida3
ginocchio tre palmi alti da terra,poco più ò meno» Et in queslo dell'andare à quella Q ì
crescendo,cY nelle fròdi ancho dC spine, si somigliano all'albero delle saldature,che ho
disopra , dC del quale si ragionerà appresso» Ho di sopra chiamato gratioso queslo ir p0r
perche mangiandone cinque ò sei, è gran burla per chi non ne ha mangiato mai, SC e Vc soo
10 in molto pensierOj& spauento di morte,benche non vi Ila pericolo alcuno. Et cotif- ^
mo, che l'ho prouato, dirò quel!o,che mi auenne la prima volta, che io ne mangiai,ctl j ^
to io haurei pagato quanto haueua,per ritrouarmi doue mi fosse potuto confìgliarc co ^
dico,cV cercare rimedio alla vita mia» Et fu di queslo modo » Venendo io nel 1515» r„y
ra ferma in questa città di San Domcnico,doppo ch'io mi sbarcai nel fine di quesla iso|* ^ gss
gnuola,me ne veniua per la Prouincia di Sciaragua accompagnato da molti, fra q«al1 < ^
11 Pilotto Andrea Nigno» Et perche alcuni de compagni erano più pratichi di me ne "^y
se,8t" conosceuano queslo frutto delle Tune,ne mang^auano volentieri, perche ne rlt
uamo molti per la campagna» Allhora io cominciai a fare lor compagnia, 5C ne massg ^0
quante,cV mi seppero buone» Quando fu poi hora di fermarci per mangiarejismonC1 #
da cauallo nella campagna presso à vn fiume, Et io mi tirai alquanto da parte per vrl°3 c'|i<>
vrinai vna gran quantità di sangue vero ( che cosi mi parca che fosse, )£t" non hebbi a" j
ardire di vrinare tanto, quanto haurei potuto,cV la necessità mi richiedeua, dubitando c [Cp
quel modo non vi hauessi ancho col sangue lasciata la vitaxhe io senza alcun dubbio .
ni di hauere tutte le vene del corpo aperte ÒV rotte,cV che mi fosse tutto il sangue, chef^o
sohaueua, cpneorsoallaveseica» Comepersonaadunque, chenon haueuadiqueltr ^
isperienza,nè sapeua la compofìtione dell'ordine delle vene,nè la proprietà delle ^n%(tò
liauea mangiate,reslai spauentato,cV mi si cambiò per paura il colore. Allhora mi si af jel
l'Andrea Nigno,che fu quel Pilotto, che si perde poi nel mare del Sur nel diseopri01^^
Capitano Gii Gonzales d'Auila,come si dirà appresso al suo luogo. Collui, che era pc ^ Lo
da bcne,cY mio amico,volendo burlarmi disse, Signore mi pare,che voi tegniate vn11 t;cK
iore,come vi sentites Duoluicosa alcuna s Et dicea queslo cosi sui saldo, &£ senza ahe ^j
iie,cheio credetti,che condolendosi del mio male,mi parlasìe da doucro. Io li rispohj , L
rni doleua nulla,ma che haurei dato il mio caualIo,cx: quattro altri ancho, g ritrouarn11 ^ aJ/
so à San Domenico,ò presso il Licentiado Barreda(che è vn gran medico) per che
cun dubbio credeua di tenere rotte quante vene nel corpo haueua. Detto che io M*13* ^
sto,nó può te egli più coprire le risa. Et perche mi vidde in affanno (&' nel vero non e
co ) soggiwnse ridendo, Signor non dubitate, perche le Tune son quelle,che quello e ^ ^
fannò,cV quando ritornarete ad vrinare,scrà I vrina men turbida assai,cV alla seconda, ^
tea volta,chevrinereteappressb,non vedrete più tal colore , ne haurete biCogno del ^ $
tiado Berreda,ne vi bisognerà offerire i caualii per la salute voslra » Io reslai confato0 >
parte curato,però non del tutto finche mi auidi,che fra gli altri della compagnia ve ae
ino libro si parlerà dell'albero delle saldature,ricordisi il lettore di queste Tune, fro'
glie di quelli cardi hanno gran somiglianzacon quelle dell'arbore,che io dico.Ne *°n^0 nó
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&£ delle fpine.Qiiesli cardi,ò Tune fanno certi gratiosi fìchi,che sono il lor frutto, ^un^011iC
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£>C sono piene di granelli, come li veri fichi ♦ Et la seorza di quello frutto, è come c\\ìc ^\
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di qui su la piazza di quella città » I cardi,douequesli frutti nascono,hanno le foglie3^ss
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