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Napoli nobilissima — 3.1894

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Fasc. I.
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Capasso, Bartolommeo: Il palazzo di Fabrizio Colonna a Mezzocannone: Pagine della Storia di Napoli studiata nelle sue vie e nei suoi monumenti
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D'Auria, Vincenzo: Il campanile di S. Chiara
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https://doi.org/10.11588/diglit.62000#0022

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NAPOLI NOBILISSIMA

Ivi nei tempi ducali I1) esisteva la chiesa di S. Abaciro,
e dopo la fondazione della monarchia fino ai principi! del
secolo XIV un Sedile, che prendeva il nome dalla me-
desima, non conosciuto dal Tutini. Esso dopo quell’e¬
poca fu abolito ed aggregato al Sedile di Porto (2 3 4 5). La
cappella, che nei tempi successivi si disse de’ SS. Ciro e
Giovanni, esisteva nel 1560, ed era una grancia della par-
rocchia di S. Giovanni Maggiore. Verso la fine di quel
secolo fu distrutta (3).
Ritornando indietro e risalendo la via di cui trattiamo,
fino al vicoletto Mezzocannone, ivi dopo il medesimo era-
no, nel secolo XVI, le case grandi con fontane del signor
Ettore Pappacoda (4), e dopo nel secolo XV seguivano al-
cune case con bagno appartenenti al Convento di S. Do-
menico Maggiore di Napoli. In esse abitavano intorno al
1455 un Nicolò Requesens regio falconiere, un France-
schetto da Valenza, ed un tale nominato Calabria rex ar-
morum, un Nicolò Teutonicus ed una signora Margherita.
Inoltre Catarina la bagnaiuola, balnearia, teneva in fitto e
faceva l’industria del bagno (5).
Essendo poi queste case nel 1476 quasi rovinate e ca-
denti, i frati cercarono di darle a censo, e dopo le prati-
che opportune di bando ed altro, le concedettero al no-
bile ed egregio uomo Luca Begiam, Bengiamo o Besamo
per l’annuo reddito di ducati 13, e con l’obbligo di ripa-
rare le dette case e bagno tra lo spazio di anni quattro (6 7).
Il Bengiamo è quel tale che costruì la vecchia lanterna
del molo di Napoli, di cui in questo giornale si è par-
lato (7). Seguiva la fontana abbeverato™, come dice la Pla-
tea delle acque, rifatta nel secolo XV, ed ornata con la
statua tozza e gofla di pietra, che rappresenta Ferrante I
d’Aragona, come ha bene opinato il Conforti nella descri-
zione fattane anche in questo giornale (8). Solo qui aggiungo
una mia congettura, cioè, che Luca Bengiamo fosse l’ar-
chitetto direttore o intraprenditore di quest’opera che or-
nava il fronte del suo palazzo.

(1) Reg. Neap., nn. 11, 50, 523.
(2) Nelle vecchie carte troviamo memorie di questo tocco de re-
gione Monterione, che dicesi posto subtus ecclesiam S. Abaciri. Notam.
instrum. S. Gregorii, n. 243; Notam. instrum. S. Marcellini, p. 141; e
Notam. Instrum. S. Sebastiani, c. 478. I documenti vanno dall’anno
1167 all’anno 1305, dopo il quale non ne trovo più memorie.
(3) Capasso, Pianta, 1. c.
(4) Platea c. Campione del 1533 appartenente al Convento di S. Do-
menico, f. 56.
(5) Quaternus jactus, compositus et ordinatiti per Thomasium Rapua-
num de Neap. Procuratorem Ven. Conv. S. Dominici, f. 5 e ss., voi. 435,
tra le scritture dei Monisteri soppressi. Alcune di queste case fino al
1798 appartenevano al detto Convento, come rilevasi dalla Pianta di
Napoli di quell’anno conservata nell’Archivio di Stato.
(6) Istrumento dei 25 settembre 1476 per notar Iacopo de Bianco
de Amalfi, nel voi. I delle scritture àeWArch. antico di S. Domenico.
Monasteri soppressi, n. 447, nell’Arch. di Stato.
(7) V. Napoli nobilissima, a. I, p. 109.
(8) V. Napoli nobilissima, a. I, p. 44.

Dopo la fontana ed accanto al bagno, sotto le case en-
fiteutiche del monastero di Donnalbina, esisteva nel se-
colo XVI la cappella di S. Maria ad fontanellam o del ba-
gno, ai principii del secolo seguente distrutta (’). Più giù
si vede tuttora un chiassuolo (trasenda o fondaco), in cui
nel 1296 si ricorda una casa appartenente ai Sicenolfi e
prima ai Caetani e nel secolo XVI la casa di Luise Ma-
cedonio con la solita fontana ed indi in angolo un altro
fabbricato appartenente a Federico Grisone. Seguiva e se-
gue la scalinata che sale a S. Giovanni Maggiore, di cui
si trova ricordo fin dal secolo XIII col nome che anche
attualmente conserva di grade di S. Giovanni Maggiore (2).
Finalmente dopo le dette grade vedesi il palagio eh’ è
l’argomento di questa scrittura, e di cui parleremo in
seguito.
continua.

Bartolommeo Capasso.

IL CAMPANILE DI S. CHIARA


Il Campanile di S. Chiara.

In angolo al sesto qua-
drivio della via volgar-
mente detta Spacca Napoli
— una via per la maggior
parte stretta ed incomoda
al transito in alcune ore
del giorno, massime verso
l’imbrunire, perchè dal-
1’ altura di via Sette Do-
lori, dove s’inizia, a Porta
Nolana, dove termina, dà
accesso e varie popolose
sezioni della città — sorge
il campanile di S. Chiara,
Esso s’innalza su lar-
ghe fondamenta formate
da grandi pietre simme-
tricamente quadrate so-
vrapposte le une alle al-
tre, ed anco fuori terra
visibili, per un palmo, me-
no o più, secondo l’alti-
metria delle strade che
lo circondano. Su queste
fondamenta, intorno in-

fi) Acta Visit. Cath. dell’arcivescovo de Capua, f. io.
(2) Notam. instrum. S. Sebastiani, n. 850.
 
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