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Napoli nobilissima — 3.1894

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io8

NAPOLI NOBILISSIMA


« partito che ha pigliato della steccata che si fa nel mare
« per il braccio del Molo de la Darzena » (’), ed altri
due. 600 pochi giorni dopo (2). Oltre a ciò, sono pure
notati, l’u luglio due. 4500 « per spendersi nella costru-
« zione della Darzena che si sta facendo »: due. 1430,3,19,
il 3 agosto, ed altri due. 2000 nel giorno 5 di quel mese
consegnati ad Ilario Gnecco in conto del partito da lui
preso « per fare il fondo che ha bisogno la nuova Dar-
« zena » (3). Trovo, del pari, ricordo di somme pagate
al 16 luglio 1667 « a M.° Andrea della Acampora parti-
« tario delle accomodazioni de fabbriche », che erano state
eseguite in alcune case dell’Arsenale « dove si è formato
« l’Ospedale delle Galere » (4), e di altri pagamenti in
appresso per le « porte et finestre et altre opere de le-
« gname » (5). Cosicché le indicate spese, riunite ad altre
fatte in varie volte, compresi due. 1600 « per repari delle
« arcate dell’Arsenale » (6), raggiunsero, sino al 22 giugno
1668, l’enorme cifra di oltre due. 53 mila (7).
Il nuovo edificio che « al parere di tutti » fu ritenuto
« più presto una bella peschiera » (8), venne con grande
solennità innaugurato il 25 luglio 1668. Quel giorno, festa
di S. Giacomo « ad bore 21 si fece l’ingresso delle sette
« Galere di Napoli, e quattro di Sicilia nella nuova Dar-

« sena, ed il Viceré imbarcò sopra la capitana di Sici-
« lia » (9), che faceva parte della squadra comandata da
D. Federico di Toledo, duca di Ferrandina. Vi fu poi
« convito di nobiltà e grandissimo concorso di gente » (I0),
e la festa, soggiunge uno scrittore, riuscì pure « son-
« tuosa per gli armamenti delle Galee, pel rimbombo
« degli archibugi delle soldatesche e del cannone delle
« Fortezze, e de’ vascelli ch’erano nel Porto, e sopratutto
« per la franchezza con la quale la capitana di Napoli »
entrò nella Darsena, ove, quasi a prova del suo disdegno,

Giannettino Doria s’era fatto trovare giuocando a scacchi
con uno schiavo C11). Ma i vaticini! di Giannettino non tar-
darono a verificarsi. Perchè, indi a breve tempo, una tem-
pesta arrecava molti danni alle galere riparate nella Dar-
sena; e caduta pure una colonna di piperno, alla quale
erano legate, riusciva inutile fare uso delle àncore « per
« mancanza di arena » (I2). Nondimeno, anche, talvolta


(1) Cedole di Tesoreria, voi. 488, fol. 202.
(2) Ivi, fol. 202 t. e 203.
(3) Ivi, fol. 203, 205 t. e 206.
(4) Ivi, fol. 205.
(5) Ivi, voi. 489, fol. 240.
(6) Ivi, voi. 488, fol. 207, e voi. 489, fol. 237.
(7) Nei cit. voi. 488 e 489 sono segnati molti pagamenti fatti per
la Darsena negli anni 1667 e 1668.
(8) Fuidoro, X, B, 15, fol. 33.
(9) Ivi, fol. 26.
(10) Ivi.
(11) Parrino, op. e voi. cit., pag. 299-300.
(12) Ivi.

splendide feste e geniali ritrovi rallegrarono quel luogo. Il
17 ottobre 1668 la Viceregina recavasi « nella nuova Tar-
« cena a spasso, e fece ponete le rezze ed altri ordegni
« per pigliare pesci, e ne fu pigliata quantità notabile »,
distribuendola « alle molte Dame » che essa aveva con-
vitate. Altra volta vi ritornava nel 25 luglio 1671, giorno
del suo compleanno; ed imbandito « un convito di Dame
« nella Peschiera della Tarcena con musica andorno
« passeggiando intorno ad essa, e fatto pescare ivi con
« più reti » (0.
Del resto, quella fabbrica, di forma quadrangolare ine-
guale, aveva un circuito di circa duemila palmi, ed era
atta a dare ricovero a venti galere. Ad occidente vedevasi
l’Arsenale, di cui s’era occupata una parte (2), ed a mez-
zogiorno dalla parte del mare la Chiesa di S. Vincenzo (3)
con l’antica torre, ed il palazzo del Maggiordomo. Verso
il Castelnuovo sorgeva, poi, l’ospedale per le ciurme, ove,
presso il lato esterno di un muro, era stata costruita una
fontana, sulla quale fu piazzato un busto in bronzo, che
rappresentava il re Carlo II (4).
continua (*).
Antonio Colombo fu Gaetano.
MEMORIE DEGLI SPAGNUOLI
NELLA CITTÀ DI NAPOLI
IL
Strade, case, chiese e altri edifizi.
Dopoché l'antico regno di Napoli fu saldamente legato col nuovo
regno unito di Spagna, e Napoli divenne la capitale di una provincia
spagnuola, per oltre due secoli, una numerosa popolazione spagnuola

(1) Fuidoro, X, B, 15, fol. 38 e 197 t.
(2) Narra il Celano, op. e voi. c., pag. 403, che furono demolite
due arcate dell’Arsenale. Anche nel cit. voi. 488 delle Cedole, fol. 212 t.,
sono segnati in esito, ai 12 ottobre 1667, due. 300 « per la maestranza
« che si occupa in buttare a terra la prima arcata dell’Arsenale ».
(3) Quella Chiesa fu fatta costruire dal Viceré D. Giovanni Zunica,
conte di Miranda. Celano, ediz. cit., voi. 4, pag. 404.
(4) Ivi venne pure incisa la seguente epigrafe:
CAROLO II AUSTRIACO REGE
UT LONGE, LATEQUE PRO CURRENTIS LITORIS AMOENITATE
FIDA DEMUM NAVIGIORUM STATIO.
ET TUTUS NAVIGANTIUM RESPONDERET APPULSUS,
PETRUS ANTONIUS ARAGON HUJUS REGNI PROREX,
OPUS NOMINI, ET AVITAE MUNIFICENTIAE HAUD
IMPAR ADGRESSUS.
VALLO PRIMUM FIRMISSIMO ABLEGATO MARI
SCATURIENTIUM DEINDE AQUARUM AFFLUENTIA COHIBITA,
ET OCCURRENTIUM SCOPULORUM PERTINACIA SUPERATA,
HUC TANDEM INTER FURENTIS PELACI FLUCTUS,
ARTE, ET NATURA VICISSIM RELUCTANTIBUS EXOPTA-
TAM DIU NAVIBUS SECURITATEM INVEXIT
ANN. A PARTU VIRG. MDCLXVIII.
Parrino, op. e voi. cit., pag. 300-301.
(*) Per ragioni di spazio questo capitolo è stato spezzato in due:
nel prossimo fascicolo sarà completata la trattazione dell’argomento.
(Nota della Redazione).
 
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