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Napoli nobilissima — 3.1894

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RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA

T59

Nella chiesa del Carmine: il castellano del Castello di Barletta,
D. Pedro de Arze y Gambor, che servì il Re « por espacio de cin-
« cuenta y dos annos en estos y otros y en muy grandes ocasiones y
« diversas partes », e morì a Napoli 1’8 giugno 1634(1).
Nella chiesa di S. Maria degli Angeli: in deposito: « Do Manuel
Carrillo y Toledo, hermano del Marques de Carazena, cavaliere del
abito de Santiago, del consejo de guerra de su Magestad en Espana,
Maestre de campo del Tercio de Napoles », morto il 20 aprile 1636 (2).
Nella stessa chiesa: capitano Petro de Prada y Losada, nativo di
Otalero, nel regno di Galizia, servì il Re per quarantanni continuati,
venticinque nell’armata, e « hizo en este riempo muchas cosas sena-
« ladas centra enemigos de la fe catholica »; fu per cinque anni ca-
stellano di S. Juan de la Fosa nel Portogallo, governatore della terra
e presidi! di Port’Ercole per dieci anni, e morì a 62 anni e fu se-
polto il io maggio 1642(3).
Nella stessa chiesa: Luca Guttierez, « contator comitivae gravis
armaturae Suae Excellentiae », che visse per 65 anni e morì il 15
gennaio 1646 (4).
Qui anche la pomposa iscrizione sepolcrale di Dionisio de Guz-
man (1654) che riporterò per intero con tutte le sue bizzarrie orto-
grafiche : « D. O. M. — Guarda este marmol las famosas zenisas
« — De aquel eroe imbencible Dionisio de Guzman — Cavaliere
« del abito de Santiago — De los consejos de Guerra de su Ma-
« gestad — Maestro de Campo generai de los exercitos •— De Milan
« y Lombardia, armada realy est reyno — Falleciò en 24 de julio
« de 1654 — Militò 44 anos continuos en guerra viva — En las
« provinzias de Italia, estados de Flandes — Reynos de Espana y
« armadas maritimas — Comenzo de soldado y subio a fuerza de
« su merito — A todos los grados de la milicia — Gano a su Rey
« treinta y una fortalezas — Socorrio 18 plazas peleo y bencio o ve-
« zes — Fuè terros de los aversarios, xemplo de los amigos — A-
« sombro de los exercitos y enbidia de las naciones — Costante
« en los travajos intrepido en los peligros — Templado en las co-
« stumbres y modesto en las felicidades — La antigua Castrila le dio
« noble Oriente — La sociedad christiana dichosa vida — Su proce-
« der eroicas obras naciò para honrra de su patria — Vivio para
« servir a su Rey — Y haviendo muerto para si quedara immortai
« ■— A la memoria de los siglos futuros » (5).
E finalmente la lapide di D. Filippo de Zunica Enriquez, cavaliere
di S. Giacomo e commissario generale della cavalleria, morto il 1662 (6).
Nella chiesa di S. Giacomo: sepolcro di Diego Ramirez Montalvo,
marchese di S. Giuliano (1662), che represse i tumulti popolari di
Aversa.
Nella chiesa di Monte di Dio: tomba di Don Diego Quiroga y
Faxardo, generale d’artiglieria degli spagnuoli durante i tumulti del
1647, e morto il 1680(7).
Ma, a dir vero, il mondo militare spagnuolo del secolo XVII non
è ben rappresentato da queste poche iscrizioni, che sole si trovano
raccolte dai nostri topografi.
continua.
Benedetto Croce.

(1) De Lellis, p. 101.
(2) De Lellis, 310.
(3) De Lellis, p. 237.
(4) De Lellis, p. 237.
(5) La fede di morte si legge a fol. 73 del Libro dei defunti di S. Marco
di Palazzo, voi. IV.
(6) Chiarini in Celano, IV, 565.
(7) Ceci, Pizzof. in Nap. nob., I, 106, che si riporta al De Lellis,
Agg. mss.

NAPOLI
NELLE DESCRIZIONI DEI POETI

Le « Stanze » del Fuscano.
Non molto noto è il libro intitolato:
Stanze del Fuscano so-
vra LA BELLEZZA
di Napoli
che ha in fine la nota tipografica: Stampato in Roma per Antonio
Biado de Asola Nel Anno del Signore. M.D.XXXI. A dì XX Aprile.
Il libro si apre con una lettera di dedica dell’autore « al eccellente.
S. Antonio Cicinello da Napoli », figliuolo di Galeazzo Cicinello, « il
« quale (Galeazzo) mentre in questa vita visse, visse la vita del ben
« publico in questa citta di Napoli, visse ’l discorso, la prudentia, la for-
« ma, e l’ordine civile di prohibire il mal fare, di rasettare l’animi
« malvagi, di evitare gli homicidij e rapine, et con belli modi a ben
« ordinare e componete ditta città d’ogni tempo si dava ». Dalle lodi
del padre si passa a quelle del figlio, amante degli studii e prode in
armi. La lettera è firmata : Io. ‘ Berardino Fuscano.
A questa lettera segue un’altra più lunga « al S. Joan Francesco
« Alois da Napoli de la oratoria, et poetica facolta ». Gian Francesco
Alois, conosciuto tra i letterati di allora col soprannome del Caserta,
era poeta, prese parte al movimento della riforma, e come luterano
fu decapitato in Napoli il 1563(1). Nella lettera si discorre su per le
generali, della facoltà poetica, quasi « breve prefatione a la descrittion
« che, come sapete, ho fatto del aminissimo sito Napoletano ». Al-
l’Alois l’autore si rivolge «per vedervi nei vostri giovenili anni col-
li tissimo giovene », dato agli studii di eloquenza e di poesia, la cui
« elegante industria.... nel ridurre le amorose inventioni con ornate
« e candide parole ad ordine di terminati numeri, di misurate syllabe,
« e di accomodate sententie, dona indicio che non senza il favor
« del celeste influsso a questo solo siete nato ». Inoltre, « dopo
« nostra amicitia, ho visto fiorire in voi uno ingegno nobilissimo no-
trito dalla già fruttìfera dottrina di Misser Pietro Summontio Homo
« dottissimo... ». Ricorda ancora « il S. Joan Francesco Caracciolo
« vostro materno avo », lodato dal Sannazaro qual ottima Lyra degli
amorosi Poemi, e « quella viva Phenice del. s. Pier’Antonio Caracciolo
« vostro zio, lo cui bel stilo la sua morte fa viva... ». L’Alois lo aveva
esortato « a poner in opera il più volte tra noi ragionato pensiero di
« parlar di questo bel sito di Napoli, la cui amenità ne la sua copia
«mi ha sommerso...». Ed egli lo ha fatto « nell’humil stilo d’ot-
tava rima hoggi da eccellenti scrittori più che per adietro frequen-
«tato: tra quali dalla candidezza del raro spirito di Misser Ludovico
« Ariosto hoggi meravigliosamente si vede illustrato ». Accenna poi
al disegno dell’operetta: « Et perché osservan li Eruditi scrittori di
« presupporre il nome della cosa di che si tratta, nel principio d’ogni
« lor trattato, havendo io da ragionar di cose liete, dilettevoli, floride
« e gioconde, m’ha parso da l’ombra della bellezza poetica toglier
« qualche ornato velo, e sotto quello dar nome a questa mia cosetta,
« Tripudio di Nymphe Napolitane, e con quelle andarmi giocando
« per le gioconde et amene parti del sito già detto, chiudendo il dir

(1) Vedi intorno
Giambattista Alois

ai fratelli Alois il bellissimo scritto del De Blasiis,
in Strenna Giannini, a. IV, 1892, pp. 209-224.
 
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