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Napoli nobilissima — 3.1894

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RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA

77

I DIPINTI A FRESCO
DI
PERRINETTO DA BENEVENTO
nella Rotonda di Ser Gianni Caracciolo
in S. Giovanni a Carbonara

A B. Croce.
Caro Benedetto.
Nei giorni passati mi sono condotto varie volte nella
bella chiesa di S. Giovanni a Carbonara, per alcuni miei
studii, ed ho avuto occasione di fare una piccola scoverta,
che non manca di una certa importanza.
Varii scrittori delle cose nostre d’arte, dopo aver lo-
dati anzi levato a cielo l’immaginario Ciccione architetto
e scultore, al quale attribuirono i grandiosi monumenti
del Re Ladislao e di Ser Gianni, notano, che la Rotonda
fu decorata con istorie dipinte a fresco da Leonardo Bi-
succio milanese. L’autore delle spropositate memorie d’arte
inserite nel i.° voi. della Napoli e sue vicinanze, alla pa-
gina 383, colla solita faccia tosta non dubita di affermare,
che egli era « uno degli ultimi allievi di Giotto », quasi
che Giotto fosse vissuto quanto Matusalemme. È noto
ormai, dalle notizie tratte dalle Cedole della Tesoreria
aragonese, che tra il 1456 ed il 1458 il Bisuccio dipin-
geva in Napoli per commissione d’Alfonso I d’Aragona,
ed era « pintor de casa del Senyor Rey ». D’altra parte
il Bisuccio mise il nome sotto la grandiosa istoria della
nascita della S. Vergine, ma non tutta la Rotonda fu de-
corata dal pennello di lui.
Tra un alto zoccolo e le pitture di mastro Leonardo
vanno intorno alla Rotonda sei storie di frati eremiti. Nel
mezzo della prima istoria, posta sulla sinistra dell’entrata,
si veggono una fontana ed una vasca murata fra alquante
piante, il cui riflesso verde delle foglie si spande sulla
superficie delle acque. Sul muro, che chiude la vasca verso
chi guarda, in una riquadratura appare una iscrizione di
lettera gotica angolosa, lunga trentun centimetro; le lettere
sono alte da centimetri 4 a 4 A- Dà subito all’occhio di
chi entra, perchè molto in veduta e posta di fronte i ve-
roni della rotonda; però nessuno, per quanto io sappia,
s’è dato mai pensiero di leggerla. È il nome del pittore:
Perrinectus de benivento.
Sulla fascia inferiore della riquadratura sotto il nome
leggesi chiaramente pinxit, se bene un pittore mal pratico,
restaurando senz’arte gli affreschi, abbia tirato su questa
parola una tinta, che la vela. Or, come sai, Perrinetto
non ci è ignoto e fu contemporaneo del Bisuccio. Nel
mese di aprile 1456, come risulta dal fol. ccccxvin della
Cedola n. 30, furono pagati a « perinet de benavent pin-

tor dela Ciutat de Napols Ixx ducats. per los trebals
per eli sostenguts per la factura de una pintura la qual
de manament del Senyor Rey ha fet en la jglesia dela
nunciata de Napols al entrant dela porta dela dita iglesia
es a saber a la part dreta en la qual pintura se mostren
los set goigs de nuestra dona dels quals lo dit senyor
singularment es devot ». E al foglio cixxxxvi della Ce-
dola n. 33, a’ 22 di marzo 1457, il tesoriere notò: « Item
doni a mestre perrinet de benavent pintor quatorze du-
cats a compliment de xxnj, ducats los quals li son stat
taxats per lo magisteri e altres averies e totes altres de-
speses de dos istories que ha pintat de manament del Se-
nyor Rey en la yglesia dela nuntiata dela presente ciutat
de Napols goes la istoria de Sanct Jordi ab la donzella e
sant antoni e laltra la Virge Maria e sent miguel ab qua-
tres angels ».
Or Perrinetto risulta il più antico pittore nostro, del
quale siano note le opere, e queste in conseguenza sono
per la storia dell’arte in Napoli di una importanza gran-
dissima. E mi rallegro molto di questa piccola scoperta,
perchè, sgombrata la storia dell’arte di tante falsità balorde,
si comincia oramai a ricostruire sopra fondamenta solide,
e vien fuori un mondo vero e fino ad ora ignoto.
Il danno è questo: gli affreschi di Perrinetto sono stati
guasti dalla dannosa smania di coloro, i quali per conser-
vare restaurano, cioè trasformano e guastano. E pare altresì,
che le ultime restaurazioni siano recenti, perchè a destra
del cancello dell’entrata, sotto un mezzo busto, chiuso in
un tondo, ho letto: « Gerlando Marsiglia di Sicilia dipinse
in ottobre 1821 in unione del signor Pergola di Napoli ».
Del resto, mi son proposto, se avrò agio, di fare uno
studio intorno alla Rotonda di Sir Gianni.
In fondo, però, contro la consuetudine, debbo mettere
l’amaro. Dalla nobilissima chiesa di S. Giovanni a Carbo-
nara sono uscito disgustato: tutto va a male, pel modo
indecoroso ond’è tenuta. Uno sciame di sagrestani igno-
ranti vi spadroneggia: la cupola della Rotonda è tutta fen-
duta, i veroni sono sforniti di vetri. Da uno di questi vien
giù una fune con un paniere appeso, per uso della gente,
che pratica nella chiesa, e fune e paniere battono sugli
affreschi di mastro Leonardo e di Perrinetto.
Perchè tutto deve andare a male? Ora a noi, poveri di
danaro, resta l’orgoglio dei nostri grandi monumenti; e
se questi cadono?
Deus averrunget!
Se questa lettera fa per Napoli nobilissima, usane a
tuo piacere.
Napoli 3 maggio 1894.
Tuo aff.rno
N. F. Faraglia.
 
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