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Napoli nobilissima — 3.1894

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78

NAPOLI NOBILISSIMA

NAPOLI
NELLE DESCRIZIONI DEI POETI

Jerónimo de Urrea.
Quantunque scritto in prosa, il brano su Napoli che ristampiamo
ha tutto l’impeto di una lirica appassionata. Jerónimo de Urrea, sol-
dato e poeta — unione che appare spesso negli Spagnuoli del secolo
decimosesto: tornando ora la piuma ora la espada! — nacque nel 1513,
prese parte alle guerre d’Italia, Germania e Francia, e come letterato
è noto specialmente per le sue traduzioni in ispagnuolo dell’ Orlando
Furioso e <\(AY Arcadia, e per un dialogo intitolato Diàlogo de la verda-
dera honra militar, Venezia, 1566, tradotto in italiano da Alfonso Ulloa,
e stampato nel 1569 e più volte in séguito.
Questo dialogo si suppone che abbia luogo nella città di Saragozza
fra due gentiluomini e soldati spagnuoli, Franco e Altamiranno, il se-
condo dei quali si accinge a tornare in Italia.
Alla fine della parte II, capitando il discorso intorno a una costu-
manza dei cavalieri di Saragozza che erano obbligati a giostrare tre
volte l’anno in onore di S. Giorgio, e facendo Franco le lodi di quei
cavalieri, che non stavano mai in ozio, Altamiranno ripensa a Napoli
ed esclama:
Altamiranno. — O Napoli, io ti ho gran compassione, perciochè
tu sei piena di nobile cavalleria, di leggiadrissimi giovani, gagliardi, et
aggratiati, e di svegliati ingegni, i quali impiegano le virtù, et grafie
loro havute dalla natura, in mormorare ne loro consigli l’uno dell’al-
tro, in puntigli vani, in stimar troppo se stessi, e poco gli altri, in
riguardare se colui si levò prima la berretta, o se gli mostrò cattiva
faccia, o se gli parlò con presuntione et in questo passano il tempo,
che se esercitassero le loro persone, et ingegno, come gli esercitano i
cavalieri di questa terra, Napoli sarebbe il fiore del mondo, e quelli
delle altre bande d’Italia non scriverebbono, nè si riderebbero della
ociosità o puntigli Napolitani.
Franco. — Molto vi doveva piacere Napoli, e bene vi trovavi in
esso, poi che tanta felicità li desiderate.
Altamiranno. — Veramente io gli desidero ogni bene, perchè
mi è parsa la migliore, o una delle due migliori città che io ho ve-
dute. Qual città del mondo si troverà così piena di Principi, e grandi
Signori, di belle donne, di cavalieri, et eccellenti huomini in tutte le
scienze et arti? dove vederete voi tante gentilezze, e cose applicate
all’uso humano? Quivi in tutto il tempo v’è primavera, mai non si
ascondino le rose, nè mancano fiori nè frutti: nè nel suo porto man-
cano diversità di navilii, che vengono e vanno per tutte le regioni
del mondo, che la rendono ricca, popolosa e magnifica; io son’affet-
tionatissimo a quella buona terra, dove le genti di essa per lo più sono
di dolce tratto, e amici di suoi amici, tanto che per amore dell’amico,
non si curano di perdere la robba, e spesse volte la vita: e a me è
toccata parte della lor gentilezza, e vera amicitia: onde io le desidero
accrescimento, e felicità perpetua.
Franco. — Voi fate bene, essendogli debitore di tanto in sati-
sfarla con quel che potete....
Con questo inno in prosa si chiude la parte seconda del dialogo.
Io, non avendo a mano l’originale spagnuolo, ho trascritto la tradu-
zione italiana contenuta a fol. 118 del volume: Dialogo del vero hono-
re militare nel quale si diffiniscono tutte le querele, che possono occorrere
fra l’uno e l’altr’huomo. Con molti notabili esempij d’antichi e moderni.
Composto dall’illustre sig. Don Geronimo di Urrea Viceré di Puglia e del

Consiglio di sua Maestà Catolica Et nuovamente tradotto di lingua Spa-
gnuola da Alfonso Ulloa, In Venetia, appresso gli eredi di Marchio Sessa,
MDLXIX.
Miguel de Cervantes.
Farò una breve aggiunta all’articoletto pubblicato nel num. 2 di
quest’anno.
M’è capitato ora tra mano l’opuscolo intitolato: Descrittione del
sontuoso torneo fatto nella fidelissima città di Napoli l’anno MDCXU con
larelatione di molt’ altre feste per allegrezza delti Regij accasamenti seguiti
fra le Potentissime Corone Spagna e Francia. In questa seconda impres-
sione augumentata di molte cose e corretta di diversi errori, raccolta dal
dottor Francesco Valentini anconitano Accademico Eccentrico, de-
dicata all’Ill. ecc. D. Caterina de Sandoval, Contessa di Lemos Vice-
regina del Regno di Napoli, In Napoli, Per Gio. Jacomo Carlino,
MDCXII.
Da questa minuta e curiosissima descrizione si cava che il torneo
al quale allude il Cervantes nel suo poemetto è veramente, come io
supponevo, quello del maggio, e propriamente del 13 maggio, 1612.
Ne vien anche giustificata la supposizione da me fatta che l’Arro-
ciolo — uno dei mantenitori del torneo — fosse errore di stampa per
Caracciolo-, ed era infatti « D. Troiano Caracciolo cavalliere di agi-
li lissima vita, di meriti singulari e di molta stima, sì per la nobiltà
« della sua famiglia, come per il valore della sua persona e per le
« Regie maniere che regnano in lui ».
Bisogna correggere l’identificazione della persona del fuerte castel-
lano di S. Elmo, ch’era nel 1612 lo spagnuolo D. Antonio di Men-
dozza.
La macchina, che moveva tanto la meraviglia del Cervantes, era
stata fatta dall’architetto cavalier Giulio Cesare Fontana.
Le terzine del Cervantes sono ampiamente illustrate dalla prosa
del dottor Valentini.
B. Or.

NOTIZIE ED OSSERVAZIONI
La tomba di Virgilio.
Siamo informati che il Ministero della pubblica istruzione s’è ri-
volto all’ufficio regionale dei monumenti per gli opportuni provvedi-
menti concernenti la tomba di Virgilio.
Com’è noto, il sovrano decreto del 16 settembre 1839, tuttora vi-
gente nelle provincie dell’ex-regno delle Due Sicilie, dà modo allo
Stato di tutelare i monumenti ancorché questi sieno in possesso di
privati proprietarii.
Ma pare evidente che i danni avvenuti in quell’insigne rudere non
si debbano attribuire all’incuria del proprietario presente, signor Mare-
scotti; il quale, anzi, mostra di comprendere l’importanza dell’oggetto
a lui affidato, com’è provato dalla cura presa di fare incidere una
nuova iscrizione all’ingresso della tomba, che dice così:
Siste viator quaeso | Pauca legito | Hic | P. Virgilius Maro | S. E. |
V. Marescotti | Huius tumuli herus.
I danni son cagionati dalla caduta di grossi massi di tufo avve-
nuti in causa dei lavori del Parco Savoia; e il proprietario ha anzi
dimostrato l’intenzione di convenire in giudizio gli assuntori di questi
lavori per obbligarli al risarcimento dei danni.
Intanto, è necessario sradicare l’edera cresciuta sulla volta e chiu-
dere la lesione che in questa si è prodotta. Sarà forse anche oppor-
tuno proteggere il colombario dalle acque piovane, costruendo una
tettoia da esso indipendente.
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