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Napoli nobilissima — 3.1894

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RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA

39

morì. Roberto nel 1500 trovandosi con gli altri Orsini in
Sinigaglia, il Duca Valentino sospettando di loro « pigliai
« presone lo signore Paolo Orsini, lo duca de Gravina
« di casa Orsino et lo cavaliere Orsino » ossia Roberto,
che così comunemente era chiamato. Il Duca avendo poi
inteso che altri della medesima famiglia, cioè Fabio e
Giulio, avevano cavalcato in Terra di Roma, si partì da
Sinigaglia e portò seco i detti prigioni « et corno fo ad
« uno castello nominato Preccia vicino Perusia 20 miglia
« fe’ morire lo signore Paolo Orsino et lo Duca di Gra-
« vina et liberò lo cavaliere Orsino » (’). Qualche anno
dopo, come rileviamo dal citato processo, egli si adoperò
grandemente e riuscì a condurre gli Orsini al soldo di
Spagna (1 2 3); ed allora tentò ricuperare il palazzo paterno di
Via Mezzocannone e gli fu promesso da don Francesco
de Royas, ambasciatore della Corte di Spagna presso il
Papa, come compenso dell’opera sua. Ma i suoi voti non
furono appagati. Poco dopo egli nel venire da Roma a
Napoli fu ucciso, ed il palazzo promesso con la capitola-
zione dei 20 ottobre 1503 rimase in potere, non so se
realmente o nominalmente, del duca d’Ascoli, al quale
seguitava ad intestarsi.
continua.
Bartolommeo Capasso.

SOMMARIO CRITICO
DELLA
STORIA DELL’ARTE NEL NAPOLETANO

IV. GL
Architettura sacra: Lecce, Otranto, Brindisi,
Taranto.
Terra d’Otranto offre allo studioso della storia dell’arte
numerosi avanzi dell’ arte bizantina. Ma noi, discorrendo
dell’architettura, non faremo ora menzione delle grotte e
chiesette eremitiche — come non abbiamo ancor parlato di
quelle che si trovano sparse nelle altre regioni dell’ Italia
meridionale — riserbandoci a toccarne, quando parleremo
della pittura per gli affreschi che ancora vi si veggono.
Sotto il rispetto architettonico, l’importanza di esse è
molto scarsa.
Dei monumenti architettonici di Terra d’Otranto del
periodo normanno-svevo, sta innanzi a tutti per impor-
tanza la chiesa dei SS. Nicola e Cataldo, presso Lecce (3).

(1) Passaro, o. c., p. 124.
(2) Cfr. Faraglia, Gli Orsini al soldo di Spagna neWArch. Star.
Nap., anno VI, p. 557.
(3) Dei monumenti di Terra d’Otranto discorre, con la solita se-

Tutti sanno, e le iscrizioni che ancor si leggono sulle
porte lo attestano, che la chiesa fu fondata nel 1180 da
quel Tancredi, figlio bastardo di Ruggiero primogenito
del gran Ruggiero e della bella Sibilia figliuola del Conte
Roberto di Lecce, che nel 1189 fu acclamato re di Si-
cilia e lottò per cinque anni contro Enrico VI, fino al
1194, che morì. È inutile seguire le vicende posteriori e
le trasformazioni alle quali fu sottoposta. Il convento dei
benedettini, annesso alla chiesa, fu dato nel 1494 dagli
Aragonesi ai monaci olivetani.
La chiesa dei SS. Nicola e Cataldo non è molto grande
nè molto ricca di ornamenti; ma per la sua matematica
semplicità — dice lo Schulz — e per la fine simmetria
della sua decorazione, come per l’ammirevole precisione
dell’ esecuzione di tutte le singole parti, può esser consi-
derata come uno dei più notevoli edificii dell’ Italia me-
ridionale, anzi come quello nel quale il fine senso d’arte
ed il gusto, indigeni in queste regioni sin dal tempo della
greca antichità, si manifestano nel modo più splendido.
Essa è divisa in tre navi da due file di pilastri; la
pianta forma un semplice parallelogramma. Mancano le
absidi, e lo Schulz suppone che, per appoggiarvi edifizii
posteriori, sieno state tagliate via, com’è accaduto anche,
per esempio, alla vecchia cattedrale di Capri, la chiesa di
S. Costanzo (*). La nave di mezzo è più alta delle altre
ed ha la volta ad arco acuto; la crociera è della stessa
altezza, e sporge appena oltre le navi laterali. Sull’incrocio
della nave principale e della crociera sorge una cupola,
ovale all’ interno per un rivestimento di fabbrica ed ottan-
golare all’esterno.
La facciata della chiesa è stata tutta baroccamente ri-
fatta: pure vi resta qualche cosa dell’antico: vi restano
una finestra rotonda, e la porta principale.
Questa porta ha un arco molto rialzato, quasi ogivale,
forma predominante nell’interno dell’edificio, che ha una
spiccata tendenza alle forme alte e slanciate.
Delle due prime fasce della cornice, quella più interna
ha un ornamento di bastoncelli che si tagliano, e racchiu-
dono una profusione di fogliame riccamente lavorato (2).

rietà, lo Schulz, o. c., I, 257-310. Ricca di notizie e descrizioni è l’opera
di Cosimo de Giorgi, La provincia di Lecce, bozzetti di viaggio, Lecce,
G. Spacciante, 1882-88, 2 volumi, con parecchie illustrazioni. Il lavoro
dello stesso De Giorgi, Cronologia dell’arte in Terra d’Otranto, in Ras-
segna Pugliese, a. Il, 1885, fase. 6, io, 12, 16; a. Ili, 1886, fase. 16,
20-2; a. IV, 1887, fase. 5, non giunge fino al periodo che ci occupa.
Vedi anche L. de Simone, Lecce e i suoi monumenti descritti ed illustrati,
Lecce, 1874; e cfr. per le notizie bibliografiche e le molte notizie ed
osservazioni intercalatevi Ermanno Aar, Gli studi storici in Terra
d’Otranto, Firenze, 1888 (estr. dall’Arch. Star. Ital., Serie IV).
(1) Per la pianta, vedi Atlante, Tav. XLIII, fig. II.
(2) Ved. Tav. XLVIII, fig. II. Uno schizzo di questa porta si vede
anche a p. 240 del volume di J. Ross, The land of Manfred, Lon-
don, 1889.
 
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