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Napoli nobilissima — 3.1894

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86

NAPOLI NOBILISSIMA

« che avevano partecipato ai fatti del 1799, e di quelli
« che avevano partecipato ai più recenti fatti del 1820. Si
« dilettavano assai a narrare: ed io alla mia volta mi dilet-
« tavo assai ad udir le loro narrazioni e non mi pareva
« vero di darne contezza ai miei compagni di studio 0) ».
Il Massari rileva l’efficacia che gli studii seri esercita-
rono tra noi in quel periodo sui sentimenti patriottici. Ma
prima che il movimento raggiungesse nel 1848 la sua ma-
turità il convegno di casa Monticelli si era sciolto per la
morte dell’abate, avvenuta nel 1845. Le sue collezioni
furono vendute, come egli stesso aveva desiderato, al Mu-
seo della Regia Università; ma la casa è ancora piena dei
suoi ricordi, conservati gelosamente, insieme colla corri-
spondenza da lui avuta cogli uomini più notevoli del suo
tempo, dal presente proprietario del palazzo e suo proni-
pote on. Franco Monticelli (1 2 3 4 5).
Giuseppe Ceci.

IL PALAZZO DI FABRIZIO COLONNA
A MEZZOCANNONE
Pagine della Storia di Napoli
studiata nelle sue vie e nei suoi monumenti
III.
I COLONNESI: CONTINUAZIONE.
Morto Fabrizio, il figlio Ascanio successe non solo nei
feudi e beni paterni e quindi nel dominio del palazzo di
Mezzocannone, ma anche ben tosto ai 15 maggio di quello
stesso anno da Carlo V fu nominato Gran Contestabile
del Regno (3). Indi trascorso l’anno di lutto ai 23 maggio
1521, sposò D.a Giovanna d’Aragona, con cui pochi anni
prima, come già accennai, erasi fidanzato. Le nozze regali
più che ducali, come dice il Filonico, furono solennizzate
nella cappella di Castelnuovo (4).
Donna Giovanna d’Aragona era nata da d. Ferrante duca
di Montalto, figliuolo naturale di re Ferrante I. Gli sposi
nei primi anni del matrimonio dimorarono per alcuni anni
in Napoli, e naturalmente nel palazzo di Mezzocannone (5),

(1) Dal Primo Passo, raccolta di note autobiografiche pubblicata nel
1882 (Firenze, Carnesecchi) da F. Martini, p. 176.
(2) Che insieme all’altro pronipote prof. Francesco Saverio Mon-
ticelli mi ha fornito alcune notizie e biografie dello zio.
(3) Coppi, 0. c., p. 272. Il Tutini ignora la data di questa nomina.
(4) Afeltro, nei Notam. c., f. 158 mihi, dal protocollo di notar
Giovanni Palomba del 1520 nota: Matrimonium Ascanii Colum-
nae cum lll.ma domina Joanna Aragonia in cappella Castri novi, 23
May 1521.
(5) Se dovesse credersi al Catalani (Palazzi di Napoli, p. 5) l’af-
facciata di questo palazzo sarebbe stata per ordine di Fabrizio dipinta
da Polidoro da Caravaggio, che vi avrebbe a chiaro scuro raffigurato

« godendo d.a Giovanna, dice il Filonico, il primier grado
« nella bellezza; e se tal dono fosse stato d’ugual grazia
« accompagnato, divina più che umana si possea reputare.
« Ma fu in opinione di fredda e non corrispondente con
« la beltà del volto la gentilezza dell’animo .... In quale
« stagione avanzava ella in tal dono donne molte com-
« petitrici, poiché se fu bella di carnatura la Rechesens
« moglie del Viceré Cardona, ebbe i suoi denti negri come
« carbone et il fiato di fetido e puzzolente odore; se bella
« fu Giovanna Carbone reputata in tal modo che nata
« oscuramente ridusse la beltà sua Marco Loffredo nobi-
« lissimo napoletano a farsi suo consorte, fu nella con-
« versazione nulladimeno austera e disventurata; se bella
« assai Isabella Brisegna fu nel parlar nulladimeno e nel
« ridere non delle più lodate del mondo, lasciando a parte
« avere avuti pensieri lascivi sino alla fossa; se fu bellis-
« sima così di animo come di corpo la Duchessa d’Amalfi
« e di cuor generoso e divoto, il parlare affettato scemò
« gran parte della beltà sua; se di beltà di volto, di bontà
« di vita, di soavità nel dire, e grazia infinita nel riso,
« fu la principessa di Salerno, istimata grata per tal ra-
« gione più che tutt’altre a Carlo V imperatore e re no-
« stro, bella ragionevolmente non possea dirsi dando i
« filosofi tal prerogativa alle persone di gran statura;
« e se Lucrezia Scaglione fu dispostissima di corpo e bel-
« lissima di volto, e di civile aspetto fu ella nulladimeno
« posseditrice di non lodate mani, d’animo crudo e spie-
« tato e sanguinolento, licenziosa nel parlare e più del
« convenevole inchinevole a far copia ed abbondanza dei
« fatti suoi alle persone. In d. Giovanna al rovescio ogni
« cosa porse la benigna natura di vivacità, di spirito in
« fuori, acciò la sua bellezza sempre apparir potesse vi-
« vace e snella nel cospetto e presenza delle persone che
« erano in riguardarla indotte (0 ».
Ma gli ozii di Napoli ed i giorni lieti e tranquilli per
d.a Giovanna non durarono lungamente.

tutte le gesta gloriose del medesimo con trofei ed altri ornamenti.
Ma il benemerito scrittore non badò che Fabrizio era morto già da
sette anni, quando Polidoro nel 1528, dopo il sacco di Roma, venne
in Napoli. Se l’opera dunque fu fatta, deve attribuirsi ad Ascanio, e
non al padre, comunque a me sembri dubbio avere potuto costui pen-
sare ad abbellire il palazzo, che poco abitò ed in momenti assai dif-
ficili per lui, quando nella battaglia di Capo d’Orso, in quello stesso
anno 1528 avvenuta, cadde prigioniero di Filippino Doria. Né il Vasari
nella Vita dell’artista ed il de Dominici nella Vita di Giovan Bernardo
Lama, dove parla delle facciate delle case dipinte dal Polidoro, fanno
punto motto di un tal fatto. In quel modo non posso dubitare che
l’affacciata del palazzo sia stata dipinta, accertando il Catalani di a-
verne veduto le pitture logore dal tempo, che ancora nel 1845, quando
egli scriveva, esistevano.
(1) Filonico, ms. c. nella Vita di d.a Giovanna d’Aragona. ■— Ago-
stino Nifo nel cap. V del suo trattato: De palerò, che a lei dedicò,
fece una completa e particolareggiata descrizione di tutta la persona
di essa; conchiudendo che era tale e tanta la sua bellezza che meri-
tamente tra gli angeli era degna di essere collocata.
 
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